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Sentiva ancora il palmo della mano bruciare quando tornò nel salotto di casa Wright, le lacrime tardarono ad arrivare poiché era fumante dalla rabbia: ancora non riusciva a  capacitarsi di quanto accaduto, ma soprattutto, come avesse potuto provare attrazione per un uomo simile. E come Dahlia avesse potuto sposarlo. Le falcate compiute la portarono direttamente in cucina, decisa a salutare Dahlia e tornare a casa propria. E poi si fermò, con tutte le sue emozioni contrastanti a distruggerle lo stomaco, a renderlo un groviglio impossibile da sciogliere. Un susseguirsi di singhiozzi congelò Iliana sul posto. Il panico sormontò poco dopo, la paura che Dahlia avesse potuto ascoltare la loro discussione era ben peggiore della sconfitta che provava, riguardo ai propri princìpi andati in frantumi con lo schiaffo dato a Caden, e il senso di umiliazione le scavò fin dentro le ossa tanto da renderle le gambe molli. Ma non fu l'aspetto peggiore. Ciò che rese un mostro Lei fu il sollievo quando vide Dahlia carezzare la cornice di un uomo, probabilmente un parente stretto, e probabile motivo del suo sconforto.

Aveva tanto condannato Caden per le atrocità dette, ma lei poteva forse definirsi diversa? Aveva tanto rincorso gli ideali tramandati dai genitori e ottenuto un lavoro che avesse a che fare con la giustizia per renderli fieri di lei, ma non perché sentisse altrettanto suoi quegli ideali e obblighi morali che ne derivavano. Difatti, da quando aveva incontrato Caden, s'era comportata come la peggior pezzente esistente; e se pure la cattiveria fosse stata contagiosa, non sarebbe bastato a giustificare il suo sollievo. Ciò che poteva fare, in quel momento, era fare leva sul proprio senso di colpa per compiere una buona azione.

Iliana le carezzò le spalle, una dolce carezza si posò sulla schiena bionda, Dahlia riconobbe il tocco delicato della donna e si limitò a gettarsi tra le sue braccia per dar sfogo a quelle lacrime che aveva trattenuto per tutto il giorno. La cerimonia dell'anniversario di morte le aveva ricordato, ancora una volta, che il suo amato padre non era più con lei, a fronteggiare quella terribile situazione, e che aveva portato con sé anche la voglia di vivere della sua amata madre, che s'era spenta dopo la sua morte, dopo il susseguirsi di catastrofici eventi degli ultimi cinque anni. Iliana la strinse, cullandola dolcemente, mentre percepiva il respiro caldo e bagnato delle sue lacrime inumidirle le clavicole. Come al solito, a distruggere quel momento sentito, era apparso Caden con un sorriso così raggiante e innaturale da provocarle infinite fitte allo stomaco. Mai nella sua vita aveva desiderato un uomo in modo carnale con tanta intensità, e con altrettanta voglia aveva nutrito il desiderio di picchiarlo fino a perdere la ragione. Lui, d'altronde, era molto poco interessato a quanto stava accadendo – era pur sempre una situazione che andava a ripetersi ogni anno, ma quell'anno sarebbe stato diverso. Perché aveva finalmente ottenuto qualcosa di valido che permettesse a un vigliacco e codardo come lui di mettere un punto. Di porre, semplicemente, fine a tutto.

«Nella credenza di sopra ci sono delle tisane, preparagliene una, Iliana. Oggi sarà un bel giorno. Aggiungi un posto a tavola, Dahlia, abbiamo un ospite speciale». Nessuna delle due capì le parole di Caden, il motivo della sua felicità, della sua tremenda indifferenza a tutto. Persino Dahlia sembrava sconvolta dal suo comportamento, così diverso da tutti gli episodi che avevano distrutto il loro rapporto. Quantomeno, l'inquietudine data dall'incognita del comportamento di Caden, le aveva permesso di concentrarsi su qualcosa di diverso dalla morte del padre. Lui, invece, era sparito nuovamente nelle sue stanze: doveva fare una chiamata urgente. Iliana, così fuori posto, voleva solo andare via. Ma persino andarsene in quel momento sembrava sbagliato. Come al solito, non sapendo prendere una decisione, si lasciò trascinare dalla balìa degli eventi e preparò una tisana a Dahlia, che nell'attesa le aveva reso un grazie singhiozzante e passato un fazzoletto umido sul viso ormai macchiato dal trucco sbavato. Caden non tornò indietro, nell'ora seguente, e dopo una rinfrescata al viso le due donne decisero di ultimare gli ultimi ritocchi alla loro sfiziosa cena, nonostante l'appetito mancasse a tutti. Ora, restava solo da comprendere chi fosse il misterioso ospite non preventivato; uno certamente rumoroso, pensò Iliana, poiché aveva iniziato a bussare alla porta con una lena tale da chiedersi se non fosse inseguito da qualcuno, così com'era lei giorni addietro quando s'era nascosta dalla coppia sposata. Caden, udendo il frastuono, s'era diretto con eleganza ad aprire la porta, mostrando un uomo ansimante e dallo sguardo trafelato. Bello, come un principe, dai capelli biondo miele come Dahlia, dalle iridi di un azzurro intenso non come il cielo, ma come gli abissi cristallini di un mare immacolato, e sul volto la disperazione d'un uomo che aveva, semplicemente, perso tutto. Caden, che provava una grandissima soddisfazione a vederlo così angosciato, fece gli onori di casa.

«Iliana, permettimi di presentarti Elliot, il mio migliore amico e anche di Dahlia, siamo cresciuti insieme». Elliot, che non aveva assolutamente dato peso alle parole del suo amico, si era precipitato da Dahlia e l'aveva strattonata dalle spalle.

«Cosa è successo, Dahlia? Perché?», le lacrime avanzarono copiose sulle sue guance, tanto da incrinarne la voce, «perché vuoi abortire? Perché non sapevo del bambino?», ciò che risultava essere una domanda era anche una tacita condanna, Iliana aveva assistito tutto da lì vicino, ma fu Caden a trascinarla via affinché potesse assistere alla scena. Lei, come argilla, si era fatta plasmare e l'aveva lasciata lì dove Caden l'aveva posizionata. Quindi Dahlia era davvero incinta. Voleva abortire?

«NO! SEI IMPAZZITO, ELLIOT? NON UCCIDERÒ MAI IL MIO BAMBINO!», l'uomo era trasalito, la discussione si era fatta più accesa, come se volesse rivendicare qualcosa – Iliana non capiva. Nonostante avesse avuto anche lei migliori amici, in passato, l'eccessiva premura dell'uomo nei confronti stonava nel contesto, in tutto... perché suo marito era lì, che si godeva la scena. Alla fine, Iliana aveva capito.

«È lui il padre del bambino» un pensiero divenuto concreto, nel momento in cui era stato espresso. Caden era rimasto dietro di lei, con le mani strette sui suoi fianchi, a ridere della scena. Ciò che stava succedendo non lo interessava minimamente. Era solo divertito dall'idea di vederli litigare, era il prezzo da pagare per avergli nascosto la verità. Si chinò appena, sussurrando all'orecchio della donna, «esatto, Iliana. E sai perché ne ho la certezza? Perché io, Dahlia, non l'ho mai toccata con un dito. Oggi, invece, scopro che i miei due migliori amici si divertivano alle mie spalle. E addirittura avranno un bambino. È abbastanza per chiedere il divorzio, tu non pensi?». La voce calda di Caden le aveva fatto venire la pelle d'oca. Tutto ciò che stava accadendo era surreale, pensò, soprattutto quando sentì Dahlia alzare la voce e definire il suo amante un patetico e schifoso ludopatico essere; era facilmente comprensibile perché avesse scelto Caden e non Elliot, da quelle parole. Nonostante ciò, provava pena per quell'uomo sconosciuto. Perché sembrava davvero innamorato. Iliana, in ogni caso, non disse niente. Non aveva ancora metabolizzato quanto stava accadendo.

«Bene, direi che lo spettacolo mi ha divertito abbastanza. È il momento di parlare delle cose più importanti, non pensi, Iliana?», aveva detto Caiden, coinvolgendola nel suo discorso. Per quale dannato motivo la coinvolgeva nel discorso? Cosa stava cercando di fare?

Il peccato di CadenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora