19. Un finale con colpi di scena

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La pubblicazione del libro era stata un successo. Solo dopo due settimane dal rilascio, la casa editrice dovette inoltrare la richiesta per una ristampa immediata di almeno 100.000 mila copie; tutti gli appassionati degli horror e timidi seguaci avvezzi al genere, ma comunque lieti di leggere un'opera della scrittrice Joanna, avevano risposto positivamente al "Peccato di Iliana".

Inutile ribadire ancora una volta che niente di tutto ciò la rendeva felice. Anzi, si sentiva in colpa. Un giorno, in preda ad una crisi e dilaniata dai rimorsi, aveva cercato di scappare e tornare a Regina – J. l'aveva fermata ancor prima di raggiungere l'aeroporto, poiché la mattina successiva avrebbe avuto appuntamento per il suo primo firma copie e i suoi fans erano entusiasti. Non poteva assolutamente scappare via.

Sì, ma io?
Lo aveva pensato, ma non aveva avuto il coraggio di dirlo. D'altronde era stata lei a causare tutti quei problemi, ad ignorare le chiamate del suo editore, a mentire a Caden, alla sua famiglia, a permettere ai piani alti di rovinarle il libro che tanto amava. A scappare a Regina. Joanna era, a tutti gli effetti, una bambina. Una consapevolezza che aveva  compreso solo di recente. E fu doloroso.

La saletta per il firma copie era piccola, angusta e stracolma di gente. Era evidente che qualcuno non avesse mantenuto la giusta fila, ci fu trambusto per un po' di minuti e un vociare lontano, soprattutto di urla femminili mise in agitazione Joanna, ma fortunatamente cessò presto. Probabilmente gli addetti alla sicurezza erano intervenuti tempestivamente, o almeno fu quello il pensiero che ebbe prima di alzare il volto e osservare il sorriso arcigno di Caden.

Impossibile.
Non avrebbe potuto mai fare una cosa del genere. Eppure, era lì. Quando i suoi occhi ambrati la guardarono con evidente estasi, di rimando al suo sguardo ricco di dolore, le venne da scappare di riflesso, ma Caden fu più veloce e le afferrò la mano, camuffandolo per una stretta per congratularsi con lei. Si era presentato con il libro, di conseguenza desiderava ricevere una firma dalla sua adorata scrittrice.

«Mi dispiace, Caden», aveva semplicemente sussurrato, perché l'uomo non aveva proferito parola, se non la richiesta di firmare il libro. Già, perché non parlava? Eppure aveva così tante cose da dirle. Come aveva passato quei sei mesi senza di lei, come aveva continuamente cercato indizi, inutilmente, finché la fama di una scrittrice emergente non era giunta fino a Regina, e quel titolo era apparso di sfuggita in una vetrina, con le sue sfumature rosse, ed era riuscito a catturarlo. Completamente. Lo aveva persino letto, nonostante non avesse ancora metabolizzato a pieno quel libro. Non riusciva a comprendere quale fosse il sentimento più forte, dentro di sé: l'umiliazione per essere stato usato come ispirazione per un libro, utilizzando fatti personali reali; la rabbia, perché era accaduto a sua insaputa; l'angoscia, poiché fino all'ultimo non riusciva a comprendere il motivo per cui Iliana, no, Joanna, era scappata via oppure il semplice e autentico dolore della sua assenza. Ora che ce l'aveva davanti non riusciva a dire niente, e persino quel terrificante sorriso era sparito. L'umiliazione alla fine vinse, poiché se ne aggiunse altra, quando riacquistò lucidità: aveva abbandonato Regina solo per raggiungerla, vederla dal vivo, denigrarla pubblicamente davanti a tutti e non ne era stato capace. Non quando vide il dolore e la colpa negli occhi di lei. E sempre per la stessa ragione, Caden non riusciva a comprendere: se tutto ciò aveva portato unicamente sofferenze, perché aveva comunque proseguito? Perché non era tornata indietro? Perché non era tornata da lui?

Joanna si limitò a firmare il libro, non lasciò nessun recapito telefonico, un indirizzo, niente. La risposta era dunque chiara, nemmeno in quel momento, nemmeno vedendo quanto ancora fosse disperatamente legato a lei, avrebbe fatto un passo nei suoi riguardi.

«Bel libro», fu l'unica cosa che Caden riuscì a dire, dopo aver guardato la firma, per poi gettarlo nel cestino vicino alla sua postazione davanti allo sguardo sbigottito di tutti. E allo stesso modo, in silenzio, se ne andò.

Il peccato di CadenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora