Il viaggio in macchina fu particolarmente silenzioso. Iliana non poteva fare a meno di chiedersi quando sarebbe arrivato il “momento” giusto: aveva assistito a così tante cose in una sola giornata che non poteva fare a meno di sentirsi frastornata. Quel silenzio, in ogni caso, le fu utile per mettere insieme i pensieri.
La sua conoscenza di Regina era decisamente scarsa. Aveva grossomodo compreso in quale zona della città fossero, ma niente di più. Era un quartiere lussuoso, tipico delle case vacanza, quelle dove di solito trascorri l'estate per rilassarti e tornare solo dopo nella vita di tutti i giorni. Le villette a schiera tutte identiche, bianche, con il parcheggio privato erano un terribile pugno all'occhio. Le venne spontaneo ridere, forse per stemperare l'agitazione che s'era man mano manifestata lungo il tragitto, davvero Caden l'aveva portata in un posto simile per parlare? Era una situazione comica, bisognava ammetterlo. L'uomo, infatti, era curioso dei suoi strani movimenti all'interno dell'utilitaria: si era impegnata così tanto a nascondere la risata che aveva fatto finta di non sentire, soprattutto perché incapace di trovare un'argomentazione utile a riempire quello spazio di tempo per raggiungere la sua seconda casa. Il suo rifugio.
«Puoi dare a me le buste», Caden protese una mano per raccogliere quello che Iliana aveva custodito durante tutto il viaggio. Lo spreco di cibo non era ammesso: aveva deciso di seguirlo solo se tutto quel ben di Dio che avevano preparato Iliana e Dahlia li avesse seguiti. Di conseguenza accettò la strana gentilezza dell'uomo e lo seguì all'interno della casa sconosciua.
Contrariamente alle aspettative, la casa si presentava calda, accogliente, vissuta. Era palese che Caden avesse trascorso gran parte del suo tempo lì, scartoffie varie probabilmente riconducibili al suo lavoro erano sparse lungo l'enorme tavolo rotondo del soggiorno. Per una volta decise di non ficcare il naso nelle sue faccende e fece da sola gli onori di casa, sedendosi sul divano a forma di L lì vicino. Caden, infatti, da pessimo padrone s'era diretto direttamente in cucina per prendere qualcosa da bere e da accompagnare al cibo. Tornò con due birre di una marca sconosciuta a Iliana, il cibo coperto da involucri di stagnola e alcuni piatti per dividersi le pietanze senza rovinare l'immacolato divano dov'era seduta. Finalmente il momento tanto atteso era giunto, fu Iliana la prima a prendere l'iniziativa sull'argomento.
«Perché la tua famiglia ti tiene sotto controllo?», Caden, che decisamente non si aspettava una domanda così schietta, si limitò ad osservarla con un sopracciglio alzato. Non ci andava decisamente piano, Iliana. Si concesse un sorso di birra prima di rispondere.
«È qualcosa che va al di là della mia comprensione, è sempre stato così da quando sono nato. Nella mia famiglia tutti, fin da bambini, hanno avuto una marcia in più, come se fosse un tratto distintivo della famiglia Wright che a me non apparteneva. So che i miei genitori soffrirono molto di questo, per cui decisero di impegnare tutti i loro sforzi a plasmarmi affinché potessi soddisfare le loro aspettative», i denti affondarono in una fetta di torta salata, mentre Caden si prendeva il tempo di osservare Iliana e le sue reazioni. Chissà cosa pensava, non riusciva a comprenderlo.
«Perché proprio Dahlia?», domandò la donna, ma Caden non rispose. «Io non so niente di te», la lingua carezzò il polpastrello per raccogliere le briciole, mentre prendeva consapevolezza di un aspetto così evidente a cui non aveva dato mai un briciolo di attenzione. Non sapeva niente di Iliana, oltre il suo nome e la sua età. Si era ormai abituato all'idea di averla sempre tra i piedi che mai s'era posto le domande più importanti.
«Di dove sei originaria?», «Seattle», «e perché hai abbandonato Seattle?», la domanda fu naturale, ma fu Iliana a non rispondere quella volta, né aveva intenzione di farlo. Si era stabilita a Regina proprio per lasciare indietro tutto, il suo passato, i suoi genitori, i suoi peccati. Toglierli fuori avrebbe reso inutile la sua presenza lì.
«È un tasto dolente, non voglio parlarne». L'appetito era venuto nuovamente meno, all'idea che l'uomo potesse comunque forzarla a rispondere. Invece, scoppiò a ridere.
«Vuoi sapere tutto della mia vita, persino della mia infanzia, ma tu non vuoi dirmi niente di te. Sei davvero egoista, Iliana», la donna alzò lo sguardo, con l'intento di fulminarlo, ma a Caden atteggiamenti simili piacevano soltanto. Ormai aveva compreso, almeno superficialmente, il modo di pensare dell'uomo. Le domande continuarono, ma Iliana non si degnò mai di rispondere, poiché tutte troppo intime.
«Va bene, mi arrendo», Caden alzò le mani in segno di resa, ma Iliana no. «Perché volevi vedermi? Ti sei innamorato di me?», quella domanda secca sembrava aver colpito sul vivo Caden, che stranamente, si era preso il tempo per pensare. Si era davvero innamorato di qualcuno, per la prima volta nella sua vita? La risposta fu subito chiara nella sua mente, senza nubi a render incerti i suoi sentimenti, «no, Iliana. Forse mi sono innamorato del tuo corpo, ma l'amore è qualcosa di futile e sciocco per me. Solo l'amor proprio ha qualche valenza per me», la lattina venne posata sul pavimento, mentre assumeva una postura più rigida, intrecciando le dita tra di loro. «Non posso negare che tu sia il mio tipo, Iliana. Nemmeno caratterialmente mi dispiaci, a volte ti trovo divertente, altre volte buffa o tenera», si era preso il tempo per osservarla, il desiderio era ben percepibile, come se trasudasse dal suo corpo maturo. L'intenzione era certa e il corpo della donna si era d'un tratto irrigidito. «Anche in questo momento, vorrei infilare la faccia tra le tue cosce, nonostante tutto ciò che è successo oggi. Scoparti su questo divano, o su quel tavolo laggiù», lo indicò con l'indice, per poi avvicinarsi spaventosamente al suo volto. Iliana aveva smesso di respirare.
«E poi?», «potrei scoparti ancora, se me lo chiedi in modo supplichevole», il tono di sfida della sua voce era, indubbiamente, eccitante. Caden posò una mano sulla sua coscia e ciò bastò a farla rabbrividire, «dovresti pregarmi tu, piuttosto. Visto che non vedi l'ora di infilarti tra le mie cosce», Iliana portò una mano sul suo petto, risalendo poi per la nuca, finché le falangi non avvolsero le ciocche morbide dei suoi capelli. Ormai Caden la sovrastava fisicamente, la schiena di Iliana s'era fatta ricurva sui cuscini, mentre le loro labbra si sfioravano impercettibilmente. Ricordava ancora la sensazione travolgente del loro primo bacio, ricordava i suoi dannati sogni, come la toccava nelle sue più sordide fantasie, che non potevano combattere con la realtà in nessun modo. Caden le aveva leccato le labbra, spingendo il suo corpo contro quello minuto di lei per imbrigionarla sui cuscini. Il respiro si era fatto più pesante, gli occhi socchiusi, il tentativo di parlare nullo: avrebbe voluto dirgli di supplicarlo, di cadere tra le sue braccia e farsi usare esattamente come Caden aveva usato lei. Ma non ne fu capace, poiché bastò il tocco delle loro bocche per farle perdere, completamente, la ragione.
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Il peccato di Caden
Romansa[COMPLETA] "Avete inteso che fu detto: «Non commettere adulterio»; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore." (𝑴𝑻 5, 27-28)