Joanna aveva preso il primo volo per Wellington, quella mattina. China sui suoi appunti, rannicchiata contro il vetro che rifletteva l'immensità del cielo e del paesaggio sotto di sé, non si era nemmeno resa conto di aver consumato una penna intera. La mano le faceva male, ma non aveva avuto modo di portarsi il pc durante la sua fuga: solo dopo aver scoppiato l'ultima bolla, quella della sua seconda vita a Regina, l'ispirazione le aveva irradiato il corpo, riversando su carta tutti quegli elementi mancanti.
Persino il passeggero seduto di fianco a lei, spinto da una certa curiosità, aveva cercato di leggere i suoi appunti con la coda dell'occhio. Impresa assai ardua, considerato la posizione scomposta nella quale ella si era seduta, dunque cercò di attaccare bottone.
«È da due ore che scrivi», abbastanza maleducato nei modi di fare, tanto da far alzare il sopracciglio a Joanna. Non sembrava avere cattive intenzioni, ma era comunque sgarbato, soprattutto perché stava rovinando il suo momento di ispirazione. Si limitò ad annuire, ma lui non sembrava demordere.
«Forse sei una scrittrice?», chiese, ponderando le proprie idee. D'altronde per quale motivo qualcuno avrebbe dovuto riempire pagine e pagine di testo, su un aereo?
«Già, lo sono», rispose seccamente, ma lui sembrava ancor più felice di poter parlare e assistere in diretta a quel momento. «E di cosa parla?», aveva chiesto, mettendosi maggiormente comodo, attento a non urtare il corpo di Joanna, sebbene le sue parole fossero molto più fastidiose di un semplice e involontario contatto di gambe.
«Se vuole saperlo, compri il libro quando sarà pronto», «non so nemmeno come ti chiami, e non mi sembri ben disposta a dirmi il tuo nome», era dunque consapevole di essere estremamente fastidioso, forse era solo un modo per attaccare bottone? No, impossibile. Non percepiva malizia nelle sue parole, e sembrava un uomo fin troppo grande per la sua età. Forse, semplicemente, era un appassionato di libri.
«Il peccato di Iliana», disse poi, la donna, riflettendoci sopra e chiudendo momentaneamente il taccuino. Lui in un primo momento non sembrò aver capito, dunque Joanna ripeté la stessa frase; «è il titolo del libro», specificò, e l'uomo sembrò rallegrarsi. Alla fine persino lei si era ammorbidita sentendo la sua risata soddisfatta.
«Quindi dovrò aspettare che il libro venga pubblicato per scoprire cosa stai scrivendo in questo momento, è un'esperienza interessante. Mi piacerebbe molto», l'uomo si carezzava il principio di barba bianca con fare pensieroso, Joanna al contrario era impaziente di scrivere, dunque strappò un pezzo di carta per scrivere il suo nome, il titolo del libro e chiedere di non essere più disturbata nella sua fase creativa. L'uomo stranamente accettò di buon grado, le rivolse la parola solo quando atterrarono a Wellington, augurandole il meglio. Non le aveva detto nemmeno il suo nome, rifletté poi.
***
J. aveva passato tutta la mattina all'aeroporto, in attesa dell'arrivo di Joanna, nonostante fosse già a conoscenza dell'orario del suo arrivo. Un'informazione di poco conto, quando si aveva a che fare con gli scrittori. Esseri spesso bizzarri, imprevedibili, boriosi o semplicemente fuori di testa, un po' come lei. Durante tutta la sua carriera di editore, mai gli era capitato qualcuno di tanto problematico come Joanna, ma fu anche l'unica che si prese a cuore, come una figlia. Quando aveva brevemente accennato di un suo viaggio in Canada per «decidere meglio l'ambientazione del nuovo libro» senza specificare nemmeno in quale dannato punto del Canada fosse andata, Jasper era semplicemente impazzito. Anche la casa editrice non aveva potuto chiudere un occhio, non a lungo, poiché era risultata irreperibile il più delle volte, ma Joanna era perfettamente consapevole delle sue responsabilità. La bozza del primo capitolo non era mai stata consegnata, e un ritardo di interi mesi avrebbe probabilmente rovinato tutto. Ma come avrebbe fatto a parlarne con lei? Temeva di vederla impazzire e sparire, ancora una volta.
Eppure, ancora una volta, Joanna era stata in grado di stupirlo.
Quando notarono reciprocamente la presenza di entrambi ci fu un momento di imbarazzo, un abbraccio stretto, Joanna osservava il suo editore con un sorriso triste. Era persino più olivastro del solito, con le occhiaie così scure e profonde da incutere timore. Forse non aveva ancora realizzato di aver lasciato Regina, la fittizia identità che si era creata per scrivere la sua storia, la sua mente non riusciva ad accettare che non avrebbe più visto Caden, da quel momento in poi. Ancor prima di dare una giustificazione al suo comportamento, Joanna si era persa nei propri pensieri, ma J. aveva raccolto la sua borsa e i quaderni che la donna teneva tra le dita.«Cosa sono?», ipotizzò fossero appunti, ma Joanna gli rivolse un sorriso di sfida.
«È la bozza del libro»
«del libro?»
«sì, del libro. È da dieci ore di fila che scrivo, credo di essermi presa una tendinite. Quindi possiamo passare in ospedale prima di andare alla casa editrice?», la donna alzò il polso gonfio per dimostrare la credibilità delle sue parole, nonostante lo reputasse il prezzo da pagare per il peccato che aveva commesso, per essersi insinuata nella vita di Caden e Dahlia inizialmente per gioco, solo per avere qualcosa di interessante da inserire nel suo nuovo libro. Da quando aveva raggiunto una certa fama, il senso del dovere era diventata una condanna, i suoi successi una routine, come se fosse normale pretendere ed esigere sempre nuove interessanti storie. Tutta quella pressione l'aveva spinta a scappare via, ma non sarebbe comunque stata una giustificazione valida per aver giocato con il cuore di qualcuno. E per essersi appropriata della storia di qualcuno. Mentre abbandonava l'aeroporto con Jasper, Joanna chiese perdono a Dio, per tutto ciò che aveva fatto e che avrebbe compiuto da lì in poi. Perché nemmeno la più torbida e dilaniante discesa all'Inferno avrebbe potuto fermarla dal compiere le peggiori azioni, solo per continuare a scrivere, anche a costo di esalare l'ultimo respiro.
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Il peccato di Caden
Romance[COMPLETA] "Avete inteso che fu detto: «Non commettere adulterio»; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore." (𝑴𝑻 5, 27-28)