5. Un inno di lode e Dio

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La voce impastata dal sonno le rendeva difficile trasformare un pensiero in parole, il calore che percepiva sulla schiena, del corpo nudo dell'uomo, risvegliava i suoi sensi. Era completamente stregata dal tocco delle sue mani: laddove le dita di Caden si posavano sulla carne esposta, accarezzandola, i suoi pensieri si tramutavano in sospiri.
Quando i polpastrelli sfiorarono l'interno coscia tutto il corpo venne percosso dai brividi.

Tutto ciò che stavano facendo era immorale. Eppure, istintivamente, la donna aveva permesso alla mano altrui di proseguire divaricando le cosce per lui; la schiena minuta aderiva al petto, la mano ampia di Caden s'era insinuata all'interno dei suoi pantaloncini striminziti, sfiorando la sua intimità con precisione, come se quel gesto fosse stato compiuto così tante volte da risultare naturale. Il medio si insinuava tra le piccole labbra, scivolava su di esse fino a raggiungere la fessura bagnata che aveva penetrato, senza aspettare.

Era in quel preciso istante che Iliana si svegliava, di soprassalto, con la sensazione di avere quelle dita dentro di sé. Ansimante, frustrata, sudata. Mai così tante volte aveva peccato rivolgendo le sue parole non a Caden, ma a Dio.

Era un sogno che ormai si ripeteva ogni notte, nonostante gli scenari fossero continuamente diversi. Il suo letto, quello di Caden, la porta di ingresso, la lavanderia – una volta persino in Tribunale, dove l'eco dei suoi gemiti aveva rimbombato a lungo. Ma l'aspetto peggiore di tutto non erano i suoi sogni terribilmente frustranti e fastidiosi, ma Dahlia. Dal giorno in cui le aveva permesso di entrare nella sua casa, per ricambiare la gentilezza, aveva cercato di avvicinarsi a lei in ogni modo possibile. A volte le portava un dolce, altre la costringeva ad andare a casa sua per un caffè, o la invitava a visitare la zona con la scusa di aiutarla ad ambientarsi meglio, o di conoscere meglio il vicinato, “perché era importante”. Con il passare dei giorni, infine delle settimane – ormai due, infernali, Iliana aveva messo da parte ogni apparenza e buona educazione, chiedendo di avere maggiore spazio e riservatezza. Inutilmente. Perché ogni giorno si ripresentava lì, alla sua porta, con una scusa diversa. E quel giorno non fu ovviamente diverso.

Il campanello suonava con una certa insistenza, aveva deciso di ignorarla e semplicemente fingere di non essere in casa. Non aveva avuto nemmeno modo di darsi il piacere necessario a smorzare l'eccitazione insinuatasi all'interno del suo corpo per via del sogno, di conseguenza era più frustrata che mai. Ma Dahlia non conosceva il concetto di spazio né limite, difatti il campanello aveva suonato ininterrottamente per minuti.

In realtà nemmeno Caden conosceva concetti simili, difatti alla porta trovò lui, non lei.

«Si può sapere che problemi avete, tutti quanti?!», la voce di Iliana era stridula, si era portata una mano ai capelli e li aveva sgraziatamente tirati indietro, nonostante fossero già spettinati senza il suo aiuto. Caden, che tanto si era impegnato ad evitarla in quei giorni, era rimasto sorpreso del suo aspetto.

La maglietta bianca era larga e bucherellata, Iliana priva di reggiseno, i pantaloncini così corti da risultare inguinali e terribilmente sexy. Persino i suoi capelli disordinati avevano qualcosa di erotico, che avevano fatto brillare i suoi occhi per un istante, finché Iliana non aveva preso consapevolezza della sua presenza. E gli aveva, automaticamente, sbattuto la porta in faccia.

Dio, che terribile carattere.
«Dahlia mi ha chiesto di portarti della torta, presumo per fare colazione e scusarsi perché oggi non potrà venire. Quindi ti ha invitato a cena, stasera», parlare con una porta era imbarazzante, ma Iliana non sembrava intenzionata a riaprirla. Beh, non che le potesse dare torto. Un gran peccato, pensò Caden, che avrebbe volentieri osservato in modo lascivo il suo corpo nudo; lasciò la torta davanti alla porta, deciso ad andare via senza dire altro. Il corpo, però, non sembrava intenzionato a muoversi. La situazione con Dahlia era peggiorata a livello ormai irreparabili, dell'affetto che provava per lei, in passato, non era rimasto niente. Lo testimoniavano il fastidio che provava in sua presenza, in quanto colpevole della sua infelice vita, dei suoi sbagli, della sua rabbia che si manifestava ogni qualvolta la donna aprisse bocca. Tutto era degenerato dalla proposta di matrimonio. L'odio che provava nei confronti dei suoi genitori non era niente, rispetto a quello che covava nei confronti di Dahlia. Perché lei aveva tradito la loro amicizia: lo aveva sfruttato per un fattore economico, gli aveva tolto la poca libertà che la vita gli aveva concesso per una felicità fittizia che non si era, a prescindere, mai avverata. Eppure, nonostante tutto, un singolo giorno dell'anno faceva eccezione a tutto il contesto, in cui mostrava un briciolo di umanità nei suoi riguardi.

Era l'anniversario della morte del padre di Dahlia.

«Iliana», l'aveva chiamata, non sapendo se fosse ancora lì. Lei, difatti, non aveva risposto immediatamente. Solo quando lo sentì sospirare profondamente diede un accenno di vita.

«So che Dahlia è difficile da gestire, soprattutto perché è una donna egoista. Pensa solo al suo benessere e crede di fare del bene, il più delle volte, senza considerare tutti i problemi che si creano in seguito proprio a causa sua», ci fu un momento di pausa dove Caden non trovò la forza di proseguire, perché quel gesto di compassione, quel semplice gesto, rendeva meno giustificabile la sua rabbia, il suo dolore, il suo desiderio di allontanarsi da lei.

«Oggi è un giorno importante per lei, un giorno difficile, quindi ti chiedo di assecondarla. Poi domani potrai dirle tutto ciò che preferisci, anche allontanarla se è insopportabile e so che lo è. Semplicemente... vieni a cena, stasera, te lo chiedo anche io. Non ti darò fastidio». Il fatto che Caden fosse consapevole di crearle non pochi fastidi la faceva incazzare ancora di più. Aveva percepito i passi dell'uomo farsi distanti poco dopo, senza darle il tempo di rispondere; era ovvio che stesse evitando domande da parte sua, d'altronde era stato così enigmatico e attento a non rivelare troppi dettagli. Nonostante tutto, aveva genericamente compreso la richiesta di Caden; Dahlia era una donna emotivamente fragile, e la sua richiesta di cenare a casa sua era una ricerca di appoggio, di affetto, in un giorno molto critico per lei. Iliana non sapeva più come comportarsi, qualsiasi opzione le avrebbe probabilmente portato dei rimorsi. Era in trappola, imprigionata dai suoi ideali, dalla sua morale, dai suoi vicini che avevano deciso di rovinarle la vita per sempre.

Il peccato di CadenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora