8. La strega e il climax

56 3 0
                                    

La situazione era presto degenerata senza che Caden o Iliana intervenissero, Dahlia aveva tirato fuori un lato di sé sconosciuto a tutti, persino all'uomo che aveva sposato. Il termine inveire era riduttivo rispetto a tutte le parole che erano scivolate dalle sue labbra così tanto delicate eppure pregne di una cattiveria ingiustificata, per quanto fosse misero il padre del bambino, le sue urla e la sua rabbia avevano ramificazioni ben più profonde dei passatempi terribili di Elliot, come il gioco d'azzardo. Ancora una volta, era palese che dietro a quella sequenza di eventi vi fossero troppe verità nascoste, ma Caden sembrava tranquillo. Troppo tranquillo.

Con un colpo di tosse voluto attirò l'attenzione di tutti e Dahlia, che fino a quel momento s'era estraniata dal mondo, si era resa conto di quanto avesse detto o fatto. Elliot era supino a terra, nella sua pozza di lacrime, Dahlia era visibilmente affannata e con la voce rotta per aver urlato troppo. Ormai la recita della brava e fragile donna per bene non avrebbe potuto più funzionare, il calcio che assestò alla bocca dello stomaco di Elliot fu voluto e desiderato. Fu in quel momento che Caden iniziò ad irritarsi, l'aura minacciosa con la quale si avvicinò a Dahlia le fece compiere alcuni passi indietro.

Aveva faticato così tanto per niente.
Tutti quegli anni a mettere su quella messinscena per poi trovarsi con un nulla di fatto: non poteva accettarlo. Aveva preparato tutto con meticolosa pazienza, portando Caden a credere di aver avuto un rapporto con lei durante un momento di ebrezza, per poi concedersi a quell'essere infimo che ancora piangeva rannicchiato sulle piastrelle bianche, nella speranza di rimanere incinta per davvero. Ed era successo, la Dea della Fortuna le aveva baciato il grembo, costringendo Caden a prendere una scelta che per anni aveva evitato. A Dahlia nemmeno importava, non era mai stato nei suoi interessi metterne alla luce uno – ecco perché quel rapporto così distante tra loro era perfetto, almeno per lei. Eppure... coloro che detenevano davvero il potere nella famiglia Wright non era Caden, bensì i suoi genitori. In particolare Esther Wright. Nel momento stesso in cui le aveva ordinato di avere un figlio, Dahlia avrebbe dovuto aprire le cosce e sfornarne uno. Era sempre stato così, dal momento in cui aveva deciso di unirsi a quella famiglia. Dahlia era semplicemente lo zerbino utile a tenere sotto contro il loro “amato” figlio. Quindi com'era potuto accadere? Come aveva fatto Caden a scoprire di Elliot? Era certa di averlo convinto, ne era certa. Ne era dannatamente certa. Continuava a ripeterlo nella sua testa come se ciò potesse sistemare il castello di carta che aveva costruito in quel lasso di tempo, ormai distrutto.

«Vai a fanculo, Caden. Tu e la tua dannatissima famiglia di merda. Siete tutti figli del demonio, no: voi lo siete. Demoni senza cuore».

Caden, ovviamente, rise di gusto.

«Davvero, Dahlia? Hai deciso di allearti con la mia famiglia pur di sposarti con me, nemmeno per amore, solo per i miei dannatissimi soldi e il mio nome. Hai cercato anche di convincermi di avere un figlio, come se fosse possibile dimenticarsi di avere un rapporto solo per qualche bottiglia di vino, per poi risvegliarmi il giorno dopo perfettamente pulito e con gli stessi vestiti, ah!» Caden si passò una mano sul volto, cercando di trovare le giuste parole in quella marea di insulti che non poteva esprimere a voce, «tu, una fottuta parassita in casa mia, che odiavi uscire di casa anche solo per fare la spesa, ogni fine mese sparivi per ore per andare a casa di mia madre, a mia insaputa. Mi credi davvero così stupido, Dahlia? Non ti sei mai chiesta perché ti ho evitato, in tutti questi anni?», persino Elliot si era ripreso, come se quel turbinio di informazioni gli avesse ridato la lucidità, con una nuova consapevolezza. Ma un pezzente resta tale, a prescindere dalle opportunità che gli vengono concesse, difatti preferì schierarsi con Dahlia, piuttosto che chiedere perdono.

Caden, che aveva compiuto ulteriori passi avanti, osservava Elliot dall'alto. «Tu non sei da meno, bastardo. Lo so che ricevevi soldi dai miei genitori per non avere contatti con Dahlia», l'indice puntò contro il petto dell'uomo, a Caden bastò una leggera pressione del dito per spostarlo, «in tutti questi anni ho raccolto così tante informazioni su voi due e sui miei genitori che posso gettarvi in una fossa con uno schiocco di dita, riesumarvi e gettarvi in una fossa ancora. Ma sarò magnanimo, perché anche i mostri come me hanno compassione. Ci vedremo in tribunale, tutti quanti», il sorriso che mostrò ai due aveva qualcosa di perverso, di folle. Era pura estasi. «E adesso, fuori da casa mia. Tutti e due».

Iliana era semplicemente rimasta lì ad osservare, poiché era quello il suo compito. Nonostante non ne fosse ancora a conoscenza, aspetto che l'avrebbe solamente sconvolta, più di quanto non fosse già. Non che fosse così sciocca da non averlo compreso, nel cuor suo, ma essere usata in quel modo... era umiliante.

Dahlia sembrava non volersi muovere, come se volesse reclamare quel posto come suo. Poiché aveva speso tutti quegli anni della sua vita a rincorrere un obiettivo ben specifico, allontanarsi da Caden non era possibile. Era la sua assicurazione sulla vita, sul suo potere, su tutto. Ma Caden aveva ormai gettato un pietoso velo su tutta la faccenda, con la promessa di distruggere ogni sua speranza. Difatti, fu proprio lui a trascinare la donna e il suo amante fuori da casa sua.

Iliana, come se fosse ormai divenuta un tutt'uno con la tappezzeria, era rimasta in soggiorno. Tornò in sé solo quando Caden la raggiunse. La sua testa macinava ogni informazione senza fermarsi.

«Iliana», la voce morbida dell'uomo la portò ad alzare il viso per incontrare il suo sguardo. Era impossibile comprenderne le emozioni, d'altronde, anche lui si sentiva frastornato. Ma ciò che provava Iliana era... rabbia.

«Quindi non è vero che mi hai invitato per fare un favore a Dahlia, tu... stavi organizzando tutto, affinché io potessi esserne testimone». Caden si irrigidì immediatamente, ma accennò un movimento di dissenso.

«Non è propriamente così, ma non posso nascondere che ti ho usata, e l'ho fatto intenzionalmente. È vero che è un momento critico per Dahlia, poiché oggi è l'anniversario della morte del padre... se ti ho invitata non è per fare un piacere a lei, ma perché volevo una scusa per vederti». Portò una mano ad accarezzarle il braccio, come se non sapesse davvero cosa fare. Era giusto dirle tutta la verità, per quanto peccaminosa potesse essere? Caden aveva compiuto tanti sbagli, nella sua vita. E allo stesso modo si era servito della vita degli altri per i propri interessi.

«Il fatto che Dahlia si sia interessata così tanto a te è stata una benedizione del cielo, non abbiamo mai avuto amici stretti, nessuno che potesse avvalorare le mie accuse il giorno in cui li avrei portati in giudizio. E poi ho ricevuto una chiamata, dopo che ti ho lasciata dalla camera da letto, quella che aspettavo da sempre, con tutte le prove necessarie, fino a rendere inutile anche la presenza di un testimone. Però...» le parole successive caddero nel vuoto, come se continuare non fosse possibile. Iliana posò una mano sul suo petto e lo invitò a continuare quel discorso, poiché era stata messa in mezzo a una situazione del genere contro la propria volontà, sapere tutta la verità era il minimo.

«Tu hai visto la culla, avrai dato un senso ai tuoi pensieri, pensando che fossi un bastardo. Non sono un santo, Iliana, ma non potrei mai giocare con la vita di un mio possibile figlio. Quindi ho contattato Elliot facendogli credere che Dahlia avesse deciso di abortire per nascondere il rapporto avuto con lui, non ci ha nemmeno pensato ed è venuto direttamente qui. Perché anche tu sapessi la verità».

Aveva davvero tutto un senso? Iliana non capiva. Come poteva spingersi a tanto per lei? No, era troppo, per qualcuno appena conosciuto, solo per un bacio dato in un momento di fragilità. Ma una personalità così contorta come Caden non aveva mai conosciuto l'amore, provare attrazione per la prima volta nella sua vita gli aveva portato via la lucidità, ma Iliana non lo sapeva.

«Penso che dovresti lasciare Regina, Iliana».
«Per quale motivo?»
«Perché non è sicuro per te stare qui, la mia famiglia è... particolare».

Il palmo posato sul petto di Caden strinse la sua maglietta, poiché non accettava di essere nuovamente all'oscuro di qualcosa.

«Non qui, non adesso. Andiamo in un altro posto. Ti fidi di me?».
«Ovviamente no, Caden», l'uomo rimase stupito, gli occhi ambrati si sgranarono per la sorpresa.
«Ho altra scelta?», gli angoli della bocca di lui si incurvarono in un sorriso.
«Ovviamente no, Iliana».

Il peccato di CadenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora