«Dovrebbero arrivare tra circa un'ora, a quanto pare hanno avuto un problema simile in una zona vicina quindi non potranno spostarsi immediatamente», Iliana osservava la chiamata appena terminata con un disagio malcelato, era uscita con l'intenzione di cenare in un ristorante lussuoso ma i sensi di colpa per i suoi fondi sempre più ristretti le avevano fatto cambiare idea durante il tragitto, preferendo il cibo d'asporto. Aspettandosi un silenzio immacolato, quando notò una figura rannicchiata contro porta dei vicini rischiò molteplici infarti, soprattutto quando capì che la persona in questione era proprio Caden. E poi la paura si trasformò in preoccupazione e inquietudine, qualcosa non andava ed era evidente. E poi ci fu un salto temporale, che li aveva direttamente trasportati in lavanderia. Perché Iliana non ricordava assolutamente niente. L'agitazione di parlare con lui, la preoccupazione, il panico, le avevano tolto il raziocinio e aveva semplicemente smesso di pensare. Finché la sanità mentale non era tornata di getto, come se uno schiaffo a palmo aperto l'avesse colpita fino a risvegliarla completamente.
«Non capisco perché oggi mi vada tutto male», l'uomo, ammutolito, evidentemente brillo, piagnucolava come mai prima d'ora su quanto terribilmente drammatica fosse la sua vita. Iliana, per la centesima volta da quando lo aveva conosciuto, lo trovò patetico. E per quel motivo non riuscì a chiudere la sua dannata bocca.
«Forse, se non l'avessi sbattuta così forte, non si sarebbe rotta», aveva ribattuto secca. Gli occhi ambrati di Caden smisero di guardare verso il basso, cercando lo sguardo di Iliana che invece si girò altrove, ovunque pur di non guardarlo. Dannata bocca, aveva pensato.
«TU ci stavi spiando? Non sai che è maleducazione?», «l'unico che non può parlarmi di buona educazione sei proprio tu, Caden», fu spontaneo in quel momento girarsi, l'intenzione di dirgliene quattro era proprio lì, a solleticare la punta della lingua. Ma i suoi occhi lucidi la fecero desistere, era ubriaco, evidentemente disperato, non aveva senso. Nonostante tutto non poté fare a meno di provare agitazione, essere sola proprio con lui metteva in allarme ogni anfratto del suo corpo, che le chiedeva disperatamente di scappare via. Per lo stesso motivo aveva preferito la lavanderia a casa sua. Non che Caden avesse mai provato a fare qualcosa con lei, oltre a guardarla male, ma il suo istinto le diceva che sarebbe stato meglio non oltrepassare una determinata linea. E, probabilmente, aveva ragione.
Caden giocherellava con il cibo offerto da Iliana, l'appetito era assente ma era consapevole anche lui che mangiare fosse essenziale. Era da anni che non beveva così tanto, nemmeno nei momenti più critici del suo matrimonio aveva perso il controllo. Non ce la faceva più. Niente nella sua vita era andato nel verso giusto, ma non fino a quel punto. La sua mente proiettava continuamente l'immagine del test di gravidanza che aveva notato per caso nel cestino della spazzatura, quella mattina.
Un test di gravidanza, positivo.
E Dahlia non l'aveva mai toccata, nemmeno con un dito. Ciò che gli provocava tanta rabbia non era il tradimento, ma l'idea di dover crescere un figlio che non fosse suo, quando si era impegnato così tanto a impedire che la sua schifosa famiglia potesse continuare anche solo di una generazione. Aveva acconsentito a quel matrimonio, per rendere felici tutti, tranne lui. Allora perché pretendevano tutti di più? Affetto, famiglia, attenzioni, lavoro, affetto, un figlio, più soldi. Amore. Lui era cresciuto senza quel sentimento così effimero, ed era andato tutto bene. Allora perché non era abbastanza? “Tratta meglio tua moglie, Caden”, “aspettiamo con impazienza un nipote, Caden”, “è strano che non ti abbiano ancora promosso a capo reparto, Caden”.Non si era reso conto di aver pianto finché la mano di Iliana non aveva avvicinato un fazzoletto alla sua. La mano, così piccola, carezzava il suo petto con tenerezza, un gesto che non aveva mai percepito prima. Era così strano ricevere un gesto simile da una sconosciuta che si ritrovò a rabbrividire. Doveva senza dubbio essere disgusto. Allora perché era così agitato? Forse era dovuto all'alcol?
«Non toccarmi», le lacrime avevano smesso velocemente di scendere, l'espressione delusa di Iliana gli provocò una fitta, una seconda giunse quando effettivamente la mano abbandonò il suo corpo. Per la prima volta nella sua vita, si scusò. Era colpa dell'alcol, non potevano esistere altre giustificazioni.
«Scusami, mi sento strano oggi. Forse è meglio se vai via, Iliana», lo sguardo tornò su quello della donna per carpirne ogni piccola espressione, sembrava davvero combattuta. E triste. Forse era sinceramente dispiaciuta per lui? Esisteva qualcuno di così sciocco da empatizzare con lui, nonostante le terribili cose le avessero detto?
Sì, lei.
Solo lei poteva essere così sciocca, d'altronde si era trasferita a Regina per cercare l'amore.«Sei triste per me?», aveva chiesto l'uomo, portando il palmo a sfiorare la guancia altrui. Il pollice le carezzava lo zigomo, ma senza esagerare, senza invadere i suoi spazi più di quanto non avesse in realtà fatto. «Vedere qualcuno soffrire causa sempre dispiacere, Caden, anche uno stronzo come te». Le labbra si distesero in un sorriso, nonostante fosse visibile la preoccupazione nei suoi confronti, la sua lingua risultava comunque tagliente. Era divertente. Così dannatamente diversa da tutte le donne che aveva incontrato.
«Mi aiuterai?», Iliana aggrottò le sopracciglia, non riuscendo a comprendere a cosa si riferisse. Adducendo il suo continuo parlare a uno sproloquio tipico dell'ubriachezza, aveva tollerato la mano sulla guancia perché il resto del suo corpo era a debita distanza, nonostante il suo cervello le chiedesse di ridefinire gli spazi. E invece aveva preferito lasciar perdere, facendo leva sulla pena che provava nei suoi confronti.
«Se posso esserti utile, certo...», le parole scivolarono nel vuoto, poiché non le fu più possibile terminare la frase. L'alito pregno d'alcol le pungeva le narici, le labbra morbide di Caden le fecero dimenticare il resto. Aveva chiuso gli occhi, mentre la baciava, con una dolcezza che mai avrebbe potuto associare a un uomo così rabbioso e ricolmo di cattiveria come lui; qualcosa dentro di sé si era come infranto, uno dei suoi principi era crollato nel momento in cui aveva permesso a un uomo sposato di baciarla. Iliana era rimasta lì, ad osservarlo, con gli occhi sgranati, finché Caden non aveva aperto i suoi: l'ambra delle sue iridi l'aveva tramortita ancora una volta, portandola a rispondere a quel bacio. A spingere la lingua all'interno della sua bocca, ad assaporarla, a coinvolgere la saliva mentre le falangi stringevano i capelli, a mugolare quando l'aveva costretta a salire a cavalcioni per rendere il bacio ancora più intenso, più famelico. A quel punto era semplicemente impossibile fermarsi. Loro, non volevano fermarsi.
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Il peccato di Caden
Romansa[COMPLETA] "Avete inteso che fu detto: «Non commettere adulterio»; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore." (𝑴𝑻 5, 27-28)