Era passata ormai una settimana dall'incontro con Dahlia e Caden, la sensazione di disagio era ben percepibile durante i loro sporadici incontri sul pianerottolo di casa. Iliana trovava curioso come, prima di quel momento, non si fossero mai incrociati. Nemmeno una volta. E poi qualcosa nei loro destini era cambiato, portando tutti a percorrere involontariamente la stessa linea temporale.
Ormai aveva perso il conto delle volte che aveva incontrato Dahlia, persino al di fuori dell'edificio, mentre quelle con Caden avvenivano principalmente la sera tarda o in lavanderia. La donna quantomeno le accennava un saluto, l'uomo, invece, la guardava sempre con rinnovato disprezzo. E le sarebbe andato bene se non fosse stato per il suo dannato sguardo, che continuava a seguirla ovunque, finché il campo visivo glielo permetteva. Era come se qualcosa di incomprensibile volesse uscire dalle labbra dell'uomo, ma quando i loro sguardi si incrociavano, anche solo per sbaglio, la sua bocca risultava essere sempre una sottile linea, così rigida da portare involontariamente Iliana a rispondere con una smorfia.La situazione era opprimente. Alla fine l'idea di tornare a Seattle, dai suoi genitori, non sembrava più terribile come le era parso quando aveva deciso di trasferirsi a Regina. Aveva bisogno di cambiare aria.
***
Il sudore della mani rendeva complicato mantenere salda la presa sulle buste della spesa: aveva deciso di trascorrere quanto più tempo possibile fuori casa, ma i soldi messi da parte non erano abbastanza per permetterle di concedersi ogni singolo pasto al di fuori di essa; rifornirsi di cibo era diventato essenziale, anche a costo di dover incrociare, per l'ennesima volta, uno di loro due. Uno spiacevole scenario che non si concretizzò, aveva raggiunto l'abitazione senza problemi, tanto da infilare la chiave all'interno della toppa con una velocità tale da destare preoccupazione per chiunque potesse osservarla, anche dagli edifici vicini, poiché sembrava la tipica scena di un film in cui il protagonista, sommerso dai debiti, si rifugia all'interno di una casa per scappare dagli strozzini. In sostanza, Iliana stava cercando di salvarsi la pelle.
Quando fu all'interno dell'abitazione si lasciò cadere all'ingresso, il caldo opprimente di Giugno inoltrato metteva alla prova il suo fisico. Grondante di sudore, con le buste della spesa sparpagliate in modo disordinato sul pavimento, Iliana si limitava a reclamare l'ossigeno mancante con respiri profondi.
«... è questa la tua cazzo di risposta? VUOI FORSE METTERMI IN RIDICOLO ANCORA UNA VOLTA, COME SE LA TUA ESISTENZA NON AVESSE GIÀ ROVINATO GLI ULTIMI TRE ANNI DELLA MIA VITA?»
Le urla erano percepibili nonostante le spesse mura, la voce d'un uomo, che Iliana aveva purtroppo riconosciuto, portò il suo stomaco a stringersi in un groviglio. Non era riuscita a cogliere granché del discorso, la sua natura curiosa, seppur provasse astio nei confronti dei due, le impediva di muovere un singolo passo lontano dall'ingresso.
La voce di Dahlia era così flebile e tenue che non le fu possibile comprendere la risposta, che divenne leggermente più chiara quando la donna aprì la porta di ingresso e oltrepassò quella di Iliana; l'unica cosa che riuscì a cogliere fu un “dormirò da mia madre stanotte” e un singhiozzo mal trattenuto, mentre Caden sbatteva la porta dietro di sé così forte da far tremare gli infissi di casa sua, per rincorrerla. La crudeltà dell'uomo era tale che le venne naturale pensare che fosse un uomo violento, tutta quella rabbia che covava dentro era malsana. Non che avesse mai notato segni di violenza domestica sul corpo della donna, aspetti a cui aveva fatto particolare attenzione durante i loro innumerevoli incontri. Ma non erano affari suoi, si ripeteva, colpevole di aver comunque ascoltato, aveva mentalmente infierito abbastanza. Come se niente fosse accaduto, tornò ai suoi doveri, raccogliendo le buste e dirigendosi verso il salotto.
Aveva un pranzo da preparare.... e una cena, ma la voglia era venuta meno con il passare delle ore. Dall'abitazione di fianco non era percepibile nessun movimento, probabilmente nessuno dei due sarebbe tornato a casa, quella sera. Non era certa del motivo, o almeno lo era in parte, ma la scena alla quale aveva assistito le aveva messo malumore; era impossibile per lei credere che situazioni simili potessero esistere nella realtà, non solo nei film. Di matrimoni fallimentari, con suo dispiacere, ne aveva affrontati molti a causa del suo lavoro, ma viverli in prima persona, anche da persona esterna ai fatti, era... diverso. Il pensiero rincorreva involontariamente i ricordi passati della sua infanzia, della dolcezza che i suoi genitori erano soliti scambiarsi davanti e di nascosto da Iliana. Un affetto che andava al di là del semplice sentimento romantico, comunque presente nella loro vita, erano semplicemente anime affini, destinate a rimanere unite per sempre, come se fossero nate semplicemente per incontrarsi, unirsi, generare una nuova vita. Fu un gesto distratto, la mano grattò il collo per scacciare un fastidio invisibile e le parole di Caden le tornarono in mente, “... ti auguro buona fortuna nella ricerca del tuo cappio decorato di perle”.
Fanculo, Caden.
Ecco cosa avrebbe dovuto dirgli.Ma non ne era stata in grado e questo era motivo di rabbia, perché l'assenza di una risposta valida pareva quasi essere un tacito accordo a una verità che non le apparteneva. E com'era solita fare, in ogni aspetto della sua vita, Iliana era scappata ancora. Anche da casa sua, quella sera. E proprio perché era scappata da tutto, non riusciva a capacitarsi dell'evoluzione inaspettata di quella sera, poiché niente aveva un dannato senso logico. Com'era finita alle undici di notte seduta di nuovo su quella sedia bianca, in lavanderia, con Caden seduto a sua volta al suo fianco?
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Il peccato di Caden
عاطفية[COMPLETA] "Avete inteso che fu detto: «Non commettere adulterio»; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore." (𝑴𝑻 5, 27-28)