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                                           Blake

Arrivato in ospedale, evito l'ascensore e prendo le scale, salendole alla velocità della luce.
Ho un bisogno viscerale di rivedere i suoi occhi. Mi sono mancati da morire, lei mi è mancata da morire. Giunto nel reparto, mi precipito nel corridoio e una volta trovata la sua stanza, spalanco la porta e finalmente il mio mondo inizia a girare.
Non esiste più nulla, se non lei e i suoi occhi adesso spalancati che mi guardano incuriosita.
Tentenno, non riesco a raggiungerla, mi tremano le gambe e mi batte forte il cuore.  Le lacrime mi rigano le guance e le gridano "ti amo, mi sei mancata".
Continuiamo a fissarci, io fermo, immobile come un imbecille sull'uscio  della porta ancora con la mano alla maniglia e lei, nel letto. I capelli castani  le cadono lungo le spalle e alcune ciocche le incorniciano il suo delizio e dolce viso. I suoi occhi verdi come il prato in primavera mi fissano, togliendomi il fiato ad ogni secondo, sempre di più.  Noto con piacere le sue gote arrossate, a quella vista un senso di sollievo mi pervade immediatamente. Ricordo  con orrore i giorni scorsi, quando il suo viso, bianco come la neve sembrava aver perso vita. Scuoto con forza il capo, cercando di concentrarmi sul presente, sul suo viso, su di lei. Bella e innocente da far bene, perché non fa altro che farmi bene, mentre io... <<Bambina...>> mi sfugge in un sussurro  il nomignolo che le ho sempre affibbiato.
Al suono della mia voce, spalanca gli occhi e la macchina che le tiene sotto controllo il cuore sembra impazzire. Un susseguirsi di bip riempie il silenzio, facendomi scoppiare il cuore di gioia.

Amore mio, il tuo cuoricino batte ancora per me?

Le lacrime riprendono a rigarmi il viso, ricomincio a respirare e finalmente mi decido a chiudere la porta alle mie spalle e ad accorciare la distanza che ci separa.
Ho voglia di toccarla, baciarla, respirarla, inglobarla a me e non lasciarla più.
<<Chi...>> La sua voce interrompe i miei passi e qualsiasi cosa avessi voglia di fare.
Chiudo gli occhi, assaporando il dolce suono di quelle note. E quando li riapro la confusione mi soffonde quando noto il modo in cui mi guarda.
Sembra lontana anni luce e sopratutto sembra non riconoscermi.

<<Nadine?>> la chiamo. La mia voce esce tremolante.
Ti prego bambina, non farmi brutti scherzi...
<<C-chi... ci... ci conosciamo?>> balbetta.
E cazzo, se possibile muoio per la millesima volta. Boccheggio, l'aria viene a mancarmi e credo di star per svenire.
<<Sono l'amore della tua vita>> quasi glielo grido.
La imploro con lo sguardo, con il cuore e con l'anima di riconoscermi, di guardarmi e dirmi che sta scherzando, che sa benissimo chi sono e che mi riconosce.
Il pluriparametrico sembra impazzire, credo si stia agitando. Continuo a fissarla incredulo e spaventato. Non può essere, non può succedere davvero.
La porta alle mie spalle si spalanca e il medico fa la sua entrata, si precipita da lei, dalla macchina cercando di capire come me che cazzo sta succedendo e quando mi vede si blocca. Dice qualcosa ma alle mie orecchie arriva ovattato, vedo e sento solo lei, la donna, l'amore della mia vita che continua a guardarmi come un'estranea, senza emozioni.

Qualcuno mi spinge, indietreggio colto alla sprovvista e per poco non cado all'indietro.
Senza forze, lascio fare. Mi lascio trasportare fuori dalla sua stanza, da lei. La porta si chiude davanti ai miei occhi, così come la mia speranza.
Scioccato, ecco come mi sento al momento. Non riesco a credere a ciò che mi sta e ci sta succedendo. Sembra un incubo senza fine. Scavo nell'oscurità cercando di trovare la luce, ma sembra non esserci per un cazzo.
Cosa devo fare?
Come farò a rassegnarmi al fatto che lei mi abbia dimenticato?
Ad aver eliminato ogni singolo momento della nostra storia dalla sua mente?
Sembra che qualcuno abbia voglia di prendersi gioco di me, della mia fottuta e incasinata vita.

E finalmente capisco, capisco chi possa essere stato l'artefice di tutto questo e di cosa dover fare.

Capisco di doverla lasciar andare. Sembra che Dio abbia dato una risposta alle miei preghiere.
"Non la porterò con me, ma tu devi uscire dalla sua vita. Non siete fatti per stare assieme>> sembra volermi dire questo.
Chiudo gli occhi rilasciando un sospiro tremolante.

Se starle lontano significherà saperla felice e al sicuro, lo farò. Andrò via e non mi volterò più indietro.

Fisso per l'ultima volta la porta della sua stanza, come se potessi vederla attraverso di essa e poi... rassegnato vado via. Esco dalla sua vita una volta per tutte.

You Are My Drug 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora