CAPITOLO 16 L'Uomo dai Mille Volti

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Mystra si lasciò alle spalle il suo premio. Aveva vinto il trofeo della competizione, era arrivata prima anche stavolta e tanto gli bastava per seminare il Seme dell'odio negli altri Dei: aveva trovato un Campione prima di tutti gli altri. Eppure sentiva uno strano senso di vuoto, come se non fosse soddisfatta, così fece l'unica cosa che aveva promesso di non fare e andò dal Padre di Tutti gli Dei: Aos.

Un nome così semplice per un entità tanto complessa.

Egli era un uomo al di sopra di ogni altro essere del loro Mondo, il Destino in persona che muoveva le fila di ogni attimo, oggetto, luogo o persona nel loro Universo. Tutto si muoveva sul palmo della mano di Aos, compresi gli Dei, considerati suoi Figli al pari degli uomini, dei mostri e delle leggende.

Mystra era la più cinica e calcolatrice della sua progenie, una Dea nata da una relazione malsana tra Aos e la sua parte più competitiva. La leggenda narra che sia nata un mattino di Agosto quando Aos rimasto da solo e senza nessuno con cui confidarsi, aveva scritto su un lato di un foglio le sue peggiori paure e, sull'altro, le sue ambizioni più grandi: da quel foglio erano nati Mystra e Cyril. Quasi nessuno, però, credeva a quella leggenda, anche se era stata scritta da Aos in persona.

Quel giorno, il Dio sedeva su un trono fatto di foglie d'oro in un grande salone autunnale, il fuoco ardeva scaldando l'ambiente dall'aspetto spartano. Decorato solo con scudi, arazzi e tappeti di pelli d'animale. Pareva il salone di un Re vichingo, ma sul trono c'era solo un ragazzo di appena vent'anni, un po' basso, con la pelle bianca e luminosa come una lucciola. Aveva un'aureola sulla testa perché, a detta di chi lo conosceva, ricordava ad Aos il suo spettacolo preferito da bambino. Portava una strana maglietta nera, di stoffa e con il cappuccio gettato sulle spalle e senza maniche.

Mystra lo vide per la prima volta dopo secoli: raramente Aos si mostrava a lei e mentre parlavano, a poca distanza dal trono, c'era un scrittorio e su di esso una penna magica si muoveva senza sosta riempiendo le pagine di un libro.

«Padre». lei non credeva ancora ai suoi occhi.

«Mystra», disse lui con una voce bianca, un po' distratto. Il Dio smise di brillare. Ora somigliava ad un ragazzo umano, ma la sua faccia cambiava in fretta: sembrava un vecchio, altre volte invece si nascondeva all'interno di alcune persone parlando e agendo al loro posto, li chiamava personaggi.

«Ho preso la ragazza, adesso è tutto esattamente come lo volete voi», disse la Dea inchinandosi con un ginocchio a terra. L'armatura stridette orribilmente a contatto con il legno e una smorfia contorse il viso di Aos che schioccò le dita: l'armatura lasciò il posto ad una veste lunga e bianca, talmente bella da lasciare senza fiato. La penna che stava scrivendo Il Libro percorse la storia a ritroso cancellando una riga e poi sopra di essa aggiunse un piccolo appunto e subito dopo tornò a scrivere.

«Mystra, vestita di bianco, era bella quanto il Sole a Primavera, una visione della quale molti Bardi avrebbero cantato per secoli eppure lei preferiva il freddo del ferro a contatto con la pelle e la pesantezza delle sue due spade sulla schiena», disse Aos recitando qualche verso che la penna, diligentemente, andò a scrivere sul Libro delle Leggende.

«Padre, ho fatto come volete voi, non siete fiero di me?» chiese lei alzando il capo ma stando inginocchiata a terra.

Aos si sedette tutto scomposto: era infastidito come se qualcosa lo stesse tormentando. Giocava con una corona d'oro che aveva preso il posto dell'aureola sulla sua testa. La corona era identica a quella che Falumo aveva trovato nel Mondo dei Sogni.

«Felice, io? E perché mai? Fai quello che ti ho detto di fare e mi chiedi se sono fiero? È difficile superare le mie aspettative Mystra e tu che sei una mia creazione non dovresti volere così tanto, ma non è colpa tua tranquilla, sono io che ti ho creato così: proverai sempre a stupirmi, e a fare molto di più di quanto ti ho chiesto, semplicemente perché sei l'ambizione che dimora in me e anche il mio terribile vuoto che cerco di colmare».

EROI DI VANDRIL VOLUME 1 Il Principe dei BardiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora