CAPITOLO 11 Il Figlio di Sangue Argento

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Sylas sorrise sconsolato vedendo il giovane stregone che fuggiva come Cenerentola al ballo. Fece un inchino alla sua schiena che si allontanava e si voltò per lasciare la pista ad altri cuori solitari e tetri quanto il suo. Percorse la navata illuminata da poche luci scarlatte: le ombre si fusero tra loro avvolgendolo in un mantello regale. Il bardo notò con la coda dell'occhio qualcuno che lo seguiva nascosto tra le ombre. Sylas non aveva paura, nessuno avrebbe mai potuto affrontarlo a viso aperto, era l'erede del Principe della Notte e il miglior spadaccino della Corte delle Meraviglie, nessuno osava sfidarlo.

Quando attraversò il corridoio vide le guardie che piantonavano l'ingresso ai suoi appartamenti ma non chiese aiuto. La Corte delle Meraviglie gli apparteneva di diritto, era la sua casa fin da quando era un bambino e suo padre l'aveva abbandonato alle cure di Nicholas Milton e compari. Entrò e lasciò la porta accostata per permettere a chiunque di seguirlo, l'ombra che gli stava appresso non si fece pregare e strisciò sotto l'uscio della porta. Prese la forma di un uomo basso e gobbo, con la schiena tutta flagellata e piena di croste, due catene ai piedi lo tenevano imprigionato alla sua stessa ombra.

«Il mio Signore desidera parlarvi, Principe della Notte. Coglie l'occasione per farvi i suoi migliori auguri per la nascita di vostra figlia». Sylas si sedette su una sedia di legno rosso scuro, i braccioli di ottone della erano consumati: molte mani l'avevano toccata ma a lui non importava. Era un trono molto antico posseduto da secoli dai suoi antenati ed era l'oggetto più prezioso che possedeva.

«Neanche una parola da Nicholas per la morte di mio padre? Sbaglio o erano grandi amici?»

Suo padre era il Principe della Notte, Fenris Aberstan, il Vampiro della Coltre Oscura che Clothel aveva ucciso pochi giorni prima.

«La morte di mio padre ha sconvolto gli equilibri di potere che esistono nella Corte delle Meraviglie da secoli, e tutto quello che Nicholas mi manda è un cazzo di Demone Gobbo. Per la miseria!» esplose Sylas. I suoi occhi si colorarono di un rosso porpora, il bagliore era più debole del solito.

«Mi dispiace mio Signore. Come sapete il trono di vostro padre spetta di diritto a chiunque lo abbia ucciso, come da tradizione della Corte». Sylas questo lo sapeva, ovviamente, ma ebbe come l'impressione che il demone lo stesse prendendo in giro di proposito, con quel suo strano sorriso sempre stampato in volto.

«Eppure a reclamare il titolo non è stata Clothel ma un essere ben peggiore, uno che nemmeno Nicholas osa sfidare apertamente: Mangiafuoco, se non sbaglio». Il gobbo rise con un suono stridulo e gracchiante.

«La morte di Fenris era una prospettiva impensabile per il mio Signore. Il dolore del mio padrone per la dipartita di un così grande Eroe è talmente immensa che non si può esprimere a parole». Il Demone chinò il capo. Sylas si lasciò sfuggire un verso stizzito.

«Da più di mille anni i Tre Principi delle Meraviglie possiedono parte della Coltre Oscura, la Corte delle Meraviglie è un regno all'interno di una roccaforte inespugnabile, e come se non bastasse, siamo ulteriormente protetti perché ci troviamo all'interno del Piano dei Sogni creato da Morpheus. Eppure, nonostante la nostra potenza, non alziamo un dito per aiutare la gente. Mi sono sempre chiesto quale fosse il ruolo dei Principi: più vedo questo posto del cazzo che si dimena come un'anguilla cercando di sopravvivere, più penso che mio padre e i suoi amichetti non avessero idea di come salvare il mondo. Sbaglio?»

«No, mio Signore. È vero che ciascuno dei Principi delle Meraviglie possiede un potere immenso, in grado di distruggere interi Regni o persino divinità, ma più di mille anni fa giurarono di non usare i loro poteri se non al momento più opportuno: durante l'Eclissi».

«Bla, Bla, bla... conosco queste favole della buonanotte. La mia balia me le raccontava sempre mentre mio padre andava a salvare la situazione, era sempre il più intelligente dei Tre, senza di loro gli altri non sono in grado di governare questo fottuto posto». Sylas iniziò a bere vino direttamente dalla bottiglia con sguardo annoiato e rancoroso. Nel loro mondo nessuno aveva mai visto il Sole coperto dalla Luna eppure una leggenda diceva che questo era possibile e che sarebbe accaduto presto, appena fosse nata la Divinità più terrificante di tutte, la Madre Oscura. A quel punto un'eclissi avrebbe fatto sprofondare il mondo in una Notte Eterna.

EROI DI VANDRIL VOLUME 1 Il Principe dei BardiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora