CAPITOLO 18 Cuore di Drago

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3 mesi dopo...

Scese dalla nave con il mal di mare. Avrebbe potuto usare un Portale, ma nessuno poteva usare la magia in quelle terre senza che il Drago Protettore lo sapesse. Morpheus si sistemò il mantello, cercando di non farsi notare mentre attraversava la banchina. Sentì i primi pescatori imprecare e trascinare casse piene di pesce da una parte all'altra del porto. Era una mattinata tranquilla come tante altre nell'isola di Albatros. Aveva il cappuccio ben calato sulla fronte e per l'occasione indossava una cotta di pelle scura, fatta di scaglie di viverna nera. Era lì per gli affari ufficiali della Gilda delle Mani D'Argento e non intendeva farsi riconoscere. Appena mise piede sulla terraferma si guardò intorno. Era notte fonda e la barca con cui era arrivato sull'isola era un peschereccio come tanti. Tutto stava andando a meraviglia. Nessuno lo avrebbe visto, nessuno avrebbe notato la sua presenza in quel regno, e nessuno poteva smascherarlo...

«Benvenuto, Principe delle Meraviglie». Morpheus chiuse gli occhi e si lasciò andare ad un'imprecazione, strinse le belle labbra tra loro e si voltò lentamente sperando che la voce non fosse quella del Drago Protettore delle terre di Albatros ma, indovinate un po', era proprio lui: Silgard Stronghold, nella sua forma da elfo, se ne stava in piedi in mezzo al porto, con le mani in tasca, una camicia di lino bianca sciolta sul petto abbronzato, un paio di pantaloni da pescatore. I suoi occhi erano grandi, color bronzo, i capelli rosso scuro erano lisci e lunghi fino alle spalle. Aveva un corpo magro e slanciato, ma il suo aspetto era solo una maschera: Morpheus conosceva molto bene la terribile bestia che si nascondeva dentro di lui.

«Vostra maestà, come posso aiutarvi?», chiese Silgard con un inchino scherzoso. Morpheus non rispose. Rimase immobile come un coniglio davanti a un lupo affamato. Non l'avrebbe passata liscia stavolta: gli occhi di Silgard puntati su di lui lo stavano studiando come un macellaio guarda un pezzo di carne.

«Ciao, Silgard. Quanto tempo...» il bardo si guardò intorno, il villaggio di pescatori si stava svegliando. Uomini grossi e piazzati come tori si muovevano per il porto muovendo funi, tronchi e casse piene del pescato. Qualche donna portava ceste di panni fino alle rive del mare.

Morpheus tornò a guardare Silgard: «Mi ricordo com'è finito il nostro ultimo incontro. Credimi non è ciò che pensi», disse il Bardo alzando le mani ma l'altro ghignò poi scattò in avanti. Era rapido come un fulmine, il suo pugno già sollevato, impossibile da evitare, non diede a Morpheus il tempo per pensare a nulla prima di abbattersi su di lui come un tuono. Mandò al diavolo la sua copertura e si preparò ad incassare il colpo. Piegò le ginocchia e abbassò il baricentro, divaricò le gambe e in una frazione di secondo i suoi occhi si accesero di una luce bianca e accecante, sollevò anche lui il pugno ben serrato e quando Sildar gli fu ad un palmo dal naso i due si scontrarono scambiandosi un pugno a vicenda sul viso. L'intero villaggio tremò fin nelle fondamenta. La gente si guardò intorno, ma nessuno parve allarmato: combattere era come respirare da quelle parti. Alcuni curiosi si sedettero sulle casse di legno facendo scommesse. I più furbi si allontanarono per non venire coinvolti. Dove i loro pugni si incontravano si sprigionò una tempesta di scintille azzurre e nebbia bianco latte, poi con un attimo di ritardo arrivò l'ondata dell'impatto, Morpheus strinse i denti: mentre la sua magia intorno a lui si condensava nella sua forma più potente, una nebbia bianca e brillante: il Bardo gli teneva testa anche se a fatica. Il suo braccio tremava mentre Silgard lo guardava con un sorrisetto arrogante. Morpheus però non voleva morire: l'ultima volta che si erano visti, Silgard lo aveva ucciso a suon di pugni e non era stato bello, proprio per niente. Aveva impiegato tre giorni a svegliarsi e ricordava ancora il suono delle ossa che si spezzavano. Il suo maestro non aveva avuto pietà con lui.

«Te l'ho già detto un milione di volte: l'iniziativa è tutto. Chi attacca per primo vince», disse il Drago che, sfruttando lo slancio iniziale, costrinse l'avversario ad arretrare. I piedi di Morpheus scavarono dei solchi nel terreno, poi il Bardo decise che, se doveva morire oggi, allora avrebbe dato anche lui del filo da torcere al suo maestro. Gli corse di nuovo incontro cacciando un grido di sfida.

EROI DI VANDRIL VOLUME 1 Il Principe dei BardiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora