CAPITOLO 13 Sogni senza stelle

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«Bjorn...» la voce calda della sua mamma lo stava cercando. Ma lui non aveva voglia di svegliarsi, un Halfling non si svegliava mai di primo mattino. Sua madre prese a scuoterlo, la voce sempre più agitata:

«Bjorn!» il bambino spalancò gli occhi: le tende della sua stanza ardevano avvolte dalle fiamme. Sua madre con la faccia piena di fuliggine lo scuoteva preoccupata.

«Scappa! BJORN!» la voce di suo padre lo raggiunse dall'altra stanza. Il bambino si tirò su in piedi e sua madre lo spinse subito dalla finestra. Bjorn era ancora confuso, agitato. Perché la sua casa era in fiamme? Le case degli Halfling non bruciavano mai per caso.

«Debhora?» chiese a sua madre. La donna scosse il capo e lo spinse più forte. Sua sorella Debhora era davanti la loro casa e combatteva con le armi in pugno contro strani uomini vestiti di bianco e rosso. La vide solo per un attimo, corse da sua sorella anche se lei gli urlava contro in ogni lingua conosciuta.

«Idiota! Scappa!» gridò la ragazza, poi un uomo alto e biondo la prese per i capelli strattonandola. Bjorn prese un pezzo di legno e lo scagliò sulla faccia di quell'uomo.

«Tu! Piccolo Bastardo» sentì Bjorn, ma l'uomo non aveva aperto bocca.

«Sei tu un-un Brutto cattivo!» gridò il ragazzino che non aveva mai sentito un'imprecazione in vita sua. L'uomo si toccò il mento e lasciò andare la ragazza.

La sua mano gigantesca si chiuse sul viso di Bjorn afferrandolo con la stessa facilità di una mela.

«Sei tu quello che stiamo cercando. L'ho preso, fratelli! Possiamo andare!» gridò lo sconosciuto. Bjorn stretto in quella morsa provò a ribellarsi, ma era piccolo come una libellula rispetto a quel grosso omone alto due metri.

Sua sorella era stesa a terra, il collo aveva un angolazione innaturale. Dietro di lei la casa di legno di frassino ardeva tra le fiamme insieme a quelle di tutto il villaggio. All'interno i suoi genitori soffocarono nel fumo e furono consumati dalle fiamme.

"Perché... perché sta accadendo tutto questo?" pensò Bjorn piangendo. Non c'era nulla che il bambino potesse fare, era il volere del Destino che aveva condotto quegli uomini alla sua porta.

Falumo percorse il corridoio entrando per primo nell'ultima stanza in fondo alle fucine, era un archivio di vecchi documenti non più usati e che aveva visto giorni migliori. Alzò un pugno chiuso accanto alla testa segnalando agli altri di fermarsi, poi si mise un dito sulle labbra e lentamente, silenzioso come un serpente nell'erba, cercò di guadagnare qualche metro in avanti. Spinse una vecchia porta di legno piena di muschio e tarli ed entrò.

Una luce bianco latte brillava sul palmo di William come un minuscolo sole, ruotando su se stessa e proiettando ombre alte e possenti sulle pareti. Falumo sfruttò i punti d'ombra e muovendosi lesto sparì talmente bene nelle ombre che nemmeno i suoi compagni riuscirono più a vederlo. L'halfling però aveva trovato il suo tesoro.

Nell'archivio c'era una specie di stanza segreta piena d'oro e gemme preziose. C'era abbastanza denaro da sfamare una famiglia per generazioni. Ma Falumo non guardava l'oro: steso su un panno logoro c'era un bambino Halfling dai capelli scuri legati con un pezzo di corda, portava una toga da schiavo ma a differenza degli altri spiriti nel castello lui dormiva sereno con il volto angelico schiacciato contro il palmo della mano. Accanto a lui nella coperta c'era un altro bambino che però non si muoveva e non respirava. Falumo sospirò e pregò per tutte quelle povere anime che nessuno aveva potuto salvare poi si chinò e svegliò il bambino.

Bjorn aprì gli occhi di un blu cobalto, grandi e sinceri. Falumo non aveva mai visto quel tipo di occhi prima, non veniva dal suo stesso villaggio ma non importava, gli Halfling erano l'unica famiglia che gli era rimasta.

EROI DI VANDRIL VOLUME 1 Il Principe dei BardiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora