Epilogo

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Due figure si aggiravano per il molo. Era notte fonda e raramente qualcuno portava le barche a fare una passeggiata a quest'ora.

Gamal il Piccolo era ormai un uomo importante nella Gilda dei Berserker e lo si capiva dal numero impressionante di tatuaggi sul suo corpo, dalla sua stazza imponente e dallo sguardo fiero ma gentile che portava sempre sul viso. Quella sera corse dietro la sua compagna, Abigail era veloce, come una foglia portata via dalla corrente, i suoi piccoli piedi da elfa si muovevano tra le travi che spuntavano fuori dall'acqua e la ragazza non aveva paura di cadere... o per meglio dire, non aveva paura di nulla.

Gamal accelerò il passo cercando di prenderla e intorno a loro un pettirosso fatto interamente d'ombra volava controllando dall'alto che nessun portale si aprisse per caso in quella zona. La loro era una ronda tranquilla sulle sponde del lago di Hallow, un compito semplice che avevano fatto centinaia di volte negli ultimi anni eppure Gamal non riusciva a concentrarsi e l'elfa non sembrava da meno perché nonostante tutto si girava a guardare l'uomo più spesso del solito e con uno sguardo che si faceva sempre più intrepido. L'uomo capì e le indicò un fienile, nascosto alla vista delle guardie mezze addormentate. La ragazza non si fece pregare e con un agilità sorprendente riuscì senza destare sospetti ad entrare da una finestra laterale. Gamal studiò la finestrella di novanta centimetri e capì che né lui né la sua ascia potevano entrare lì dentro. Prese la via lunga, aggirò le guardie del magazzino e passò dal retro, all'interno del fienile era buio e la paglia scricchiolava sotto i suoi stivali.

«Abigail...» la chiamò lui poi vide la luce d'una candela accendersi al secondo piano. Prese le scale e salì più veloce del vento. Abigail lo aspettava stesa su una coperta di lana, illuminata solo dal calore di una lanterna. C'era un cestino con del cibo lì accanto e sopra di loro una finestra era aperta per vedere le stelle. Gamal capì che Abigail aveva organizzato tutto quanto e un caldo sorriso gli illuminò il volto. Erano in servizio ovviamente ma poco importava perché comunque non era permesso avere relazioni tra i membri della Gilda, ma loro due si incontravano frequentemente in quel modo per stare da soli e lontani da tutti gli altri. Gamal posò le armi prima di avvicinarsi come faceva sempre. I due amanti si conoscevano bene e si lanciarono sguardi di fuoco e d'attesa. Lei non si fece attendere, appena Gamal si avvicinò Abigail si avvinghiò a lui catturando il suo viso tra le mani, erano così bisognosi di toccarsi che le dita corsero sulla pelle in cerca dei vestiti prima che se ne rendessero conto. Gamal aveva ricordi confusi di quella sera, le parti meno importanti gli sfuggivano ma gli sembrò come di perdersi in un vortice di braccia, gambe e sospiri finché ad un certo punto sentì che lei lo chiamava con un altro nome e allora si ridestó da quel momento idilliaco di piacere per chiedere con voce affannosa:

«Come hai detto?» poi si tirò su in ginocchio guardandola mentre lei si copriva il petto con espressione atterrita.

«Niente», provò a mentire lei.

«Non ho detto nulla, Gamal», eppure l'uomo aveva capito e ripetè quel nome, la pronuncia sulle sue labbra era strana come se fosse elfico o qualcosa di simile, sicuramente non apparteneva a nessuno che Gamal conoscesse. Lei si coprì la bocca, l'espressione sconvolta come se fosse terribilmente pentita ma Gamal ormai aveva capito.

«Da quanto va avanti questa storia?» chiese lui muovendosi a disagio sulla coperta, allontanandosi da lei e rimettendosi i vestiti il più in fretta possibile, voleva andarsene e non vederla mai più.

«Non capisci Gamal, tu... tu sei perfetto, per davvero credimi ma non vuoi lasciare la Gilda, io invece sì. Sono stanca di combattere e difendere e combattere ancora con tutti gli altri».

«Stupidaggini, siamo guerrieri e Protettori della Valle, cos'altro dovremmo fare secondo te! Le persone dipendono da noi per sopravvivere!» disse lui gesticolando arrabbiato. Cercò di calmarsi ma con scarso risultato quindi rovesciò una botte con un calcio e le diede le spalle. Il suo petto pompava aria come un cavallo in corsa e sentiva la rabbia emergere come quando era in battaglia. Cercò di calmarsi, era arrabbiato e lei aveva torto ma era comunque Abigail, non le avrebbe mai fatto del male perché aveva perso il controllo.

EROI DI VANDRIL VOLUME 1 Il Principe dei BardiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora