Capitolo 33

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IN OGNI ANGOLO DELLA MENTE

"Stanotte ti ho sognato, sai. Eravamo a Parigi, in cima alla Torre Eiffel, mano nella mano, a osservare il mondo scorrere sotto di noi. Poi, ti sei voltato verso di me e mi hai detto: 'Vuoi sapere un segreto?', io ti ho risposto 'Quale segreto?', ti sei avvicinato al mio orecchio e, all'improvviso, mi sono svegliata. Mi dici come faccio adesso a convivere con questa curiosità?! Riesci a tenermi sulle spine anche in sogno! Comunque, mi manchi tanto. Spero che il lavoro stia procedendo bene e spero che il tempo possa scorrere più velocemente, così da riaverti di nuovo con me. Che sciocca, sto parlando con un pezzo di carta... Ti farai due risate quando leggerai questo diario. Ti amo. ~Tua, Rose".

Chiusi la copertina del diario e subito dopo anche il bottone del cinturino. Lo tenni stretto fra le mani, come per trasmettere all'interno di esso tutta la mia energia.

Accovacciata sul davanzale della finestra della camera da letto, spostai lo sguardo sul panorama sotto di me. Il sole era quasi del tutto tramontato, lasciando spazio alla luna.

Era già passato un mese dalla partenza di Cole e la sua mancanza si faceva sentire parecchio. Ogni giorno, mi impegnavo a riempire le pagine bianche del suo diario, per sentirlo più vicino a me. In realtà, non era così difficile. Avevo sempre qualcosa da scrivere e spesso mi limitavo anche, per non risultare una pazza quando lo avrebbe letto.

Mi mancava. Mi mancava tanto.

Mi mancava averlo intorno, mi mancava sentire il suo profumo, mi mancavano i suoi vestiti sparsi per la camera da letto, mi mancava tutto di lui.

E anche se il prezzo da pagare era non doverlo vedere per tre mesi, in un certo senso ero felice, perché sapevo che stava realizzando il suo sogno.

Inizialmente, ci sentivamo per telefono almeno 2 volte al giorno. Pian piano, però, le chiamate iniziarono a diminuire, e, a volte, capitava anche di non sentirci per qualche giorno.

6873 chilometri di distanza e 6 ore di differenza per i nostri orologi.

Quando da me era giorno, da lui era notte, e viceversa. Trovare un momento giusto per far combaciare le nostre vite era abbastanza complicato.

Ma nonostante tutto, lo comprendevo. Lui lavorava tanto ed era sempre impegnato nel suo progetto. Architettare un edificio destinato a eventi pubblici e televisivi non era per niente facile e scovare del tempo per me, date la differenza di orari e le giornate piene di impegni, rendeva il tutto ancora più arduo.

Iniziai a vedere delle sue foto circolare in giro per il web: "Il nuovo giovane volto dell'architettura italiana, Cole de Angelis".

Ero così fiera di ciò che stava realizzando. Aveva impiegato una vita intera di sacrifici per arrivare fin qui, camminando sempre a testa bassa. Era la persona più buona e umile del mondo e meritava tutto ciò che di bello la vita poteva offrire.

Osservai la strada vuota sotto il mio palazzo. Era strano vederla così, di solito c'era sempre un via vai di gente a riempirla.

Ad un tratto, i miei occhi scovarono una sagoma dietro l'angolo dell'edificio frontale. Non appena portai lo sguardo lì, la sagoma sparì. Continuai a osservare, ma non c'era nessuno.

Stavo diventando pazza. Vedevo cose che non esistevano.

Scesi dal davanzale, per non farmi venire altre allucinazioni e, non appena misi piede sul pavimento, il campanello del mio appartamento suonò.

Indossai le pantofole e andai ad aprire la porta.

«Sorpresa!»

«Ragazzi, che ci fate qui?»

Nel mio cuore. Custode dell'amore.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora