I FIORI PIÙ BELLI IN MEZZO ALLE PIETRE PIÙ ARIDE
Non avrei mai immaginato di sentire questa terribile notizia.
Nessuno se lo aspetta mai, eppure, tutti sappiamo che siamo solo di passaggio e che prima o poi anche le persone più care a noi se ne vanno.
La cosa che mi faceva stare peggio era il non aver realizzato il sogno di mio padre. Voleva dei nipotini da parte mia, voleva conoscere i miei figli prima di morire... se solo l'avessi saputo prima.
Una volta atterrato l'aereo, io e Duke prendemmo un taxi per arrivare a casa mia.
In lontananza, osservando dal vetro del finestrino, vidi il nostro giardino colmo di persone.
Mi feci spazio tra la folla per entrare in casa e raggiungere la mia famiglia riunita in salotto. Lì era presente la bara di mio padre.
Abbracciai mia madre con tutto l'amore che avevo.
La stanza era un rimbombo di lacrime e dolore.
Avvicinandomi alla bara, scoppiai a piangere. Vederlo così, in queste condizioni, mi riempiva il cuore di dolore. Non pensavo che la sua malattia avrebbe potuto diramarsi così velocemente. Sembrava di vedere un'altra persona. Dopo qualche minuto, mi allontanai, non avendo più la forza di guardarlo.
Rimasi insieme alla mia famiglia senza lasciarla un attimo.
Andrey era silenzioso. Paul piangeva pensieroso, sembrava avere l'anima piena di rabbia. Invece, Christian era seduto su una sedia, da solo, a piangere con la testa inclinata, nel tentativo di nascondersi.
Mia mamma era seduta vicino a me sul divano. Cercammo di farci forza a vicenda. Eravamo le uniche due donne della famiglia. Ora più che mai saremmo dovuti essere tutti uniti.
La giornata trascorse fra tristezza e dolore.
Arrivata la mattina ci preparammo per il funerale.
Duke mi tenne la mano durante il tragitto verso la chiesa.
Ci sedemmo tutti vicini e aspettammo la messa. Non riuscivo ancora a capacitarmene. Era stato tutto così improvviso. Sembrava che le cure stessero procedendo bene, invece...
Ascoltammo la messa, ma nessuno di noi riuscì a dire una parola.
Una volta finita, la chiesa si svuotò. Rimanemmo solo io e la mia famiglia. Il suono del telefono di Duke rimbombò per tutto il salone, facendoci sussultare.
«Scusate.» Si allontanò per rispondere alla chiamata.
Rimasta sola davanti la croce di cristo, il mio istinto mi portò a voltarmi verso il portone, sentendo dei passi provenire da esso. Vidi una sagoma nera in controluce. Sembrava avere un viso familiare. Asciugai le lacrime, aspettando che arrivasse.
Non riuscivo a credere ai miei occhi.
«Rose, mi dispiace tantissimo...» Mi abbracciò affettuosamente, con delicatezza. Essere avvolta dalle sue braccia, mi portò un brivido lungo tutta la schiena. Una lacrima mi rigò la guancia.
«Ti faccio le mie più sincere condoglianze.»
Mi lasciò, facendo scorrere le sue mani sulle mie braccia. Una morsa si avventò nel mio stomaco e il cuore sembrò accelerare il battito.
Ci guardammo intensamente negli occhi. Le sue iridi smeraldo mi catturarono. Era come se cercasse di prendere il dolore che avevo dentro. Ero incredula. Non sapevo cosa dire, o fare, o pensare.
«Questo è il mio numero. Puoi contare su di me per qualsiasi cosa.» Mi porse un bigliettino e lentamente si voltò per andarsene.
«C-Cole!»
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Nel mio cuore. Custode dell'amore.
Chick-Lit"Il destino ce lo aveva fatto capire ormai in ogni modo. Non potevamo stare insieme". Come possono due cuori rimanere legati per sempre, nonostante tutto remi contro di essi? 1997, Bolsena, provincia di Viterbo (Lazio). Rose Williams, diciannove an...