L'ESSENZIALE È INVISIBILE AGLI OCCHI
Cole.
Mi sono sempre chiesto cosa avessi fatto di male nella mia vita per meritarmi tutto questo. Forse, in quella precedente ero uno spietato serial killer o un qualsiasi altro personaggio cattivo. Ma in quella attuale, tutto ciò che vivevo sembrava una punizione dettata dal destino. Uno strazio senza fine, un accumulo di eventi spiacevoli che mi uccidevano dentro.
L'unica gioia, l'unico fascio di luce che illuminò il mio cammino, fu conoscere Rose.
Ero nel periodo più buio della mia vita. Tutto mi sembrava cadere a pezzi, sciogliersi come fiocchi di neve sotto un raggio di sole.
Ero completamente solo.
I miei genitori se n'erano andati troppo presto. Avevo solo tre anni quando lasciarono per sempre me e mia sorella Clara.
Mia madre era americana, mentre mio padre era italiano. Si erano conosciuti proprio in Italia e si erano innamorati a prima vista. Mia madre si trasferì qui per amore e poco dopo nascemmo io e mia sorella.
Avrei voluto conoscerli più a fondo e vivere insieme a loro per più tempo, ma invece il destino riservò loro un brutto incidente stradale che pose fine alle loro vite.
Ero così piccolo che non riuscivo nemmeno a ricordare la loro voce. Del loro volto, invece, riuscivo ad avere memoria, ma solo perché avevo una loro foto conservata all'interno del mio portafoglio che portavo con me ovunque andavo.
Ero cresciuto con mia sorella. Lei aveva quindici anni quando i nostri genitori ci lasciarono e, nonostante non fosse ancora un'adulta, riuscì a prendersi cura di me, sempre. Mi fece da madre, padre, amica e sorella. Era aiutata dal suo fidanzato dell'epoca e dalla sua famiglia.
Dovetti crescere in fretta.
Non avevo mai vissuto le esperienze che si fanno da bambini. Non conoscevo la spensieratezza infantile, né cosa significasse giocare insieme ad altri miei coetanei.
Quando andavo a scuola, vedevo i miei compagni di classe essere liberi e scanzonati, disinteressati nell'apprendere nuovi concetti, tanto, a spingerli verso il successo, ci pensavano i loro genitori.
Quello a cui miravo io, invece, era studiare e conquistarmi una borsa di studio per potermi laureare in architettura.
Volevo raggiungere i miei sogni e far vivere a mia sorella la vita che meritava. Volevo avere il mio riscatto e non dovermi più preoccupare dei debiti e dei problemi quotidiani.
Mio padre era un ex architetto. Non lo avevo conosciuto abbastanza bene per farmi conoscere il suo lavoro ma, in casa c'erano tantissimi progetti d'architettura realizzati da lui, e io, invece che leggere fiabe o libri per bambini, studiavo i suoi lavori. Scoprii tutte le tecniche, le teorie e la storia delle opere d'arte, innamorandomene. Così, l'architettura diventò il mio sogno.
Mi fissai un obiettivo e diedi tutto me stesso per raggiungerlo.
Nonostante fossi ancora un ragazzino, a dodici anni trovai il mio primo lavoro: assistente fruttivendolo.
Lavoravo il pomeriggio per due ore al giorno, sei volte alla settimana. Cercavo di far conciliare il lavoro ai compiti scolastici. La paga non era delle migliori; guadagnavo sessanta euro alla settimana, ma almeno, in qualche modo, riuscivo a dare un contribuito a mia sorella e a racimolare qualche soldo per i miei studi.
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Nel mio cuore. Custode dell'amore.
ChickLit"Il destino ce lo aveva fatto capire ormai in ogni modo. Non potevamo stare insieme". Come possono due cuori rimanere legati per sempre, nonostante tutto remi contro di essi? 1997, Bolsena, provincia di Viterbo (Lazio). Rose Williams, diciannove an...