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"Non sei ancora riuscito ad accettare quello che è successo a Tae vero?" Disse Jimin con voce bassa, contorcendo il braccialetto che aveva al polso, guardando di sottecchi Jungkook.
"No, Jimin, non riesco. Tae è stato tutto per me. Era il mio migliore amico, il mio punto fermo. Mi ha fatto scoprire cosa significa amare ed essere desiderati. Ho accettato la sua decisione di andarsene a vivere in Francia e dedicarsi ai suoi vigneti. Quello che non riesco ad accettare è la fine che ha fatto." Jungkook fissava un punto imprecisato nel vuoto, quello era un tasto dolente per lui. Vedendo l'amico in difficoltà Jimin decise di alzarsi, invitandolo a fare lo stesso. Jungkook si alzò barcollando e imprecando.
"Dai, ti do uno strappo fino a casa!", era preoccupato per Jk, sapeva che quando si menzionava Taehyung la sua mente viaggiava troppo. Tutti i pensieri, i dubbi e le emozioni che aveva represso per anni rischiavano di essere vomitate fuori nel peggiore dei modi, se ci si aggiungeva l'alcool poi, Jk era una mina pronta ad esplodere.
Jungkook si accese l'ennesima sigaretta della serata, e facendo il primo tiro rispose:"No, preferisco andare a piedi, non siamo lontani da casa mia. Prendere un po d'aria mi farà bene, schiarisce le idee e magari mi placa la voglia di passare tutta la notte attaccato alla bottiglia, o avvinghiato ai fianchi della prima che incontro in qualche locale lungo il tragitto."
Jimin era preoccupato, ma se c'era una cosa che aveva imparato da Yoongi, era capire quando gli altri avevano bisogno del loro spazio per stare soli. Prese il cappello salutò il suo amico e se ne tornò verso la sua auto, pensando e ripensando a Jungkook e Taehyung. E sperando che con una bella dormita domani sarebbe tornato tutto a posto, proprio come gli diceva sempre Namjoon.

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