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Haruko era sdraita sul tavolo del soggiorno, Jk continuando a baciarla percorreva i confini dei suoi seni con mani avide, indugiando sui capezzoli che aspettavano solo di essere accolti dalle sue labbra. Le sue dita scivolarono sul ventre, oltrepassando l'ombelico fino ad arrivare a sfiorarle l'elastico degli slip.
Smise di baciarla, sembrava quasi volesse chiederle il permesso di andare oltre, con la fronte aderita al corpo di lei si diresse verso le gambe, le sfiló rapido le mutandine e affondó con il viso in mezzo alle sue cosce. La sua lingua percorreva strade conosciute, sbloccava sospiri e gemiti noti, sapeva perfettamente in quali punti insistere e in quali sfiorare appena. La mano di lei affondata nei suoi capelli lo teneva saldo, lo voleva lì, le mani di lui che premevano sulle cosce per trattenerla a sé, come se avesse paura che potesse volare via. Jk la voleva, desiderava essere in lei. Scostandosi appena, si abbassó leggermente i pantaloni grigi della tuta, giusto il necessario, non aveva tempo di aspettare, ne aveva già perso troppo in tutti questi anni.
Entrò in lei come se fosse l'unica cosa per cui vivere. La sentiva fremere sotto di lui, sentiva il desiderio di lei crescere e diventare sempre più vorace. Le prese il collo con una mano, e la vide sorridere, le piaceva, le piaceva da impazzire quando glielo faceva. La mano di Haruko si strinse al suo polso sempre più forte fino al momento in cui entrambi raggiunsero l'apice del piacere, accasciandosi inermi uno sull'altro, sazi, soddisfatti e docili.

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