CAPITOLO 16: ITALIA

1.7K 41 5
                                    

Arrivati a Barcellona io ed Esther andammo subito a sistemare i borsoni, per poi andare a fare un giro alla Sagrada Familia con il solito gruppo, e dire che era uno spettacolo era veramente poco.

Dopo il giro durato relativamente molto, gli altri decisero di andare in discoteca, mentre io decisi di tornare a casa in quanto non riuscivo più a reggermi in piedi, e Yamal decise di accompagnarmi a casa, per poi raggiungere gli altri.

Per i primi minuti di strada, ovviamente andammo a piedi, ci fu un silenzio davvero strano, ma poi il ragazzo parlò
Y:"Sei sicura di non voler venire?"
A:"Sì, sicurissima, non mi piace, poi sono stanchissima"
Yamal acconsentì con la testa per poi guardarsi intorno
Y:"Rora"
Mi chiamò
A:"Dimmi"
Y:"Ti dovrei parlare di una cosa"
Disse fermandosi, ed io feci lo stesso
Feci cenno per farlo parlare
A dire le cose non era bravo, si vedeva, ma almeno ci provava dai
A:"A parole tue"
Lo aiutai vedendo che era un po' impicciato
Y:"Io provo qualcosa per te"
A quella confessione abbassai lo sguardo, non potevo credere fosse vero, come poteva esserlo?
A:"Cosa intendi?"
Domandai ancora con lo sguardo basso, ma con lo stomaco che si rigirava
Y:"Che mi piaci, rora"
Disse il nomignolo alzandomi il viso con le dita.
Ero in leggero panico, anche a me piaceva, ma avevo comunque un po' di paura, però come aveva detto Esther era passato tempo, poi Yamal è tutt'altra persona, quindi fanculo al panico
A:"Anche tu"
Confessai altrettanto, ma velocemente.
A quelle parole mi abbracciò, e io non eistai a ricambiare.

Riprendemmo a camminare
fino a casa mia, ma stavolta parlando del più e del meno.
A:"Dopo verrete qui?"
Domandai arrivata davanti al portico
Y:"Credo di sì"
A:"D'accordo, allora a dopo"
Lo salutai dandogli un bacio sulla guancia, ricambiò il saluto e se ne andò.

Entrata in casa saltai dalla gioia, ancora non potevo crederci.
Andai velocemente a farmi la doccia e quando uscì vidi che un numero "sconosciuto" mi stava chiamando
A:"Pronto"
X:"Aurora"
A:"Tu chi sei?"
X:"Sono Matteo"
Mi bloccai, non era possibile
A:"Che vuoi"
M:"Non parlarmi così"
Rispose incazzato
M:"Tuo papà è in ospedale, ha avuto un mezzo infarto, dovresti tornare a Milano per un po'"
A:"Fammi prenotare il volo"
Si, stavo facendo una cazzata, ma era comunque mio padre, e nonostante tutto non potevo odiarlo
M:"Non ce n'è bisogno, l'ho già fatto, devo solo sgribarti"

Feci velocemente la valigia e chiamai un taxi che mi avrebbe portata all'aereoporto, stavo per scrivere ad Esther, ma il telefono morì, quindi gli avrei scritto dopo.

Dopo qualche ora di volo arrivai a Milano, dove fuori c'era Matteo ad aspettartmi
M:"Ciao"
Cercó di abbracciarmi ma mi scansai
M:"Vedi di non fare la stronza, altrimenti vedi"
Mi sussurrò tirandomi per il braccio.

PARA TI|L•YDove le storie prendono vita. Scoprilo ora