LONG LIVE HIS MAJESTY

75 38 28
                                    

Francesca

Marcus mi aveva invitato a guardare le stelle, ed era una cosa così dolce. Sapeva quanto le stelle mi ricordassero la mia amata mamma. Per l'occasione, decisi di indossare il suo vestito, quello che adoravo tanto.

Il vestito era splendido: una tunica di stoffa leggera e fluida che cadeva morbidamente lungo il corpo, in un mix di colori caldi e delicati. Le sfumature di marrone e oro si intrecciavano creando un effetto elegante e regale. Il drappeggio era perfetto, avvolgendo il busto con una fascia dorata che metteva in risalto la vita, e le spalle erano adornate con sottili strisce di tessuto che si intrecciavano in un design intricato.

Mi guardai allo specchio e non potei fare a meno di ammirare quanto fosse bellissimo. Mi stava bene, ma mai quanto stava bene a lei.

Bussarono alla porta, e mi girai. «Chi è?» chiesi.

Fuori, una voce familiare rispose, «Stellina, sei pronta?»

«Un attimo,» risposi, infilandomi i sandali in fretta. Mi avviai verso la porta e la aprii. Era Marcus. «Sono pronta,» dissi.

Mi guardò con un sorriso e disse, «Sei bellissima, stella.»

Poi, senza preavviso, esclamò: «Il primo che arriva a quella collonna vince!» é corse come un matto.

Lo guardai per un istante, incredula. «Marcus, non fare il bambino,» dissi con un sospiro, già stufa di lui e dei suoi giochi. Ma non potei fare a meno di sorridere mentre lo guardavo correre.

«Marcus, non sarò la tua nutrice,» dissi con tono fermo.

Lui si fermò e si avvicinò a me, il sorriso ancora sulle labbra. «Volevo solo giocare un po',» disse con un tono più dolce. «Volevo trascorrere almeno queste ore con te come se fossimo ancora bambini.»

Lo guardai negli occhi, vedendo la sincerità del suo desiderio. Era difficile rimanere arrabbiata con lui quando cercava così disperatamente di far rivivere quei momenti spensierati della nostra infanzia. Sospirai, permettendo a un piccolo sorriso di increspare le mie labbra. «Va bene, ma solo per stasera,» risposi, accettando la sua offerta di dimenticare per un po' tutte le nostre responsabilità e problemi.

Avessimo sceso le scale, forse voleva rivivere i momenti che abbiamo perso durante la nostra infanzia. Mi era mancato, ma quella frase «io non sto con le bastarde» rimbombava nella mia testa.

Uscimmo fuori. Avevamo già cenato e non avevo ancora detto niente del vestito di matrimonio a Marcus. «Dove andiamo?» chiesi.

«Lungo la spiaggia, si vedono meglio le stelle,» rispose lui. Attraversammo il giardino e corremmo verso la spiaggia. Lì non c'erano tante luci, perciò avremmo potuto vedere bene le stelle. Ci sedemmo sulla sabbia e ci sdraiammo, guardandoci e sorridendo. Poi mi misi a pancia sotto, guardando verso il mare.

«Oggi ho provato il vestito del matrimonio,» dissi.

«Davvero?» rispose Marcus. Guardai il cielo, era pieno di stelle e c'era una stella cadente.

«Ecco una stella cadente, esprimi un desiderio,»dissi.

"Fa che salgo al trono, mamma," pensai fra me e me. «Fatto,» dissi ad alta voce. Restammo lì non so per quanto tempo a guardare le stelle.

«Brillano, ma mai quanto te, stellina,» disse Marcus.

Sorrisi a quella frase, sentendo un calore nel petto che non provavo da tanto tempo.

Marcus si alzò di scatto. «Vieni a prendermi, stellina!» esclamò, correndo lungo la spiaggia. Mi alzai anch'io e iniziai a correre dietro di lui.

«Vieni a prendere me!» gridò ridendo. Finalmente lo raggiunsi e lo afferrai per un braccio. Si fermò, mi prese il viso tra le mani e mi baciò. Fu un bacio lungo, appassionato, che mi lasciò senza fiato. Poi iniziò a baciarmi il collo.

CESCA-La Maledizione Dell'imperatrice Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora