REVOLT

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Marcus

Stavo lasciando la stanza di Cesca, il cuore in tumulto e la mente affollata di pensieri. Ogni passo che facevo lontano da lei sembrava più pesante del precedente. Sapevo di aver ferito la persona che amavo più di ogni altra cosa al mondo, ma sentivo di non avere scelta.

Perché le avevo detto quelle cose? Perché l'avevo trattata con tanta freddezza dopo un momento così intimo? La verità era che avevo paura. Paura di quanto profondamente mi stavo innamorando di lei, paura di quello che poteva significare per entrambi. Avevo visto cosa l'amore poteva fare, come poteva distruggere e devastare, e non volevo che Cesca soffrisse per colpa mia.

Mi fermai nel corridoio, appoggiandomi al muro e chiudendo gli occhi. Sentivo ancora il calore del suo corpo contro il mio, il modo in cui ansimava il mio nome. Ogni dettaglio era impresso nella mia mente, ogni tocco e ogni bacio. Eppure, avevo scelto di allontanarmi, di proteggerla da me stesso.

Ma era davvero protezione o era solo codardia? Stavo cercando di convincermi che stavo facendo la cosa giusta, ma ogni fibra del mio essere urlava il contrario. Volevo tornare indietro, prenderla tra le braccia e dirle che sì, l'amavo più di ogni altra cosa. Ma non potevo.

Mi raddrizzai, cercando di riprendere il controllo. Dovevo essere forte, per lei e per me stesso. Dovevo tenere le distanze, anche se significava ferire entrambi. Cesca meritava di meglio, meritava qualcuno che potesse darle tutto senza riserve, senza paure.

Camminai verso la mia stanza, ogni passo più pesante del precedente. Entrai e chiusi la porta dietro di me, lasciando che la solitudine mi avvolgesse. Mi sedetti sul letto, la testa tra le mani. Il mio cuore batteva forte, un dolore sordo che non voleva andarsene.

Ripensai a tutto ciò che era successo, a come avevo lasciato Cesca nel letto, tremante e vulnerabile. Ogni immagine mi torturava, ogni ricordo mi faceva male. Mi resi conto di quanto fossi stato egoista, di quanto avessi cercato di proteggere me stesso a scapito del suo cuore.

Sentivo il bisogno di fare qualcosa, di rimediare in qualche modo. Ma come potevo? Come potevo riparare il danno che avevo fatto? L'unica cosa che sapevo era che dovevo continuare a lottare, per lei e per me stesso. Dovevo trovare un modo per affrontare le mie paure e proteggerla allo stesso tempo.

Mi sdraiai nel letto, chiudendo gli occhi per un istante, cercando di trovare un po' di pace. Ma il mio riposo fu interrotto dal rumore della porta che si apriva lentamente. Speravo che non fosse Cesca. Non potevo affrontarla di nuovo, non dopo quello che avevo fatto e detto.

Quando guardai verso la porta, vidi una figura femminile entrare con una candela in mano. Era Diana. Si avvicinò al letto con un sorriso provocante. «Marcus,» disse con una voce sensuale, «mi hai portato qui per fare cosa?»

Mi alzai rapidamente dal letto, cercando di mantenere la calma. «Diana, non è il momento,» dissi, cercando di essere fermo.

Lei ignorò le mie parole e si avvicinò ulteriormente, posando la candela su un tavolino vicino. Con un movimento fluido, iniziò a toccarmi gli addominali, le sue dita che tracciavano linee leggere sulla mia pelle. «Ma io ho voglia, Marcus. Dai,» insistette, avvicinandosi ancora di più.

Sentii un'ondata di frustrazione e confusione. Non volevo cedere, non dopo quello che era successo con Cesca. Ma Diana non sembrava voler accettare un no come risposta.

«Diana, ti prego,» dissi, prendendole le mani e allontanandole dal mio corpo. «Non posso farlo.»

Lei mi guardò con un misto di delusione e desiderio. «Perché no, Marcus? Non ti piaccio più?» chiese, la sua voce un misto di provocazione e dolore.

CESCA-La Maledizione Dell'imperatrice Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora