THE NEW WARRIORS

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Francesca

Accarezzai il viso di Marcus che ancora dormiva, sentendo il calore della sua pelle sotto le mie dita. Gli diedi dei baci sulla guancia, cercando di svegliarlo dolcemente. «Svegliati, Marcus,»sussurrai, sperando che la mia voce lo raggiungesse attraverso il velo del sonno.

Lui non disse niente, ma si limitò a ridere sommessamente, un suono che fece vibrare il mio cuore. «Continua, continua ad accarezzarmi,» mormorò, senza aprire gli occhi.

Continuai a passare le dita sui suoi zigomi, lungo la linea della mascella, godendo del contatto con lui. Volevo il suo aiuto. Sapevo che lui era l'unico che poteva davvero insegnarci a combattere come guerrieri. «Marcus, ho bisogno del tuo aiuto,» dissi, la mia voce un misto di supplica e determinazione.

Lui aprì lentamente gli occhi, fissandomi con uno sguardo assonnato ma vigile. «Cosa vuoi, Cesca?» chiese, la sua voce ancora impastata dal sonno.

Mi sedetti sul bordo del letto, guardandolo intensamente. «Voglio che ci insegni a combattere. Io e le altre donne. Dobbiamo essere pronte per la guerra. Tu sai come combattere, puoi aiutarci.»

Marcus si mise seduto, appoggiando la schiena contro la testiera del letto. Passò una mano tra i capelli, cercando di svegliarsi completamente. «Non è così semplice, Cesca. Non posso insegnarvi tutto in pochi giorni.»

Mi alzai dal letto, sentendo una fitta di frustrazione mescolata alla determinazione. «Appunto per questo motivo resterai qui un mese e mi insegnerai tutto il possibile,» dissi, incrociando le braccia e fissandolo con sguardo deciso.

Marcus si mise la tunica, sospirando. «No, non posso aspettare un mese qui. Una settimana posso restare, sono venuto qui perché mi sono ferito. Posso insegnarti alcune cose, ma non tutte. E poi, non voglio che tu vada in guerra.»

Mi alzai anch'io dal letto, avvicinandomi a lui. «Quindi non vuoi aiutarci? Io voglio combattere per il mio impero. Ho bisogno del tuo aiuto.»

Marcus sospirò di nuovo, il suo sguardo si fece più dolce. «Voglio aiutarti, davvero. Ci pensavo anch'io ieri sera, ma non voglio che tu vada in guerra. Possono ucciderti, Cesca. Non voglio che tu muoia, stellina.»

Sentii il mio cuore tremare alle sue parole, ma non potevo permettere che la mia paura mi fermasse. «Marcus, io non ho intenzione di restare indietro mentre il mio popolo combatte. Ho bisogno di essere forte, e ho bisogno di te per diventarlo.»

Lui scosse la testa, cercando di trovare le parole giuste. «Non capisci, Cesca. La guerra è un inferno. Non posso sopportare l'idea di perderti. Se tu morissi, non lo perdonerei mai.»

Mi avvicinai di più, mettendo una mano sul suo petto. «E se non mi alleni, morirò comunque, Marcus. Ma almeno così avrò una possibilità di combattere. Non posso vivere nella paura. Voglio essere una guerriera, come mia madre.»

Marcus si mise a ridere, un sorriso che odiavo quando si parlava di cose serie. «Tua madre non era una guerriera, Cesca. Era una prostituta della corte,» disse ancora ridendo.

Non capii più nulla. Un misto di rabbia e dolore mi travolse. "Tua madre non era una guerriera, era una prostituta!" Le sue parole riecheggiavano nella mia mente. Gli tirai uno schiaffo con tutta la forza che avevo, e il suo viso si girò. Si toccò il viso con la mano, e un po' di sangue gli uscì dal naso. «Mia madre non era una prostituta,» dissi con voce tremante.

«L'unico che deve morire in guerra sei tu, Marcus!» urlai, mentre le lacrime iniziarono a scendere senza controllo.

«Ah, davvero, Cesca? È questo che vuoi, che io muoia?» chiese, con un tono che non riuscivo a interpretare. Il suo sorriso era svanito, ma il suo sguardo era ancora freddo.

CESCA-La Maledizione Dell'imperatrice Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora