1. Sere Nere

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Chiudo finalmente l'ultima pagina del libro "I bambini e la psiche", un mattone che devo imparare per il prossimo esame universitario. Ripongo il libro nel suo scaffale e vago per la casa, cercando qualcosa da fare. Per fortuna siamo in inverno, e il tempo non consente alle persone di uscire per lunghe passeggiate, perciò studiare è meno faticoso, rispetto se fossi stata costretta a farlo in estate.
Esco in veranda per una boccata d'aria: non piove, ma l'aria è gelida.. beh, in fondo siamo a gennaio.
Ritorno in casa, dove appoggio il mio fondoschiena su un caldo termosifone, che subito mi avvolge nel suo calore.
Guardo l'orologio: sono le sei di pomeriggio. Prendo il mio portatile per cercare di perdere un pò di tempo in ricerche e in social network, quando improvvisamente il telefono squilla. Rispondo distrattamente.

"Pronto?"

"Amore" dice la dolce voce del mio fidanzato Enrico. Sorrido come una bambina.

"Enrico!"

"Hai finito di studiare?"

"Sì, ho la testa piena di psicologia e pedagogia" rido.

"Ti và di uscire un pò? "

"Con questo freddo? E dove andremo?"

"Al locale Follie c'è una festa, potremmo andare lì. . "

Confesso che l'idea non mi alletta; non sono mai stata un tipo da feste e svago sfrenato.

"Sinceramente non mi va molto.."

"Dai, Angelica! Fallo per me.. ho vent'anni, ho voglia di divertirmi con la ragazza che amo!" cerca di convincermi. Alzo gli occhi al cielo, tanto non può vedermi.

"D'accordo" mi arrendo imbronciata, cercando di non farlo trasparire dalla mia voce.

Anch'io ho diciannove anni, eppure non ho mai sentito la necessità di feste, discoteche, alcol e fumo. Certo, amo divertirmi come tutti, ma ho gusti molto più semplici rispetto quelli del mio ragazzo.

"Non te ne pentirai! A dopo, amore. Passo a prenderti alle nove" chiude la chiamata.
Butto il telefono sul divano. Odio fare cose che non mi aggradono, e soprattutto che qualcuno mi dica cosa fare. Perché in un certo senso Enrico mi ci ha costretto, anche se velatamente.
Decido di non rimuginarci troppo e vado a prepararmi, magari mi rendo presentabile. Lavo i capelli, mi depilo e scelgo qualcosa di non troppo eccentrico da indossare.
Pettino i lunghi capelli mossi e ramati, mentre circondo gli occhi grigi con della matita nera. Angelica. Che strano nome. I miei genitori avrebbero dovuto chiamarmi Fiamma, mi avrebbe rispecchiato di più. Di certo non ho un aspetto angelico, forse somiglio più ad una piccola demone. Scanso questi ragionamenti stupidi ed indosso la gonna di pelle nera ed una camicia bianca. Wow, sembro il membro di un coro. Metto dei tacchi neri non molto alti ed infine coloro le mie labbra con del rossetto bordeaux.
Aspetto uno squillo di Enrico, mentre ripenso al mio rapporto con lui. Siamo fidanzati da circa cinque mesi, eppure non gli ho mai detto ti amo. Sono innamorata di lui, eppure qualcosa mi frena nel pronunciare quelle due fatidiche parole. Chissà, magari sono strana io.

Finalmente Enrico arriva ed io salgo sulla sua macchina. Lo saluto con un bacio e partiamo verso il locale. Lungo il tragitto, fisso Enrico con aria assorta, mentre penso a quanto sono felice con lui. Nonostante abbia vent'anni, il suo viso è ancora quello di un ragazzino, reso più maturo solo dalla barba scura. I suoi capelli sono neri come la pece, mentre i suoi occhi sono castano chiaro. Ha un fisico scolpito e robusto, ma ciò che amo più di lui è la sua simpatia: riesce a strapparmi un sorriso anche quando un motivo non c'è.
Quando arriviamo al locale, la musica e già iniziata ed Enrico non perde tempo nel gettarsi al centro della pista e divertirsi. Le ragazze lo divorano con lo sguardo, mentre io rimango un pò più in disparte. Improvvisamente mi attira verso di sé e mi circonda con le sue braccia, mentre i nostri corpi si sfiorano a ritmo di musica. Dopo un pò di tempo, Enrico va al bar per bere qualcosa, mentre io mi siedo su uno sgabello. Osservo la fede che porto al dito: è un anello su cui vi è scritto il padre nostro. È un regalo di mio padre, perciò ci sono affezionata; è come se mi proteggesse. Durante la serata, la musica non fa altro che aumentare il mio mal di testa ed il mio malumore, ed io chiedo più di una volta ad Enrico di accompagnarmi a casa. Dopo la mia ennesima supplica, Enrico sbuffa e mi conduce in macchina, ma durante il tragitto non pronuncia nemmeno una parola.

"Perché sei arrabbiato con me? In fondo siamo stati parecchio a quella dannata festa!" rompo il silenzio.

"Tutti i miei amici restano a ballare fino a tardi, mentre io sono costretto ad accompagnarti già a casa"

"Penso di essere più importante io di una stupida festa"

Enrico mi guarda cercando qualcosa con cui rispondere, ma la macchina sterza sull'asfalto umido.

"Enrico! Santo cielo, guarda la strada!"

"Io non capisco perché tu non sei come le altre ragazze.. sei così seria!" continua però lui "a volte mi pento di essere fidanzato"

"Cosa?!" sbotto io "allora torna ai tuoi giochi e alle tue feste, bambino viziato"

Enrico si innervosisce e comincia a perdere il controllo della macchina, mentre io mi aggrappo al sedile.

"Ma sei ubriaco? Stà attento" urlo spaventata.

"Ubriaco? Chissà, magari ho preso anche qualche altre cosa oltre a semplici drink" confessa con aria folle.

"Enrico, accosta! Voglio scendere!" urlo, ma lui blocca gli sportelli.

"Tu non andrai da nessuna parte!" ribatte aumentando la velocità.

"Enrico, ti prego!" piango io, ma ad un tratto non sento più nulla, solo un grande tonfo. Vedo appannato. . C'è dal sangue intorno a me. In lontananza si sente la sirena di un'ambulanza. Magari stanno venendo a salvarmi.. magari non morirò.. penso prima di svenire.

Angel- Destinazione paradisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora