Valencia, Spagna
22.03.2018 h 15:06
SeanSono giorni che provo a cercare un cazzo di lavoro.
Niente da fare.
Ho provato in circa cinque bar, due lidi e tre ristoranti, ma nulla. Non mi vogliono.
Ci tengo a precisare che questo si chiama discriminazione, amici miei.
«Sean? Ma dove stai andando ancora?» Daniel compare dalla porta della mia stanza, coperto solo dal pantalone corto del pigiama leggero.
«Ho un altro colloquio. Questo sembra promettente. È un locale vicino al mare, quindi non hanno scelta che prendermi» prendo le chiavi di casa dal comodino del mio letto e le metto in tasca, assieme al telefono.
«Certo, lo hai detto anche degli altri dieci locali dove sei stato».
«Beh, questa sarà la volta buona. Me lo sento» arrivo davanti a lui, dandogli un dolce buffetto sulla testa e avviandomi verso la porta.
«Ti ricordi che cosa devi fare in mia assenza?»
«'Devo scaldare il pollo e fare l'insalata', lo so».
Gli sorrido, aprendo la porta. «Torno tra un paio d'ore, Enano. Non ti cacciare nei casini in mia assenza».
«Tranquillo fratellone! E se non dovessi tornare, sappi che custodirò il tuo ricordo per sempre!» fa una faccia teatrale, atteggiandosi come se dovessi partire per il Vietnam e non tonare mai più.
Esagerato, come sempre.
«Vado. Ci vediamo dopo», e nel mentre che esco chiudendo la porta, sento un: 'Ricordati di meee'.
*
Sto tremando.
Se questo colloquio non dovrebbe andare come da programma, sono letteralmente fottuto.
Se non va bene, addio alla possibilità di un lavoro normale.
Sono seduto su questo cazzo di divanetto di pelle nera da non so quanto. Le gambe mi tremano come prese da un tic nervoso. Sento il sudore imperlarmi la fronte, e vorrei aver messo una felpa più leggera, che non mi faccia sentire dentro una sauna.
Il datore di lavoro di uno dei locali più frequentati di Valencia, Il Cívico 53, entra finalmente dalla porta completamente rivestita di nero.
È una giovane donna, dai capelli ramati ricci, leggermente più corti del normale, con addosso una camicia bianca e dei pantaloni eleganti neri. Credo che abbia trent'anni, anche se con il trucco leggero che ha ne dimostra molto meno.
«Hola chico! Estoy feliz de que estés aquí!» ('Ciao ragazzo! Sono felice che tu sia qui!' in spagnolo)
Provo a rispondere in spagnolo, fondendo le mie conoscenze, ma il mio cervello è troppo occupato a giocare a carte con i miei neuroni per poter collaborare. Non ricevendo indicazioni, resto immobile, con un'espressione imbarazzata e il disagio in volto.
La donna mi guarda accigliata, poi vede il mio curriculum e, dopo aver letto la parola 'messicano', capisce tutto.
«Oh, scusami tanto. Non sapevo che avessi difficoltà con la lingua» parla in un inglese a dir poco perfetto, che mi fa quasi pensare di non saperlo bene quanto lei, pur essendo nato in America. «Sappi che non è un problema. Lavorando con noi potrai impararla al meglio, te lo assicuro!» ha una voce raggiante e squillante, che le dà un'area decisa ma tranquilla.
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𝐃𝐢𝐫𝐭𝐲 𝐃𝐚𝐧𝐜𝐢𝐧𝐠
Romance«Sei bella come l'alba e il tramonto insieme, Enola. Come quando riesci a distinguerli solo osservando il movimento del Sole.» Sean e Daniel sono due fratelli di origine messicana, che si ritrovano a sbarcare in Europa, venendo a far parte della bel...