Capitolo 11

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Valencia, Spagna
11.04.2018 h 08:10
Enola

Che due palle.

Ho letteralmente due borse Gucci nere di ultimo modello sotto gli occhi, e lo zaino che ho sulle spalle pesa più di me e un elefante messi insieme.

Perché esiste la scuola?

Scolo l'ultima goccia del mio cappuccino d'asporto, tentando con fatica a ristabilire le mie energie.

Butto il bicchiere di carta chiuso dentro il cestino, entrando ufficialmente nei cancelli dell'Inferno. Tra venti minuti devo sopportare una noiosissima lezione di spagnolo, per poi decompormi a geografia.

Ottimo modo per cominciare la giornata.

Non ci pensare. Non ci pensare. Tra due giorni è finita la settimana.

«ENOOOLAAA!» una voce mi chiama, una troppo familiare per non riconoscerla.

Mi giro, mettendo a fuoco la figura di Carmen e delle altre ragazze della nostra classe. «Ciao Carmen. Ciao ragazze», le saluto, sempre con il mio spirito energico alle otto di mattina.

Mi guardano con sguardi confusi. «Enola... tutto bene? Sei pallida...»

«Infatti... e hai due laghi sotto gli occhi. Non dormi bene?»

«Ragazze, lasciatela stare. Avrà i suoi motivi».

Le tre ragazze dietro Carmen si consultano tra loro, cercando di tirare fuori motivazioni riguardo alla mia perdita di vita.

La più alta, Daniela, dai capelli neri e gli occhi scuri, sempre le ciglia coperte dal mascara, ipotizza che io sia troppo impegnata con gli studi e con la danza, e che non riesca a dormire bene.

La più bassa, Cristina, dai capelli biondi mossi e gli occhi azzurro cielo, pensa che sia la questione di Francisco a preoccuparmi. Ormai quello che è successo ha girato per i corridoi della scuola già dal giorno zero, allarmando docenti ed alunni. Però, come tutti i pettegolezzi, tempo due giorni e già è sparito, il podio rubato dal figlio del preside che se la fa con la figlia della psicologa.

L'ultima, alta quanto me, Mya, dai capelli ricci castani e la pelle scura, sempre vestita con top e jeans larghi il doppio di lei, se ne lava le mani, esprimendo il fatto che siamo esseri umani, e che ogni tanto abbiamo voglia di morire tutti quanti.

Ma ho davvero un aspetto così drammatico?

«Ragazze? Vedete che io sono qui, eh» dico, intromettendomi negli altri mille motivi per cui dovrei essere stanca.

Non mi ascoltano, continuando a parlare tra loro, nel mentre che Carmen se la ride sotto i baffi.

Grazie Carmen. Così sì che mi aiuti.

Sospiro, arrendendomi all'impossibile, ma una figura troppo nota mi passa di fianco senza fermarsi. Faccio segno a Carmen verso la persona individuata, e lei conoscendola annuisce leggermente, l'espressione giusto un po' infastidita.

Mi faccio largo tra gli studenti, seguendo la sua figura veloce e minuta.

«Camilla!»

Si gira di scatto, gli occhi stanchi e spenti. Una volta che si accorge della mia figura, mi guarda storto, per poi rigirarsi e proseguire per la sua strada.

Resto immobile sul posto, non so quando il cuore abbia preso a battere come un pazzo. Uno strano presentimento mi chiude il petto, facendomi contrarre i polmoni su sè stessi.

𝐃𝐢𝐫𝐭𝐲 𝐃𝐚𝐧𝐜𝐢𝐧𝐠Where stories live. Discover now