Capitolo 9

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Valencia, Spagna
09.04.2018 h 18:44
Sean

Diciamo che, alla fine, abbiamo passato un'ora a provare la posizione milioni, e milioni, e miliardi di volte.

Non mi sento quasi più le braccia, per quanto le ho tenute stese.

«Mai più... mai più!» Daniel sembra il più disperato tra i due. Si è scolato in due secondi metà bottiglia d'acqua, non preoccupandosi di pulirsi una volta straripata dalla bocca.

Il solito animale selvatico.

La panchina su cui siamo seduti sembra risucchiarmi le viscere, il maledetto cartello blu che segna la fermata dell'autobus pare possa arrivare fino alle nuvole. In strada, solo qualche macchina che torna a casa dal lavoro, e adolescenti con degli strumenti musicali tra le braccia che ritornano a casa dopo una lezione pomeridiana.

Mi giro verso mio fratello, che sembra appena tornato da una guerra all'ultimo sangue contro l'acqua: ha la parte di maglia attorno al collo completamente fradicia.

«Dai che, in fin dei conti, non è stato così male...»

«Un corno! Mi sembra di aver corso una maratona!»

«Come sei esagerato!»

«Dillo che ti è piaciuto il modo in cui ti ha toccato Enola» ammicca, con una faccia che mi fa imbestialire.

«La vuoi smettere di dire queste cose?! Non è stata difficile perché, dopo mezz'ora a sentire sempre la stessa cosa, la impari!»

«Facile per te! Io non ho ancora capito come tenere le braccia!» confessa, con troppa enfasi.

Scuoto la testa, esasperato, ma una figura davanti alla porta della scuola di danza 'Saint Domiano'; un piccolo edificio separato dagli altri un po' distante dal centro; mi distrae dal monologo infinito di mio fratello. Un ragazzo alto, dal corpo tonico e i capelli biondo scuro aspetta, spazientito. Smanetta con il cellulare, i pollici che si muovono con aggressione su essa.

Non so perché, ma il mio sesto senso mi dice che quello non è uno apposto...

«Sean? Che ti prende? Perché stai fissando quel tip...?»

«Shhh! Gridalo ai quattro venti, forza!» sussurro con enfasi, ironizzando, ma lui sembra ascoltarmi.

Fa una faccia confusa, poi scrolla le spalle, carica i polmoni d'aria e, prima che possa fermarlo, urla: «SEAN! PERCHÉ STAI FISSAND...»

Gli tappo la bocca con la mano. «Allora sei stupido veramente?! Ma che cazzo ti passa per il cervello?!»

Mi giro di scatto verso il ragazzo, che adesso ci sta fissando. I lineamenti sul suo volto non sono per nulla rassicuranti: tratti marcati, mascella quadrata, sopracciglia folte e occhi dal taglio aggressivo.

Semplicemente sorridendo, secondo me, quel tipo sembra incazzato 24/7.

Faccio finta di nulla, maledicendo Daniel con lo sguardo.

Continuo a fissarlo con la coda dell'occhio, rimanendo comunque nella stessa posizione, per paura che il mostriciattolo possa sparare qualche altra cazzata.

Vedo che sta per dire qualcosa, ma il rumore della porta che si apre lo distrae, focalizzando la concentrazione su qualcun altro.

O qualcun'altra...

«Ancora tu?!» Enola non fa neanche in tempo ad uscire dalla porta, che quel bisonte le si posiziona davanti, bloccandole la strada.

Che cazzo sta facendo quello?

𝐃𝐢𝐫𝐭𝐲 𝐃𝐚𝐧𝐜𝐢𝐧𝐠Where stories live. Discover now