Capitolo 8

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Valencia, Spagna
09.04.2018    h 10:30
Enola

«...ragazzi, ricordatevi che tutto sta nella delicatezza del tratto. Se nel mentre che dipingete sembrate degli orchi impegnati a spazzolarsi i denti, non state dipingendo», la professoressa di arte ripete questo piccolo monologo da circa mezz'ora.

   Il mio pennello passa tranquillamente sulla ta, La canestra di frutta ha cominciato a prendere vita sin dal primo minuto dopo la pausa merenda.

   Nel mentre che la professoressa ci spiegava cosa rappresenta questo dipinto, la natura morta eccetera, io pensavo solo ad una persona.

   Sean...

   Oggi ci sarà la nostra prima lezione insieme.

   Se sono agitata? Ovviamente sì. Ma la cosa che mi distrugge di più è il fatto di dovergli insegnare tutto da capo.

   Posizioni, passi, la scioltezza del copro nel mentre che ci si muove.

   Tutti pensano che ballare sia facile, ma nessuno vede veramente la fatica di noi ballerini ad ogni allenamento o spettacolo. Per non parlare delle gare, dove ci sarà sempre qualcuno più bravo di te, ad occupare il podio che tanto sogni.

   In parole povere: un incubo.

   «Oh, Enola! È davvero magnifico!» la professoressa mi arriva vicino, cominciando a farmi complimenti per la mia opera e mostrandola alla classe, come esempio da seguire.

   Non faccio altro che sorriderle e ringraziarla, ma la verità è che non so nemmeno io come sia riuscita a disegnarla così bene. Fin dal primo secondo in cui ho imbrattato il pennellino della tempera a olio, i miei pensieri si sono intersecati, fino a farmi ricordare il tocco delle sue mani sulla mia schiena, il buon profumo maschile che aveva e il modo in cui si è lasciato abbracciare da me, più la preoccupazione per Francisco.

   Sensazioni strane si mischiano tra loro, come le farfalle nello stomaco e il tremore di perdere una persona cara.

   La campanella suona, annunciando la fine della terza ora di lezione del giorno.

   «Bene ragazzi. Lasciate pure le vostre opere qui. Anche se non le avete finite non è un problema, le continuerete la settimana prossima!» e dicendo questo la prof esce, lasciandoci soli.

   Mi assicuro che il mio dipinto stia tranquillo per i prossimi sette giorni, fino a che una ragazza dai capelli biondi e occhi castani non mi raggiunge; una che conosco fin troppo bene.

   «Enooolaaa!» si avvicina a me saltellando, con le sue ciglia sempre coperte dal mascara. Indossa una camicia bianca, con un pantalone di jeans e delle converse bianche.

   Uno dei tanti vestiti chiari che ha nell'armadio.

   «Carmen, te lo dico sempre che bere il caffè ad ogni ora fa male!» le rivolgo uno sguardo di rimprovero ironico, alla quale lei risponde con un dito medio.

   Sempre delicatissima.

   «Oggi pomeriggio hai lezione?»

   La guardo con disperazione. «Lasciamo perdere...» tolgo il grembiulino bianco che ci offre la scuola, e vado a posarlo negli appendi abiti in fondo alla stanza, contenenti venti grembiuli uguali al mio.

   Sento Carmen seguirmi. «È per Francisco, vero?»

    «Non solo per lui...» prendo il mio telefono dalla tasca, facendole segno di seguirmi fuori.

𝐃𝐢𝐫𝐭𝐲 𝐃𝐚𝐧𝐜𝐢𝐧𝐠Where stories live. Discover now