Sì ero finita nel blocco dello scrittore, ma eccomi qui per voi.
Non aggiungo altro se non il POV del personaggio.
Liberty
Sbuffai ancora una volta controllando l'orario che faceva.
Notte fonda.
Strofinai le mie mani bagnate contro il velo che rivestiva il mio vestito da sera, per poi avvicinarmi al portone della sala da pranzo.
Presi un lungo respiro e infilai su il diadema adatto per questo incontro.
Queste riunioni si tenevano da ormai una settimana, per decidere se porre fine allo sterminio, che stava lentamente raggiungendo il suo fine.
Abbastanza persone di popolo erano riuscite a sopravvivere ai vari colpi subiti dai Musafar, ma non tante da dire che c'è l'avremmo potuta fare.
Quasi la metà dei nostri guerrieri ci aveva lasciato morendo in modo rigoroso e Shira si dava per morta dalla sua scomparsa.
Tastai la ferita al petto, non faceva più male, ma sentivo ancora quel senso di vuoto di non aver fatto nulla per il mio popolo.
«Maestà» bussò uno dei miei maggiordomi «l'aspettano in riunione»
Diedi una leccata alle labbra per idratarle e non sembrare scomposta come sempre, presi i guanti da un comò dove gli avevo posati ed entrai in sala accompagnata dal servitore che mi aveva avvisato.
Varcai la soglia e una sensazione di caldo insopportabile mi sovrastò il viso.
«Salve Maestà» balbettò uno vestito in modo elegante, per poi far alzare tutti che si inchinarono al mio cospetto.
Feci cenno di sedersi e mi avviai con i tacchi che battevano contro il pavimento a scacchi, ad ogni mio movimento, alla sedia ornata di celeste e oro.
Tutti mi guardavano.
Erano posti in cerchio in un grosso tavolo sistemato con del cibo che nessuno avrebbe toccato dopo una mia prima parola.
Il silenzio per le mie orecchie si era fatto rumoroso.
«Di quali questioni abbiamo da discutere?» cercai di dare il via ad un discorso.
Un uomo sull'ottantina mi passo una carta geografica e subito dopo mise su degli occhiali in ferro con delle lenti leggermente graffiate.«Vede, alcuni dei vostri cittadini si stanno spostando verso ovest»
Mi morsi il labbro per trattenere di mandare tutto all'aria.
«Vede, si rischia che gli Yaculi finiscano per unirsi ai Musafar in cambio di qualcosa... » dice in modo lento e dolce
«Sentite, sono notti che cerchiamo di risolvere questa crisi» sbuffo dopo aver lasciato in pace le labbra «tutte le vostre idee sfociano verso la guerra, ma vi ricordo che noi siamo conosciuti per aver firmato un accordo di pace per oltre duecento anni»
«Ma di questo passo è in pericolo il regno!» controbatte qualcun altro con dell'uva in mano.
«Quel foglio si è perso da ormai anni!» ringhia un altro
Prendo un respiro, è vero il trattato di pace era scomparso da oltre novant'anni e nessuno ne aveva più saputo nulla dalla sua scomparsa, ma questo non avrebbe implicato sulla guerra.
«Se il suo problema è l'esercito mancante quasi del tutto e il loro capitano deceduto, possiamo rimediarci» risponde l'anziano cercando di rimanere calmo ma da come picchiettava sul tavolo sembrava volesse accoltellarmi sul momento.
Ed non aveva tutti i torti.
«Ora ditemi come potremmo fare senza Vlay e i migliori guerrieri» rispondo drizzando la postura per sembrare sicura della mia provocazione.
«Arruoliamo i Sarami, con loro abbiamo sempre avuto buoni rapporti» afferma come se avesse le risposte scritte in una mappa mentale.
Mi guardo intorno, alcuni mi guardavano dubbiosi, altri con uno sguardo tagliente, i rimanenti erano completamente persi nelle carte geografiche e nei loro appunti.
Chiusi gli occhi e la testa prese a girarmi.
«Mestà!» un servitore si allontana dalla veglia alla porta per avvicinarsi a me in corsa
«Tutto bene, tutto bene» sussurro cercando di respingere i maggiordomi.
Tutti continuano a guardarmi come se fossi un mostro.
Ed non aveva tutti i torti.
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The line that divided us
FantasyA differenza nostra, il mondo col passare del tempo si è evoluto in modo diverso da come ce lo potessimo aspettare. Si sono creati dei popoli con dei doni magici, la cui causa ancora sconosciuta. Quasi tutti i popoli col passare del tempo hanno subi...