22 - Fiducia

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Aaron


"Bugiardo, ma...

Utile?"


*Tre ore prima*


La pioggia pungente mi apriva lentamente la testa, facendomi ripetere la sua melodia rumorosa nella mente, che intanto pregava di non farmi affogare dai sensi di colpa.

«Aaron te la cavi con le liane?» domanda d'un tratto.

Rein proprio questa domanda mi dovevi fare?

 «Ecco...» mostro un sorrisetto agitato, come al solito.

«Aaron, non è il momento di chiedersi se sai usare il tuo potere» sussulto «al mio tre...» dei tremori si insidiano sulla pelle, per l'acqua che ormai sta lentamente consumando il nostro corpo «tu fai crescere un'edera sulla riva, deve essere robusta da poter tenere te aggrappato»

«E tu?»

«Mi afferrerai» conclude.

Cerco di fidarmi della sua supposizione di come sarebbe dovuto avvenire ciò che avremmo fatto a breve, per questo mi trattengo pronto a tutto.

Rein inizia a fare una conta con la sua voce roca e spezzata dal freddo agghiacciante che ci attraversa sempre di più la pelle rendendola vulnerabile.

«Tre» e mi spinge in acqua senza pensarci un attimo.

Impreco parole strane sotto gli occhi di Rein e i pezzi restanti della canoa allontanarsi.

Vado sott'acqua un'infinità di volte bevendo e tossendo acqua che esce fuori dal mio corpo senza attendere che io respirassi.

Faccio appello a tutta la mia dignità, forza e potere.

Il potere per lo più.

Tendo le mani così forte da sentire dolore e la pelle aprirsi al mio volere.

Delle tonalità verde fango seguono dalle mie mani fino al filo d'erba più vicino da cui compare una prima foglia.

Una liana.

Esce sfarzosa e pura in tutta la sua bellezza.

Arrivata a me mi aggrappo a lei desideroso di tutto l'aiuto che mi stava ponendo e salgo sul terreno di cui non sentivo la consistenza da tempo.

«REINN!» urlo provando a ricevere una risposta che non giunge alle mie orecchie.

Tremo al solo pensiero di aver lasciato il mio migliore amico morire per salvarmi la pelle.

Mi sollevo sporcandomi le mani di terra che viene assorbita dalle mie mani come carburante perso per la creazione della liana.

Inizio a correre soffocando le scarpe nella terra ormai zuppa d'acqua e mi strofino i capelli cercando di rivedere la figura di Rein.

Qualcosa mi tira per la felpa bagnata e le orecchie mi si tappano improvvisamente.

Mi strofino la fronte e riapro gli occhi.

Sbuffo «andiamo»

Una voce emette una risata «oh Aaron»

Alzo un sopracciglio «nonna?»

«Cretino» mi risponde.

Le corde vocali vengono risucchiate per la paura di chi mi possa trovare davanti.

«Layla che ci fai qui?» domando

«Ti cercavo» sorride nuovamente giocando con il coltellino ancora sporco di sangue.

Cerco di tirarmi nuovamente su strisciando per terra con le mani.

La sovrasto con la mia altezza che incombe su di lei.

Deglutisco a malapena «gli autografi un'altra volta» alzo entrambe le sopracciglia velocemente.

Si lecca il labbro inferiore e io rimango li a vedere cosa potesse fare in un momento di mia distrazione «tieni»

Mi passa una felpa asciutta e un ombrello.

Esamino ciò che mi ha passato pensando fosse una trappola «e questo?»

«Ah, lo offre la casa» dice con voce soave

Faccio una smorfia contrariata alla sua risposta «volevi uccidermi» dico indicando il braccio ancora stretto dal fazzoletto ormai sporco dal sangue asciutto della ferita.

Alza le spalle come se non fosse niente «chi ci finisce sotto un ponte alla fine sono io» ride in modo sottomesso «tu invece porti il segno della mia presenza, facile no?»

«Non capisco» rispondo con voce sottile

«Sono obbligata» pronuncia con tutta la facilità del mondo.

Non so che rispondere, non so come contraddirla.

Stringo a me ciò che mi ha dato.

Si avvicina a me e la paura che possa fare qualcosa mi inizia ad attraversare il corpo, ma lascia cadere per terra il coltellino ed alza le mani.

«Non ho nulla addosso ora, contento?» mi provoca.

La guardo velocemente, rimanendo bloccato tra l'albero e il suo corpo lontano al mio di soli pochi millimetri.

Inclino la testa e le fisso le labbra rosee e carnose in perfetto abbinamento con la sua carnagione olivastra.

«Cosa cerchi da me?»

Scuote la testa facendo risaltare le sue treccioline marrone chiaro.

«Cosa cerchi da me?» domando nuovamente, non ricevendo alcuna risposta.

Si avvicina alle mie labbra ed alzandosi con le Converse nere mi bacia, come una carezza leggera ma che conta tanto.

Si distacca da me e mi osserva ancora un'altra volta andandosene via e lasciando il coltellino per terra.

«Il coltello!» le urlo facendo cadere l'ombrello per terra.

Impreco e prendo il coltello dove sopra è scritto una frase.


Penso di aver bisogno di te.


Giro la scritta dall'altra parte dove c'è altro.


Xilon - 24

L'hotel dove l'ho incontrata.

Noto che la felpa ha la stessa tonalità di quella che già indosso e per questo la cambio mettendomi quella che mi ha dato Layla per prendere un po' di calore e apro l'ombrello e lo porgo sopra di me parandomi dalle goccioline d'acqua, pronto per recuperare Rein.

Quella ragazza e così tentennante ma è come se mi urlasse silenziosamente aiuto.



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