11 - Combatti

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Shira


"Combatti o nessuno sarà fiero di te"


Mi voltai verso di Rein.

Aveva la testa di lato, la bocca schiusa con gli occhi che si chiudevano e si aprivano in modo doloroso. 

«Attraente, vero?» si lecca le labbra Layla

Alzo gli occhi al cielo.

«Non eri qui per farmi una "X"?» rispondo stufa.

Ride in modo acuto facendo sobbalzare Rein per una frazione di secondo che solo io avevo visto.

Layla si da la carica e parte verso di me scaraventandomi dell'acqua che mi fa cadere a terra facendomi aderire al terreno molle.

Sbatto i piedi contro la terra mentre lei si avvicina con la lama impuntata sul mio braccio con uno sguardo famelico, come se fosse in uno stato di lotta con se stessa.

Mi allontano da lei strusciando sul terreno che sporca i miei pantaloni e tendo una mano verso di lei ghiacciano il suo coltello.

Il freddo assorbisce lentamente la lama, formando dei fiori e delle linee eleganti che arrivano fino al manico toccando anche i polpastrelli di Layla.

Lo getta atterra lamentandosi dal freddo prima che arrivasse alla sua mano. 

Soffia sui polpastrelli arrossati e mi guarda bruciandomi con un solo sguardo.

Si abbassa alla mia statura ancora seduta con il respiro affannante per prendere il coltello ancora infreddolito e con una smorfia dolorante lo stringe in una mano, mentre con l'altra ci passa sopra dell'acqua che fa uscire del fumo dal coltello.

Prendo l'occasione di alzarmi e di afferrare l'arco puntando verso di lei una freccia.

Alza le mani  in segno di arresa ancora con il il coltello in una mano.

«Quante storie per un taglietto» si morde un lato della bocca «di solito dura un quarto d'ora questa procedura, per colpa tua quasi un'ora» tossisce.

M'irrigidisco al suo movimento, per poi rilassarmi nuovamente.

Possibile che si stia arrendendo?

Lascio l'arco per terra, rimanendo sull'attenti con le mani pronte per fare qualcosa.

«A modo mio in questo caso funziona così» si piega in una posizione allontanando il braccio con il coltello impuntato e me lo scaglia contro con una mira infallibile. 

Mi abbasso mancando quasi per fortuna il coltello che saettò per terra incastonandosi nel terreno. 

Prendo un forte respiro e mi scaglio contro di lei che inizia a dimenarsi cercando di tirarmi qualche pugno.

Mira la mia pancia sferrando un calcio che mi provoca una sensazione di malessere per la forza applicata, ma non ci do molto peso e tiro un pugno sul suo zigomo.

Inizia a uscire del sangue dalle mie nocche e dalla ferita allo zigomo di Layla.

Si avvicina a me e sena neanche preoccuparsi del sangue che sgorgasse dalla sua ferita livida inizia a colpire nuovamente, come se non fosse successo nulla.

Sembrava controllata da qualcosa. Da qualcuno.

Mi lecco le labbra riflettendo sul da farsi spostando lo sguardo su Rein poggiato sul tronco con gli occhi chiusi e  gli alberi fitti nella ricerca dei riccioli luminosi di Aaron.

Sposto lo sguardo di Layla, puntato sul mio braccio.

«E' una fissa molto pesante la tua di graffiare la gente per una truffa fatta da voi stessi» dico impassibile

Ride di rimando «forse»

Mi aggrappo a la colpisco ancora una volta con un pugno sulla faccia, sentendo le mie nocche scricchiolare per il dolore.

Layla cade a terra esausta da tutto ciò mugugnando in modo rauco.

Mi allontanai da lei con passo svelto, avvicinandomi alla cintura di Rein.

Aprì una delle cerniere di quella cintura con un tocco legger, quasi sfiorando la pelle che la rivestisse per paura di svegliarlo.

Frugai tra cartacce nelle tasche di quella cintura per poi trovare una corda.

La presi e la srotolai cercando di vedere se avesse retto per il tempo di uscire dal territorio dei Bordi e andarcene.

Presi un taglierino e tagliai il resto della corda che non mi sarebbe servita e mi avvicinai nuovamente a Layla che cercava di prendere ancora fiato.

Guardò con un fare interrogatorio la corda e quando iniziai a legarle le caviglie afferrò il mio pensiero iniziando a scalciare e urlare parole inutili.

Strinsi con forza il doppio nodo fatto e passai ai polsi, legati con difficoltà per quanto si muovesse con quel corpicino asciutto dalle curve perfette, come se fossero disegnate.

«Non puoi farmi questo» stringe i denti in una morsa arrabbiata.

Alzo le sopracciglia e adocchio il coltello ancora bloccato nella terra.

Una volta legata assicurandomi che la corda non si spezzasse prima che ce ne fossimo completamente andati da qui, mi avvicino al  coltello che lo estraggo sporco dalla terra umida per quanta acqua avesse assorbito.

Mi allontano più del previsto mettendomi difronte ad un albero, che trafiggo leggermente con la punta del coltello che poi ghiaccio completamente, facendo gocciolare qualche residuo di terra.

Layla urla come se il suo tasso di dolore dipendesse dall'arma a cui era fortemente legata.

Ingoiai un groppo di saliva e girai intorno a me dubbiosa, per poi sentire un forte tonfo e poi una sostanza rossiccia impregnare gli alberi.

Aaron.





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