24 - Credi

4 1 0
                                    


Rein


"La linea che ci divideva"


Il sole cala sulle nostre teste a ritmo dei nostri passi affannati.

«Eccoli!» urla nuovamente qualcuno che non rientra nelle mie conoscenze.

Io e gli altri ci voltiamo di scatto per capire da chi provenisse quella voce e ci ritroviamo nuovamente con i soldati alle calcagna.

Shira si prepara uscendo dal sacco il suo arco ed una freccia pronta a scagliarle contro ad ogni costo.

La tiro per il braccio e lei riprende a correre con me.

Ci abbassiamo più e più volte tappandoci le orecchie per gli spari che arrivavano contro di noi in maniera imprecisa.

«Wilson, consegnati alla Patria!» urla un soldato.

«Per un aumento lo farei!» ribatto deciso.

Prendo le redini della strada e giriamo per interi vicoli colorati dalle insegne di club notturni.

Leggo un cartello, mi guardo intorno, non c'è ombra dei soldati e decido di spalancare le porte del bar ed entrarci.

«Rein, ma che fai?» mi strattona Shira obbligandomi a fissarla negli occhi.

«Senti Iceberg, non è momento di decidere se dobbiamo cambiare locale» le rispondo male 

Mi guardo intorno e le figure in nero che ci stavano alle calcagna prima si voltano verso di noi per scrutare i nostri visi che abbassiamo, ma qualcosa non va in ciò che facciamo.

«Wilson, sei accerchiato!» ricomincia quella voce roca che si avvicina sempre di più a noi.

«Quindi dove sono gli altri?» domando di rigetto 

Shira mi dira un calcio alla caviglia per intimarmi a rimanere in silenzio sotto gli occhi di tutti all'interno del locale.

«Ti sembra il caso?» stringe le labbra in una morsa arrabbiata.

Roteo gli occhi e guardo il restante del gruppo fondersi con il muro per la paura dei soldati.

«Aaron» lo chiamo «Aaron!» riprendo.

Si volta verso di me di scatto e gli sussurro delle parole.

Aaron prende a scappare da un lato del bar arrivando all'uscita del retro, contro i passi scattanti dei due soldati che ci avevano accerchiati.

Prendo nuovamente da un braccio Shira per attirarla verso di me per scappare dall'altro lato, rincorsi da un soldato.

Seguiamo lo stesso percorso di Aaron per uscire, per poi separarsi sotto gli abbai di Aria.

«Che fai, gli lasci soli?!» esclama Shira.

«Iceberg, il tuo spirito da attivista amichevole, lo riservi per dopo» mi avvicino a lei sincronizzando la sua andatura alla mia.

Inclino la testa per vedere se i soldati ci fossero ancora alle calcagna e colgo l'occasione per trascinarla verso un vicoletto abbandonato al buio.

«Rein!» mi rimprovera.

Abbasso il capo e noto i soldati che oltrepassano il nostro nascondiglio.

Si voltano verso di noi.

Merda.

Spingo Shira senza farle male contro il muro rovinato dagli anni  e mi avvento sulla sua bocca.

Rimane paralizzata per tutto il tempo, mentre io mi prendo tutto il fiato che le resta in corpo sotto gli occhi dei soldati che ci osservano.

Rafforzo la presa sui suoi fianchi e le gambe snelle oscillano sotto il mio tocco facendole inclinare la testa verso di me.

Ci osservano intenti a capire se la somiglianza appartenesse a Shira e Rein che ricercavano con esasperazione. 

«Ci scusi» sbotta alla fine uno dei due e ci lasciano soli.

Lascio la presa della situazione e mi distacco da lei che rimane in totale silenzio, come morta.

Strofino le mani agitate su i miei capelli, sotto lo sguardo paralizzato di Shira ancora appiccicata al muro.

«Dovremmo proseguire» fredda la situazione, ancora con le guance tinte di un colore rosso che sul suo volto.










The line that divided usDove le storie prendono vita. Scoprilo ora