23 - Splendi

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Shira


"Nei momenti del bisogno,

c'ero solo io e solo io"


Gli spari delle pistole si infrangono nell'aria traforandola ed ogni secondo in più Aaron tremava vicino a me sempre di più.

«Iceberg, sta volta l'hai combinata grossa» dice d'un tratto Rein per aprire una discussione.

«Come se tu fossi esonerato dalla conta» do così corda alla sua provocazione.

«Sentiamo chi l'ha portata qui quella donna?» domanda.

Non rispondo.

«Il gatto ti ha mangiato la lingua?»

«Il gatto ti ha mangiato le palle di dire semplicemente che non riesci a vivere senza far innervosire qualcuno?» sbotto.

Sghignazza in modo roco.

«Pesante questa» sussurra Aaron a Cameron che si godono lo spettacolo in silenzio.

«Non ti facevo spinta Iceberg» si morde il labbro inferiore che diventa subito più rosso di prima.

Un altro colpo dopo molti minuti interrompe i nostri pensieri che saltano subito alla circostanza in cui ci eravamo cacciati.

Delle mani nere si aggrappano a una parte sopraelevata del tetto seguito da dei pesanti anfibi come quelli di Rein che si arrampicano verso di noi.

Ci stringiamo in un unica muraglia mentre il soldato si fa vivo salendo sul tetto e puntandoci contro un fucile.

«Vlay e Wilson, con me» inizia a parlare «sempre se non volete essere traforati dal fucile» le curve del naso e della bocca sembrano alleggerirsi sotto il passamontagna, credendo stesse sorridendo.

Cameron si alza di corsa verso di noi e si mette davanti ai nostri corpi ancora seduti e il bersaglio mira verso di lui.

«Cercate di tapparvi naso e bocca» dice verso di noi.

Il soldato mira sta volta più aggressivamente verso Cameron che appena ci da il via di bloccarci le vie respiratorie innalza del fuoco tendente alle sfumature del blu.

E' la prima volta che vedo del fuoco radioattivo in vita mia e devo dire che si poteva evitare la sua presenza, dato che al primo momento in cui il vento sparge il suo fumo si scaglia contro di noi facendoci sentire una sensazione di bruciore sulla pelle scoperta.

Soffoco dei gemiti involontari per il dolore e sento gridare in modo eccessivo il soldato che bricia vivo davanti a noi.

La sua pelle si consuma fino all'ultimo momento facendo rimanere quel poco che non si è consumato della sua roba e il fucile intatto.

Cameron si allontana con il broncio da quella scena e si strofina le mani più volte coperte di cenere.

Ci alziamo ipotizzando che i soldati stiano ancora cercando un modo per salire dove eravamo e cerchiamo una via d'uscita impossibile da scovare.

Aaron prende il suo zaino da trekking e inizia a tirar fuori di tutto.

«Cibo per cani, per uccelli, per conigli, per pesci, per gatti, stecche di manzo, prosciutto,  una pistola senza colpi e dei vermi essiccati...» elenca Cameron molto preso «sembra che ti porti il negozio d'animali in trasferta» 

Mi scappa una risata guardando tutto il cibo sparso per terra e Cameron vicino ad Aaron intento a capire qualcosa.

«Trovato!» urla Aaron in modo acuto con in mano un rampino.

Lo prende e lo aggancia.

Prende la corda e con una rincorsa poco utile si lancia di sotto.

«Tutto apposto, funziona ancora!» ci avverte di non essere finito schiacciato per terra con tutte le ossa rotte.

Il secondo a calarsi è Rein per colpire più volte Aaron dicendo di evitare di riempire così tanto lo zaino di cose inutili, poi io e infine Cameron che rimane con gli occhi spalancati dopo aver toccato terra.

Riprendiamo a camminare con l'affanno della giornata che dietro di noi lascia il segno della sua andata e dell'arrivo della notte dove non ci fermeremo neanche un pò.



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