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Ormai la notte è scesa e la città si illumina di luci scintillanti, di Christopher nemmeno la traccia ma non mi aspettavo più di tanto che tornasse, l'unica cosa di cui sono certa è che non scherzavo prima quando ho detto che non mi sarei fatta abbattere infatti, già per iniziare, ho deciso di uscire, di distrarmi e di ritrovare un po' di me stessa.
Indosso un vestito rosso, che mi arriva a metà coscia e che lascia la schiena scoperta e che mi fa sentire sicura e dopo essermi assicurata di mettere in una borsa nera la carta di credito che mi aveva dato mio padre pochi giorni fa, a nome di Christopher, mi dirigo verso la discoteca. Avevo sentito fosse una nuova discoteca aperta molto recentemente e già famosa per il fatto che il proprietario sia "un figo da paura" e che molto spesso si trovi lì.

Quando entro nel locale, il ritmo pulsante della musica e l'atmosfera vivace mi avvolgono subito. Per un momento, riesco a dimenticare il dolore e a godermi la compagnia di persone che sembrano felici e spensierate.
Mi dirigo verso il bancone e dopo aver ordinato un Sex On The Beach, pagato rigorosamente con la carta di Christopher, mi dirigo verso la pista.

Ballo con energia, cercando di liberarmi dallo stress accumulato e all'improvviso a me si avvicina anche un ragazzo. Con cui intraprendo un breve conversazione per poi ballarci insieme. Non c'è nemmeno malizia, balliamo insieme senza mai sfiorarci e facendo mosse strane è divertenti.
Ma proprio mentre mi perdo nella musica, sento un tocco sulla spalla. Mi giro e vedo Christopher, con uno sguardo che non promette nulla di buono.
Che cazzo ci fa lui qui? Che brutti scherzi che fa il destino.
Il suo volto è teso e arrabbiato, e il suo comportamento è tutto tranne che discreto.

"Che cazzo stai facendo qui?" chiede con voce fredda, sopra il rumore della musica.

"Christopher, cosa ci fai qui?" rispondo sorpresa e leggermente intimidita, intanto girandomi vedo che il ragazzo di prima si è già volatilizzato.

"L'ho visto," dice con rabbia. "Stavi flirtando con quel ragazzo."

"Ma cosa stai dicendo?" esclamo, incredula. "Non è vero. Stavo solo ballando e poi tu cosa vuoi da me? Hai passato tutta la giornata fuori casa e ti ritrovo qui dentro e stavi sicuramente facendo chissà che cosa!"

"Non voglio sentire scuse." taglia corto. "Ho già visto abbastanza."

Prima che possa reagire, mi afferra per il braccio con forza, trascinandomi verso l'uscita. Le sue mani stringono il mio braccio in modo brusco, e la sua presa è sufficiente a farmi male. La mia paura cresce, e non posso fare a meno di pensare a quanto stia diventando violento.

"Christopher, per favore, lasciami andare," supplico, cercando di liberarmi dalla sua presa. "Non puoi trattarmi così."

"Non puoi umiliarmi in questo modo," urla. "Non lo tollero!"

Siamo fuori dal locale, e il freddo della notte mi colpisce in faccia mentre mi spinge verso la macchina. Continuo a lottare, ma ogni tentativo di resistere sembra inutile. Finalmente, una volta dentro la macchina, si volta verso di me con un'espressione severa.

"Non hai il diritto di fare quello che hai fatto," dice, cercando di mantenere il controllo della sua voce. "Non lo farai mai più."

Il viaggio di ritorno a casa è teso e opprimente. Non scambiamo una parola, e il silenzio è carico di una tensione quasi palpabile. Quando arriviamo, mi spinge dentro casa, e il suo comportamento diventa ancora più minaccioso.

"Sappi che hai superato ogni limite Carol.
Venire nel mio locale, vestita come una puttana, comportandoti come una puttana, e non fare quella faccia perché è quello che hai fatto. Umiliarmi a tal punto che è stato uno dei miei uomini a dirmi che c'è la MIA donna che balla con un altro uomo, attirando lo sguardo di tutti."
Dice avvicinandosi.
"Hai per caso qualcosa da dire a tua discolpa? E non mi rifilare la stessa scusa di prima, perché io stavo lavorando e non mi stavo scopando una troia qualsiasi." Dice con tono minaccioso e grave.
In questo momento però, la mia rabbia supera la paura.

"Non venire qua a farmi la predica Christopher, non ti permettere neanche. Sei stato tu il primo ad umiliarmi, a mancarmi di rispetto e io non ho aperto bocca, anzi quando ci ho provato tu mi hai liquidato come se fossi una cazzo di zanzara che ti ronza attorno! E ora vieni a qui scassarmi la minchia per una cosa che non ho nemmeno fatto. Basta Christopher. Non te lo permetto. Che poi anche se fosse cosa te ne importa a te? Non sono tua, mettitelo bene in quella cazzo di testa da incoerente e ipocrita che hai. Se avessi voluto, avrei potuto baciarlo, avrei potuto scoparmelo, donargli la mia verginità, cosa che tu hai rifiutato di prendere perché uomo che vale zero!"

C'è un momento di silenzio pesante prima che la situazione diventi insostenibile. Le sue mani si muovono verso di me in modo aggressivo, e sento un brivido di terrore, prima che cominci a colpirmi sul viso.
Cerco di difendermi, ma lui è troppo forte e la sua violenza è troppo intensa.

Le lacrime scorrono sul mio viso mentre mi confronto con la dura realtà. Non posso credere che questo stia succedendo, e il dolore fisico e emotivo è quasi troppo grande da sopportare. Ma anche in mezzo a tutto questo, una parte di me rimane determinata a non lasciarsi sconfiggere. Questa situazione non può continuare, e so che dovrò trovare una via d'uscita, per quanto difficile possa sembrare.

Sembra fermarsi e rendersi conto di quello che ha fatto solo quando dopo uno schiaffo troppo forte, cado sul tappeto del grande salotto, singhiozzando.
Non mi aiuta però, mi guarda solo per poi uscire di casa sbattendo il portone.

𝖘𝖈𝖆𝖗𝖘 - 𝖒𝖆𝖋𝖎𝖆 𝖗𝖔𝖒𝖆𝖓𝖈𝖊Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora