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Dopo aver lasciato il club, mi aggiro per le strade della città, senza una meta precisa. Ogni passo sembra più pesante del precedente, come se ogni centimetro di asfalto mi portasse più lontano da quello che era stato il mio rifugio. Le voci della gente che mi passa accanto sono un rumore di sottofondo indistinto, un brusio continuo che amplifica il mio senso di solitudine. Mi ritrovo in un parco, le cui luci soffuse creano un'atmosfera irreale, quasi sognante. Mi siedo su una panchina, il legno freddo contro la mia pelle attraverso il tessuto sottile della gonna. Non riesco a trattenere le lacrime. Piango silenziosamente, il volto nascosto tra le mani, mentre il mondo intorno a me continua a girare, indifferente alla mia sofferenza.

Narratore esterno

Christopher si sente esausto.
Dopo che Carol se n'è andata, ha passato il resto della giornata con un nodo allo stomaco. Le sue parole risuonano ancora nella sua testa, un misto di dolore e delusione.
Carol non si fida di lui, e questo lo ferisce profondamente. Ha cercato di proteggerla, di tenerla lontana dai pericoli del suo mondo, ma forse ha sbagliato approccio. Non è riuscito a farle capire quanto siano reali e presenti quei pericoli.

Seduto nel suo ufficio, Christopher ripensa a come le cose siano andate bene negli ultimi giorni, a come tutto sia andato storto così rapidamente. La rabbia di Carol è stata come un coltello che gli ha trafitto il cuore, un'accusa ingiusta eppure comprensibile.
Si alza dalla scrivania e si avvicina alla finestra, guardando fuori con uno sguardo vuoto. La città si estende davanti a lui, un mosaico di luci e ombre. Non può permettersi di perdere Carol, ma non sa come raggiungerla, come farle capire che tutto ciò che ha fatto è stato per il loro bene.

La sera, quando torna a casa, non trova Carol. La casa è vuota e silenziosa, e un senso di panico inizia a farsi strada dentro di lui. Dove può essere andata? Ha bisogno di trovarla, di parlarle, di spiegarsi meglio. Si sente impotente e frustrato. Cerca di chiamarla, ma il telefono squilla a vuoto. Ogni minuto che passa aumenta la sua preoccupazione. Si precipita fuori, deciso a trovarla.

Christopher va su tutte le furie, inizia a cercarla ovunque. Parte dalla casa di Marta, sperando che Carol sia andata lì per sfogarsi. Marta apre la porta, sorpresa di vederlo così teso. "Non è passata di qui," dice con voce ansiosa, dopo aver ascoltato la sua frettolosa spiegazione. "Ma se la vedo, ti faccio sapere subito."

Successivamente si dirige dai genitori di Carol, sperando che magari lei abbia cercato rifugio lì. Ma quando bussa alla porta, il padre di Carol lo accoglie con un'occhiataccia. "Non è qui, Christopher. Ma dobbiamo parlare. Incontriamoci domani," dice con tono severo, chiudendo la porta prima che Christopher possa rispondere. La sensazione di frustrazione si trasforma in disperazione. Dove altro può essere?

Passa ore a cercarla, battendo ogni strada e vicolo che gli viene in mente, ma senza successo.
La notte avanza e la sua preoccupazione cresce, diventando quasi insostenibile.

Finalmente, dopo ore di ricerche, la trova seduta su una panchina in un parco, in lacrime. Il suo cuore si spezza vedendola così vulnerabile. Si avvicina lentamente, senza fare rumore, e si siede accanto a lei. Carol non alza subito lo sguardo, persa nei suoi pensieri e nel suo dolore. Christopher la osserva, cercando di capire come può averla ferita così profondamente, sembrava che le cose fossero migliorate.

"Carol," dice dolcemente, cercando di catturare il suo sguardo. "Mi dispiace."

Lei alza la testa, gli occhi rossi e gonfi. "Non so cosa fare, Christopher. Mi sento persa."

Lui prende un respiro profondo, cercando di trovare le parole giuste. "Mi dispiace di averti fatto sentire così. Non è quello che volevo. Ma dobbiamo parlare, davvero, e capirci meglio. Non posso sopportare di vederti soffrire così."

Carol annuisce, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano. "Sì, dobbiamo. Ma è così difficile."

Christopher la abbraccia, stringendola forte. "Ti prometto che troveremo un modo. Non voglio tornare alla situazione iniziale."

Lei si aggrappa a lui, sentendo un barlume di speranza. Forse, dopotutto, c'è ancora una possibilità per loro. Rimanere lì, seduti insieme, sembra l'unica cosa giusta in quel momento. Il mondo esterno sembra sfumare, lasciandoli in una bolla di relativa tranquillità.

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Il giorno dopo, Christopher si sveglia presto, tra le braccia di Carol, deciso a sistemare le cose.
Ma prima di tutto si prepara per l'incontro con il padre di lei.

Christopher's pov

Arrivo davanti alla casa dei genitori di Carol con passo sicuro.
Mi preparo mentalmente mentre busso alla porta. Dopo pochi istanti, la madre di Carol apre, il volto segnato dalla preoccupazione. "Buongiorno, Christopher," dice con una cortesia formale. "Entra pure."

"Grazie," rispondo, entrando nell'elegante casa. "È un piacere vederti, signora Rossi."

"Lo stesso vale per me, Christopher," risponde lei con un sorriso forzato. "Tuo suocero ti aspetta nel suo ufficio."

Annuisco e mi dirigo verso l'ufficio del padre di Carol, mantenendo la calma e la sicurezza. Busso leggermente alla porta e, senza aspettare una risposta, entro.

Il padre di Carol è seduto dietro una grande scrivania di mogano, con un bicchiere di whisky in mano. Il suo sguardo è freddo e valutativo. "Christopher," dice, alzando lo sguardo con un'aria scocciata. "Siediti."

Perché me lo sta dicendo come se fosse un ordine?

Mi siedo sulla sedia di fronte alla scrivania, mantenendo lo sguardo fisso su di lui.

Sorride con un'aria di sfida. "Come ti sei permesso a far incontrare Giacomo e Carol?" chiede, il tono della sua voce duro e accusatorio. "Ti avevo dato ordini chiari di tenerla lontana da lui."

Non distolgo lo sguardo. "Lacroix, con tutto il rispetto, Carol è mia moglie e io decido chi può incontrare e chi no. Le sue decisioni non riguardano più te."

Stringe la mascella, visibilmente irritato. "Non ti ho dato il permesso di contraddirmi, Christopher. Ho le mie ragioni per voler tenere Giacomo lontano da mia figlia, e mi aspettavo che tu le rispettassi."

Mi sporgo leggermente in avanti, il tono della mia voce diventando più freddo e deciso. "Capisco che tu voglia proteggere Giacomo, anche se sappiamo tutti e due che non te ne frega nulla dei tuoi figli e lascia che ti ricordi qual è il tuo posto. Sono io che ho il controllo su questa situazione, non tu."

Il padre di Carol si appoggia alla sedia, fissandomi con un misto di rabbia e sorpresa. "Stai dicendo che non rispetterai più le mie decisioni?"

"Sto dicendo che rispetterò le tue decisioni quando saranno ragionevoli e nell'interesse di Carol," rispondo con calma glaciale. "Ma non ti permetterò di mettere in pericolo il nostro matrimonio o la sua sicurezza per i tuoi capricci."

Il silenzio cala pesantemente nella stanza, entrambi ci studiamo con sguardi carichi di tensione. Alla fine, posa il bicchiere di whisky sulla scrivania, rassegnato. "Mi aspetto che tu sappia quello che stai facendo, Christopher. Se qualcosa dovesse andare storto, sarà su di te."

Mi alzo, mantenendo il contatto visivo. "Me ne prenderò la responsabilità. Ma ricorda, signor Rossi, il rispetto è una strada a doppio senso. Non dimenticarlo."

E sappiamo tutti e due che l'argomento di questa conversazione non è solo l'incontro tra Giacomo e Carol.

Senza aggiungere altro, esco dall'ufficio, chiudendo la porta dietro di me. La madre di Carol mi guarda con un'espressione preoccupata ma speranzosa. "Com'è andata?" chiede, con un filo di voce.

Le offro un sorriso rassicurante. "Andrà tutto bene. Ci sono delle cose che dobbiamo sistemare, ma riusciremo a farlo."

Lei annuisce, visibilmente sollevata. "Spero che tu abbia ragione, Christopher."

Le stringo la mano per un momento, prima di uscire dalla casa.

𝖘𝖈𝖆𝖗𝖘 - 𝖒𝖆𝖋𝖎𝖆 𝖗𝖔𝖒𝖆𝖓𝖈𝖊Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora