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La mattina seguente, la luce del sole filtra dalle tende della camera da letto, svegliandomi dolcemente. Christopher è già sveglio e mi guarda con un sorriso. Mi strofino gli occhi e ricambio il sorriso, sentendo una calma insolita pervadermi.

Durante la colazione, decido di chiedergli se posso accompagnarlo di nuovo al lavoro, mentirei se dicessi che non mi sono trovata bene ieri.

"Christopher, posso venire al club con te oggi?"

Lui abbassa lo sguardo sul suo piatto, esitando per un momento. Poi scuote la testa. "Non penso sia una buona idea, Carol."

Le sue parole mi colpiscono come una doccia fredda. "Perché no? È andata bene ieri. Mi piace stare con te li."

"Non è quello il problema," risponde lui con un sospiro, cercando le parole giuste. "Ci sono delle cose che devo gestire da solo. Non è un ambiente adatto a te, lo sai."

Sento la rabbia montare dentro di me. "Cosa vuoi dire? Che ti vergogni di me? O forse preferisci avere spazio per scoparti le tue puttane senza che io ti intralci?"

Christopher alza lo sguardo, sorpreso dalla mia reazione. "Carol, non è così. Non si tratta di vergogna o di altre donne."

"Allora di cosa si tratta? Perché non vuoi che io venga con te?" alzando la voce.

"C'è molto di più in gioco," risponde, mantenendo la calma nonostante il mio linguaggio. "Molti dei miei nemici hanno clienti che frequentano quel club. Se ti vedessero lì, salteresti subito all'occhio. Non posso permettere che tu sia in pericolo."

Le sue parole non mi calmano. Anzi, mi fanno sentire ancora più arrabbiata e triste. "Non ti credo. Stai solo cercando scuse per tenermi lontana. Non vuoi che io faccia parte della tua vita."

Christopher si alza dalla sedia e si avvicina a me, cercando di prendere le mie mani. "Carol, ti prego, ascoltami. Non è così. Voglio solo proteggerti."

Mi tiro indietro, rifiutando il suo contatto. "Non mi interessa quello che dici. Non ti fidi di me e non mi vuoi vicino a te. È chiaro."

Senza aspettare una risposta, mi alzo e corro verso la camera da letto, sbattendo la porta dietro di me. Il rumore rimbomba nella casa silenziosa, sottolineando la mia frustrazione e il mio dolore.

Mi siedo sul letto, cercando di calmarmi, ma le lacrime iniziano a scorrere. Mi sento incompresa. Voglio solo stare vicino a lui, essere parte della sua vita, ma sembra che ogni volta che ci avviciniamo, qualcosa ci separi di nuovo e non me ne frega un cazzo se lui non mi vuole lì, perché io oggi pomeriggio mi presento davanti a lui.
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Ed è proprio ciò che ho fatto.

Mi vesto con un completo elegante bianco, composto da una giacca sartoriale ben tagliata e una gonna al ginocchio. II trucco è sobrio ma raffinato, pensato per trasmettere un'aria di eleganza e controllo. Voglio fare una dichiarazione silenziosa, ma decisa.

Quando arrivo al club, il sole di mezzogiorno illumina l'entrata, dando un aspetto luminoso e invitante al luogo. All'interno, il locale è tranquillo, con solo un paio di camerieri impegnati nella pulizia. Mi avvicino al banco della reception e saluto il personale con un sorriso. Il loro sguardo curioso e rispettoso mi fa sentire un po' più a mio agio. In fondo, questo è un posto che conosco e che dovrei sentirlo più mio.

Mi dirigo verso lo studio di Christopher, che si trova al piano superiore. La porta è socchiusa, e prima di entrare, sento un mormorio di conversazioni e risate. Spingendo leggermente la porta, entro e mi ritrovo di fronte a una scena che mi fa gelare il sangue, di rabbia forse? Non lo so.

Nello studio, Christopher è seduto alla sua scrivania, intento a mostrare qualcosa su un computer portatile. Di fronte a lui, con una disinvoltura che mi infastidisce, c'è la stessa bionda rifatta che avevo visto il giorno prima. Stavolta, però, la scena è decisamente peggiore. Questa tipa sta letteralmente sbattendo il suo seno davanti al volto di Christopher, cercando chiaramente di attirare la sua attenzione.

Il mio stomaco si contrae e il sangue mi pulsa nelle tempie. Avanzo con passo deciso, e la donna si volta verso di me con uno sguardo sprezzante. La mia voce è carica di rabbia e disprezzo. "Che cosa credi di fare qui?"

La bionda alza un sopracciglio e si sistema il décolleté con un gesto teatrale. "E chi sei tu per fare domande? Non vedi che Christopher e io stiamo discutendo affari?"

La mia voce si alza. "Affari? Non sembrano affari, sembrano  giochi da strapazzo. Che cosa pensi di ottenere con questo comportamento ridicolo?"

Christopher alza gli occhi dal computer, vedendo finalmente la mia presenza. Il suo sguardo è di puro imbarazzo e irritazione. "Carol, cosa ci fai qui?"

Non lo ascolto. "E tu, cosa credi di fare?" dico alla donna, avvicinandomi con decisione. "Non credere che io stia qui a guardare il tuo spettacolo da marciapiede."

La donna ride, il suono è alto e stridulo. "Oh, cara, non sapevo che avessi un senso dell'umorismo così sviluppato. Ma se pensi che puoi intimidirmi con il tuo completo elegante, sei fuori strada."

Le sue parole mi scatenano. "Sei solo una sgualdrina che cerca di arrampicarsi sui letti degli uomini per ottenere qualcosa. Non hai alcun rispetto per te stessa."

In risposta, la bionda si avvicina e si piega verso di me, le sue labbra si curvano in un sorriso beffardo. "E tu? Che credi di essere? La moglie devota? Oh, aspetta, non siete nemmeno sposati veramente. Sei solo una merce di scambio, in un mondo che non capisci."

Il suo tono è una provocazione e non posso più controllarmi. Avanzo verso di lei, la afferro per i capelli e la trascino verso la porta, urlando forse un pochino. "Tu non hai il diritto di parlare di cose che non conosci! Non ti permetto di mancare di rispetto a me o a ciò che rappresento!"

Christopher interviene immediatamente, separandoci con fermezza. "Carol, basta!"

La sua voce è dura e autoritaria, ma c'è anche una nota di delusione che non avevo notato prima. "Non dovevi venire qui e questo non è il modo di risolvere le cose."

Rilascio la bionda, la quale se ne va con un'aria soddisfatta.

Mi volto verso Christopher, i suoi occhi sono scuri e seri. "E tu, perché non me l'hai detto? Perché nessuno mi ha detto che tutti sapessero della vera natura di questo matrimonio?"

Christopher prende un respiro profondo, cercando di mantenere la calma. "Carol, questo non è il tuo posto. Hai oltrepassato il limite. È chiaro che non hai voluto ascoltarmi sta mattina, e questo mi delude tanto, giuro."

"Ti delude?" dico, le lacrime di frustrazione che riemergono. "E io invece di cosa dovrei essere delusa? Della tua mancanza di rispetto per il nostro rapporto e della tua incapacitá di farmi sentire parte della tua vita?"

"Non è questione di rispetto, ma di sicurezza," dice con fermezza. "Se tu avessi ascoltato invece di reagire con rabbia, avresti capito il perché delle mie decisioni."

Mi sento distrutta dalle sue parole. "E tu? Non hai capito che ho bisogno di sentirti vicino, non di essere ignorata e derisa?"

"Non posso sempre darti tutto ciò che vuoi se questo mette a rischio la tua sicurezza," risponde, la sua voce spezzata dalla frustrazione. "Ho fatto tutto ciò che posso per proteggerti, e il tuo comportamento qui è solo un ulteriore esempio di quanto sia difficile gestire questa situazione."

Mi volto e mi allontano, il cuore pesante e l'orgoglio ferito. "Mi dispiace per il casino che ho creato," dico con voce rotta.

Sento il peso delle sue parole a anche la necessità di trovare una soluzione. Senza dire altro, mi allontano dal club, sotto lo sguardo incuriosito dei presenti, sentendo il mondo girarmi attorno mentre cerco di riflettere su tutto quello che è successo.

E Christopher non mi viene dietro.

Questa volta ho sbagliato io.

𝖘𝖈𝖆𝖗𝖘 - 𝖒𝖆𝖋𝖎𝖆 𝖗𝖔𝖒𝖆𝖓𝖈𝖊Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora