Una settimana dopo, le cose tra me e Christopher sono abbastanza stabili, anche se non mancano i momenti di tensione. Le discussioni sono inevitabili, dovute principalmente alle nostre diverse opinioni su come affrontare la situazione in cui ci troviamo. Nonostante questo, c'è una sorta di equilibrio precario che ci permette di andare avanti. Viviamo come due funamboli su una corda, cercando di mantenere l'equilibrio senza cadere, consci del fatto che una singola parola sbagliata potrebbe farci precipitare.
Questa mattina, però, mi sento particolarmente irrequieta. La casa, che inizialmente era sembrata un rifugio, ora mi sembra una prigione. Mi manca l'aria aperta, il contatto con il mondo esterno, e soprattutto la casa dei miei genitori, dove ogni angolo è impregnato di ricordi.
La luce del sole che filtra dalle finestre sembra un'ironia crudele, una promessa di libertà che non posso raggiungere. Ogni angolo della casa si stringe intorno a me, trasformandosi in una gabbia invisibile.
Passeggiando nervosamente per il salotto, rifletto ancora su quanto sia difficile vivere sotto il giogo di una famiglia mafiosa.
È come essere intrappolati in una gabbia dorata, dove la libertà è solo un'illusione. Anche le decisioni più semplici vengono prese per me, senza che io abbia voce in capitolo. Mi sento soffocare. Ogni angolo della casa, una volta così familiare, ora sembra stringersi intorno a me, una rete invisibile di controllo e sorveglianza. L'idea di passare un altro giorno rinchiusa qui dentro mi riempie di un'angoscia crescente.Decido di parlare con Christopher. Lo trovo nel suo ufficio, immerso nei suoi pensieri, con i documenti sparsi sulla scrivania e il viso segnato da una stanchezza che raramente mostra. Mi fermo sulla soglia, esitando solo per un momento prima di entrare. Il suo sguardo si alza lentamente verso di me, e in quell'istante sento tutta la distanza che ci separa. C'è un abisso tra noi, fatto di incomprensioni, di segreti, di una vita che non avrei mai scelto per me stessa.
"Christopher," inizio, cercando di mantenere la calma. "Ho bisogno di uscire. Anche solo per andare alla casa dei miei genitori. Mi sento soffocare qui dentro."
Lui alza lo sguardo, sorpreso. "Carol, sai che non è sicuro. Ci sono troppi rischi."
"Sicuro o no, non posso continuare a vivere così," insisto. "Per favore, solo per un po'. Ho bisogno di aria, di spazio."
Scuote la testa, deciso. "Non posso permetterlo. Non adesso."
La sua fermezza mi irrita. Non riesco a capire come possa essere così insensibile al mio bisogno di libertà. Decido di usare un'altra tattica. Mi avvicino lentamente, posando una mano sul suo braccio e guardandolo con occhi supplichevoli.
"Christopher," sussurro, avvicinandomi ancora di più. "Ti prego. Ho bisogno di uscire. Non ce la faccio più a stare rinchiusa qui."
Lui mi osserva, e per un momento penso di averlo convinto. Ma poi scuote di nuovo la testa, con una determinazione che non lascia spazio a repliche.
"No, Carol. È troppo pericoloso."
La frustrazione monta dentro di me come una marea. Senza pensarci, mi avvicino ancora di più, tentando di sedurlo. Le mie labbra sfiorano il suo collo, le mani si fanno più audaci. Sento il suo corpo irrigidirsi sotto il mio tocco, ma poi, con una freddezza che non avevo mai visto prima, mi allontana gentilmente.
"Smettila, Carol," dice con voce ferma. "Questo non cambierà la situazione."
La rabbia esplode dentro di me. "Sei un egoista! Un manipolatore! Non ti importa di me, ti importa solo del controllo!"
Lui mi osserva, la mascella serrata. "Carol, stai esagerando."
"Esagerando? Esagerando? Non ti rendi conto di quanto mi stai facendo soffrire!" grido, lasciando che tutto il rancore e la frustrazione trovino sfogo nelle mie parole. La mia voce riecheggia nella stanza, un suono tagliente che riempie l'aria di tensione.
Prima che possa dire altro, Christopher mi afferra per le spalle e, con un movimento deciso, mi zittisce con un bacio. È un bacio intenso, che racchiude tutta la sua frustrazione, la sua determinazione, e, forse, il suo amore. Le sue labbra si scontrano con le mie in un misto di rabbia e passione, e per un momento, tutto il resto svanisce. Sento il battito del suo cuore contro il mio petto, il calore delle sue mani che mi tengono salda. Quando finalmente si stacca, i nostri respiri sono affannosi. I suoi occhi sono fissi nei miei, pieni di una determinazione feroce.
"Carol," dice con voce rauca. "Capisco che tu stia soffrendo. Ma tutto ciò che faccio è per proteggerti. Per favore, fidati di me."
Lo guardo negli occhi, ancora arrabbiata ma anche confusa. Il mio cuore è un turbinio di emozioni contrastanti. Annuisco lentamente, ma dentro di me so che questa battaglia è tutt'altro che finita. La tensione tra noi è palpabile, una corda tesa pronta a spezzarsi al minimo movimento. E mentre ci guardiamo, entrambi sappiamo che le vere sfide sono ancora davanti a noi.
La sera, mentre siamo seduti a tavola per cena, il silenzio tra noi diventa insostenibile.
Non vi nego che ho passato tutto il pomeriggio a domandarmi del motivo di quel bacio.
L'ha fatto solo per affermare, di nuovo, il suo potere? Oppure perché, dentro di sé, lo voleva veramente? Sicuramente la prima opzione.Se stava cercando di zittirmi e farmi dimenticare ciò che stavo dicendo, comunque non è riuscito nel suo intento.
Infatti, decido di riprovarci, a richiederglielo, sperando che questa volta possa capire la mia disperazione.
"Christopher," inizio, cercando le parole giuste. "Ho pensato molto a quello che hai detto. Capisco che tu voglia proteggermi, ma devo uscire. Anche solo per un'ora. Non posso più vivere così."
Lui posa la forchetta, il suo sguardo serio e attento. "Carol, abbiamo già discusso di questo. È troppo pericoloso. Non posso permetterlo."
Sento la frustrazione crescere di nuovo, un'ondata che minaccia di travolgermi. "Pericoloso o no, non posso continuare a vivere in questa prigione. Non posso sopportarlo."
Lui sospira, la sua espressione si fa più dura. "Non è una prigione, Carol. È una protezione necessaria."
"Protezione?" esclamo, la voce che si alza. "Sento di essere rinchiusa come un animale. Non è vita questa!"
Il silenzio che segue è pesante, carico di tensione. Christopher mi guarda, i suoi occhi freddi e calcolatori. "Carol, non è questione di quello che vuoi. È questione di quello che è sicuro. E per ora, questo è il posto più sicuro per te."
La sua ostinazione mi fa infuriare. Mi alzo di scatto, la sedia che cade rumorosamente dietro di me. "Non capisci proprio niente! Non ti importa di me, ti importa solo del controllo! Sei solo un tiranno egoista!"
Prima che possa dire altro, Christopher si alza e in pochi passi mi raggiunge. Mi afferra per le spalle, il suo sguardo fiammeggiante. "Smettila, Carol," dice, la voce bassa e minacciosa. "Non capisci che tutto ciò che faccio è per il tuo bene?"
Non gli lascio il tempo di rispondere. "Non mi interessa! So io cos'è il mio bene! Voglio solo essere libera!"
Le sue mani si stringono sulle mie spalle, i suoi occhi fissi nei miei.
"Carol," dice con voce rauca. "Quelli che stai facendo tu sono solo capricci. Vedi di crescere perché non ho intenzione di essere l'unico a cercare di fare passi avanti per questa situazione, mentre tu stai ferma come una statuetta. Non puoi ottenere tutto ciò che vuoi quindi adatti."
E senza nemmeno lasciarmi rispondere prende la giacca dal divano ed esce di casa.
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𝖘𝖈𝖆𝖗𝖘 - 𝖒𝖆𝖋𝖎𝖆 𝖗𝖔𝖒𝖆𝖓𝖈𝖊
RomanceIn un mondo in cui le donne non hanno il diritto alla parola,in cui le donne non possono esprimere sé stesse o semplicemente farsi un giro al parco senza essere seguite da un'intera scorta di guardie, Carol Mary Lacroix cercherà di essere un'eccezio...