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Isabella sedeva sul bordo del letto nella sua stanza dai Parioli, uno dei quartieri più eleganti e benestanti di Roma. La sua camera era un riflesso della vita che avrebbe dovuto condurre: arredi classici, tendaggi pesanti e tappeti persiani. Le pareti erano decorate con dipinti di artisti famosi, testimonianze di una tradizione di eleganza e lusso che la sua famiglia aveva mantenuto per generazioni. Eppure, mentre osservava l’abbondanza che la circondava, Isabella non poteva fare a meno di sentirsi fuori posto.

A soli sedici anni, Isabella sapeva già che la sua vita era stata tracciata con precisione. I suoi genitori, rappresentanti perfetti della borghesia romana, erano fieri del loro stile di vita. La madre, una donna sofisticata e sempre impeccabile, aveva dedicato la sua vita a coltivare le apparenze sociali. Il padre, un uomo d'affari di successo, vedeva nella tradizione e nel benessere economico il massimo traguardo. La sorella maggiore, Martina, seguiva docilmente le orme familiari, accettando senza batter ciglio il suo ruolo nella società.

Isabella, però, si sentiva diversa. Sin da bambina, aveva percepito una discrepanza tra ciò che le veniva detto di desiderare e ciò che realmente sentiva. Gli sfarzosi ricevimenti, le cene formali, le rigide etichette sociali: tutto questo le pareva una recita senza fine, un teatro dell’assurdo in cui era costretta a recitare una parte che non aveva scelto.

Quella mattina, Isabella si era svegliata con un senso di irrequietezza. La prospettiva di una nuova giornata scandita dai soliti rituali le dava un senso di nausea. Si alzò e si diresse alla finestra, aprendo le tende per far entrare la luce del sole. Fuori, le strade dei Parioli erano già animate da macchine di lusso e passanti impeccabilmente vestiti. Tutto sembrava perfetto, immutabile.

Andrea, il ragazzo con cui era destinata a sposarsi, era il ritratto della perfezione. Figlio di amici di famiglia, cresciuto in un ambiente altrettanto privilegiato, era considerato il partito ideale. Bello, intelligente, ben educato, Andrea era il sogno di ogni genitore. Tuttavia, per Isabella, era una presenza opprimente. Non perché fosse cattivo o insensibile, ma perché mancava quella scintilla che lei immaginava dovesse esistere nel vero amore.

Andrea e Isabella si conoscevano da sempre. Avevano condiviso i giochi dell'infanzia, le prime feste, le vacanze estive. Eppure, per quanto il ragazzo fosse affettuoso e premuroso, Isabella non riusciva a sentirsi legata a lui come avrebbe voluto. Ogni volta che lo guardava, vedeva un futuro già scritto, un copione già letto. Sentiva che, in fondo, Andrea era il simbolo di tutto ciò che lei voleva evitare: una vita predeterminata, priva di spontaneità e vero sentimento.

Tra due mondi|| UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora