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Isabella faceva ormai parte della vita di Niccolò, e si sentì di presentarla ai suoi amici di una vita, era un passo inevitabile. Con un sorriso a metà tra l’orgoglio e l’ansia, si avviò verso il solito parcheggio sotto casa sua, dove lui e i suoi amici si ritrovavano con le birre per ridere e dimenticare i problemi.

Arrivati, trovò i soliti volti: Adriano, il suo migliore amico, Alessandro, Gabriele, Gianmarco e gli altri. Il parcheggio, malconcio ma familiare, era illuminato solo dai pochi lampioni funzionanti e dai fari delle auto parcheggiate alla rinfusa. Gli amici stavano già ridendo e chiacchierando, le bottiglie di birra semi vuote sparse ovunque.

"Ragà, ve devo presenta’ una persona," iniziò Niccolò, cercando di non tradire la sua tensione.

Isabella, con i suoi capelli castani e gli occhi pieni di curiosità e un pizzico di nervosismo, fece un passo avanti. Niccolò la prese per mano, un gesto che non passò inosservato.

"Lei è Isabella. Na' mia amica" disse Niccolò con fermezza, non sapendo bene come presentarla

Adriano le rivolse un sorriso amichevole. "Piacere Isa, benvenuta," disse, tendendole una birra.

Isabella ricambiò il sorriso, sentendosi leggermente sollevata. Ma uno di loro, Alessandro, con la sua solita aria di sufficienza, non era altrettanto entusiasta. "Ah, na parolina tra de noi... che novità" commentò sarcastico, senza nemmeno guardarla in faccia.

Niccolò serrò la mascella, ma cercò di mantenere la calma. "Ale, daje, falla finita."

La serata proseguì, ma ogni volta che Isabella provava a inserirsi nella conversazione, Alessandro non mancava di lanciare qualche frecciatina velenosa. "Ma che ne sai te de sti posti?" "Te piace solo perché fa figo di' che sei stata qua."

Ad ogni frase, Isabella sentiva il nodo allo stomaco stringersi sempre di più. Dopo l'ennesima offesa, non riuscì più a trattenersi. "Scusate, io credo di essere di troppo qui" disse con voce tremante, girandosi e allontanandosi in fretta.

Niccolò si alzò di scatto. "Isa, aspetta!"

Adriano lo seguì. "Lasciala perde', Alessà" disse con tono duro al loro amico, prima di rincorrere Niccolò.

La trovarono a pochi isolati di distanza, seduta su una panchina con le mani che coprivano il viso. "Isa, non te la prende," disse Niccolò, sedendosi accanto a lei. "Nassi è un cojone, non lo sta' a sentì."

Adriano annuì. "Sì, è sempre stato così di carattere. Ma noi te volemmo bene, e questo è quello che conta."

Isabella alzò lo sguardo, le lacrime che le rigavano il viso. "È solo che... mi sento fuori posto."

Niccolò le prese la mano. "Vieni con me." La condusse verso casa sua, che era a pochi passi dal parcheggio. Aprì la porta e la fece entrare. La sua casa era piccola, ma accogliente, piena di calore.

La fece sedere sul divano e le si sedette accanto, abbracciandola stretta. "Tranquilla, sei al sicuro qua," le sussurrò all'orecchio. Sentì il respiro di Isabella farsi più regolare, le lacrime fermarsi. Restarono così, in silenzio, finché non sentì il suo corpo rilassarsi completamente.

"Sono contento che sei qui, Isa. Tu sei speciale, non lasciare che nessuno ti faccia sentire diversamente" disse Niccolò, con una dolcezza che raramente mostrava.

Isabella chiuse gli occhi, finalmente calmata. "Grazie, Niccolò. Ti voglio bene."

"Te ne voglio tanto anch'io" rispose lui, stringendola un po' più forte.

Tra due mondi|| UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora