Capitolo 18

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Serata orribile.

Non per quello che è successo al club, non è successo nulla.

Tornata a casa c'era Michael.

<<Michael! Chi ti ha fatto entrare?>>

<< 1, sono tuo padre, dovresti chiamarmi papà, 2, sempre per lo stesso argomento, sono tuo padre, vivo anche io qui.>>

Ubriaco si, lo era, ma non sembrava come al solito.

Aveva una faccia diversa.

Come se avesse organizzato qualcosa di malefico.

<< 1, no, non ti considero più mio padre, 2, no, sempre per lo stesso argomento, non è più casa tua.>>

<<Ah si? Adesso vado via, fra qualche giorno sono sicuro che avrai bisogno di me.>>

Se ne andò e chiuse la porta alle sue spalle.

Cosa aveva combinato? Non avevo nessun'idea.

<<Mamma, sono sicura che Michael ha progettato qualcosa, quindi stà attenta, per favore.>>

<<Ma d..>>

<<No, questa volta ascoltami, sul serio.>>

Me ne andai in camera, e avevo bisogno di scrivere a qualcuno, come ai vecchi tempi.

La sua rosa, la rosa gialla, era appassita, completamente appassita, ma io non la buttai, me ne presi cura, non l'avrei buttata per nessun motivo al mondo.

Margaret
Aaron.

Aaron
Se vuoi parlare aspetta solo 5 minuti, che ti raggiungo.

Margaret
Va bene.

Chiusi la chat, lasciai il telefono e aspettai.

Quei soliti 5 minuti passavano velocemente.

<<Salve signora Jonhson, buona sera.>>

Mia madre gli sorrise e andammo in camera.

<<Dimmi, ti ascolto.>>

<<È che, mio padre, oggi era strano, ho paura che abbia progettato qualcosa, e lui è capace di tutto, ho paura che possa farci male serio.>>

<<Margaret, capisco la tua situazione, ma perché lo hai sospettato?>>

<<Lui quando entrai era al telefono, ha detto una data, sabato,che sarebbe domani, alle 23 in punto.>>

<<Sabato sera usciamo, e torniamo a casa alle 22:30, vengo anche io. Ho fatto box fin da piccolo, posso protteggervi, te e tua madre.>>

Le lacrime mi salirono agli occhi ma non feci in tempo a trattenerle.

Mentre mi abbracciava stringendomi forte, mi sussurò:<<Tranquilla, capisco la situazione, spero di poterti aiutare.>>

<<M- mi stai già aiutando, tanto, penso che prima che ti conoscessi stessi entrando in un periodo di depressione, era davvero stressata, mi hai salvat->>

No, no no, Margaret, no.

Non ti aveva salvata Victor? Sei un mostro Margaret, un orribile mostro, una traditrice.

Mi rimangiai tutte le parole che avevo appena detto.

<<Cosa?>>

<<Niente, scusa.>>

Che caso perso, ero un caso perso.

Le voci nella mia testa avevano ragione.

<<Le paranoie, sono loro, hanno ragione.>>

<<No, no, no. Margaret non ascoltare le voci nella tua testa, non farlo, fai ciò che ti senti di fare, tranne ascoltarle.>>

Mi lasciò un bacio veloce sulla fronte, e ci addormentammo così, io sul suo petto, abbracciata a lui.

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