(27) modalità non disturbare

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Il giorno dopo era ora di tornare a casa.
Appena il club di pallavolo Karasuno sale sul bus, il professor Takeda chiede l'attenzione di tutti.
"Ragazzi, per favore sedetevi vicini alla persona a cui eravate vicino all'andata, è molto più facile prendere posto così."
T/n pensa, a chi era stata vicino all'andata? Fatalità... era proprio Kei. Perché proprio lui? Lei voleva sedersi da sola e non poteva.
Rassegnata, prende posto immediatamente vicino al finestrino.

Tsukishima è sollevato di sentire questo annuncio, perché era sicuro che la sua compagna di banco avrebbe preso la decisione di sedersi da sola, o vicino a qualcun altro.
Il biondino prende posto vicino alla ragazza e la saluta, ricevendo una risposta molto fredda e corta.
Il bus inizia a muoversi.
"Senti-" inizia Kei, per poi essere interrotto dalla mano di T/n, che gli si piazza davanti al viso.
"Se vuoi scusarti non è il momento giusto. Vorrei non parlare oggi."
Lo spilungone spalanca gli occhi, è innervosito da questa cosa, perché è la terza volta che prova a scusarsi con lei ma viene ignorato. Tuttavia, si calma subito, comprende quello che la ragazza intende.
Capisce quanto le sue parole le abbiano fatto male, e di come ora voleva mettere da parte le sue.
"Ok" risponde.
La piccoletta indossa degli auricolari collegati al suo telefono, era il paio con il quale i due avevano ascoltato la musica insieme, mentre finivano il disegno del suo posto speciale.
Il volume della musica viene alzato al massimo. T/n abbassa la tendina del telefono, quella schermata dove c'è l'icona della torcia, la modalità aereo, il risparmio energetico e la modalità non disturbare.
La ragazza attiva proprio l'ultima, così che nessun messaggio o notifica le arrivi.

Kei nota che non sta disegnando. È lì che si preoccupa e decide di mandarle dei messaggi, anche se aveva notato che lei aveva attivato la modalità non disturbare.

- piccoletta -
-"Hey, ho notato che non stai disegnando adesso."
-"Voglio solo dire che vorrei avere l'occasione di scusarmi propriamente con te, perché ho subito realizzato quanto le mie parole erano troppo e quanto ti abbiano ferita. Comprendo che tu non voglia parlarmi, quando sarai pronta a rivolgermi la parola io lo sarò, mi scuserò con te. Non mi interessa se tu mi perdonerai o meno."

E ora? Che faceva Kei? Stava lì a pensare di nuovo a tutto quel casino che aveva fatto? Era l'unica cosa che gli passava per la testa al momento.
Tutti quei sensi di colpa lo facevano traballare emotivamente, cosa che non gli succede mai; almeno, non succede mai da fuori. Dentro era solo un casino di adolescente che cercava di nascondere i suoi veri sentimenti da tutti quei bugiardi fuori nel mondo, rovinando a volte importanti relazioni, non solo insultando la gente, ma anche dicendo quello che pensa mentre i suoi sentimenti negativi prendono il sopravvento.
Non faceva male, ma non faceva altrettanto bene a comportarsi sempre così. Un esempio poteva essere l'attuale situazione con T/n.
Ecco, tutti quei pensieri su sé stesso, su di lei, lo facevano piangere. Ma ovviamente non poteva mostrarlo lì in bus, davanti a tutti, davanti alla sua compagna di banco. Chissà se poteva ancora definirla la sua ragazza, forse no e la colpa era nient'altro che sua.
Doveva aspettare fino a casa, come sempre.
Kei piangeva sempre dopo una giornata a scuola e un pomeriggio al club.
"È solo uno sport, quel cretino di Hinata è più forte di me e migliora ogni giorno, io sono qui nello stesso punto, quanto mi fa infuriare Kageyama con le sue alzate perfette, Yamaguchi sta migliorando con le sue battute. Io dove sono? Sempre qui, fermo, con le radici attaccate alla casella di inizio del gioco dell'oca. Tutti vanno verso la fine, io sono ancora qui."
Tutto questo gli passava per la testa mentre versava lacrime su lacrime in camera sua, con la porta chiusa a chiave, il viso sotterrato nel suo cuscino, i suoi occhiali poggiati a terra, il borsone con l'essenziale per pallavolo buttato a caso nella sua stanza, la borsa con i libri di scuola appesa alla maniglia della porta. Sempre lo stesso scenario quasi tutti i tardi pomeriggi.
Magari durante le vacanze estive sarebbe riuscito a piangere di meno.

Tornati a Miyagi, sistemato tutto il materiale, Takeda prende T/n e le chiede il verdetto finale sulle nuove amicizie.
"Nishinoya, Yamaugchi e Kenma"
"Ma a quale costo?" Chiede a sé stessa nella sua mente.
Lei e suo fratello corrono subito a casa.
Tsukishima fa lo stesso, senza salutare la sua compagna di banco.

Appena il biondino entra in casa, si aspetta che nessuno sia dentro, né sua madre, né suo fratello (in visita); invece entrambi sono lì, si era dimenticato che erano iniziate le vacanze estive.
"Ciao Kei, com'è andata la trasferta?" Chiede Akiteru sorridente.
"Bene"
"Perché è così felice? Se solo sapesse quello che ho detto a T/n, come l'ho trattata..." pensa cercando di trattenere una smorfia confusa e innervosita.
Sua madre lo raggiunge.
"Ciao tesoro, stasera faccio riso con pollo al curry, ti va bene? Anche tuo fratello mangia qui con noi, per festeggiare il tuo ritorno."
"Va bene"
"Mamma non ha mai incontrato T/n, però sarebbe davvero delusa da me se sapesse che ho trattato una ragazza in tal modo."
"Io salgo in camera, penso che starò lì finché non sarà pronto, voglio rilassarmi." Dice salendo le scale.
Kei si chiude in camera sua a chiave, oggi non ha la borsa coi libri. Lascia cadere il borsone di pallavolo da qualche parte indefinita della camera, si toglie gli occhiali e li poggia per terra. Infine, si sdraia sul letto a pancia in giù e sotterra la faccia nel cuscino, mentre le lacrime iniziano a uscire precipitosamente dai suoi occhi.
Il ragazzo lascia uscire dei piccoli e soffocati singhiozzi.
Con le mani stringe il tessuto della federa del cuscino, mentre i soliti pensieri gli invadono la mente, quelli su T/n si aggiungono come se nulla fosse, come se fossero già nel gruppo.
Nel gruppo dei pensieri di Kei.

Desk mates -Tsukishima Kei x Reader-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora