5. Una serata alternativa.

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Sloane

Per colmare un vuoto devi inserire ciò che l'ha causato.
Se lo riempi con altro, ancora di più spalancherà le fauci.
Non si chiude un abisso con l'aria.

Emily Dickinson

La scorsa serata passò in modo abbastanza... Innocuo, credo.

Elias non venne più al nostro tavolo, fece venire Aaron, il suo migliore amico.

Erano esattamente come nel libro.

Elias con i tratti taglienti e cupi, Aaron con i tratti un po' più delicati.

La cosa che mi spaventava, però, era la sensazione che avevo addosso quando Elias posò gli occhi su di me.

Era la stessa di quella mattina, mi sentivo osservata.

Nonostante questo, nei giorni seguenti non si aprì bocca su quella serata o sui portali spazio-temporali.

Per fortuna, avrei potuto dire.

Era sabato sera e come ogni volta avrei dovuto vedere la mia migliore amica per andare a mangiare da qualche parte, solo che a me non andava.

Volevo cambiare abitudine, o sarebbe stato tutto troppo monotono.

Mentre sedevo all'angolo del letto, persa nei pensieri, squillò il telefono, facendomi sobbalzare.

Lo afferrai e lessi il nome, per nulla sorpresa.

«Eva?» La chiamai, e un sospiro mi arrivò dall'altro capo del telefono.

«Sei già pronta?» Chiese, e d'istinto controllai l'orario sull'orologio in camera mia.

«No, ma ho un'idea.» Le risposi, alzandomi dal letto e andando verso l'armadio.

Il silenzio di Eva fu un invito a continuare.

«So che qui vicino ci sono incontri di boxe clandestini, preparati, ti vengo a prendere tra mezz'ora. A piedi.» Sottolineai l'ultimo punto per farle intuire di mettere delle scarpe comode e la sua risata mi fece sorridere.

Non potevo farne a meno.

Riagganciai la chiamata e posai il telefono sul comodino, mettendolo in carica.

Non sapevo cosa sarebbe potuto accadere lì, dovevo avere il cellulare carico se non volevo finire nei guai.

Mi avvicinai al mio armadio, aprendone le ante in legno bianco per ispezionarlo a fondo e trovare qualcosa di adatto.

Vestiti, gonne, borse, nulla di utile.

Chiusi l'armadio e mi avvicinai al letto: lì sotto avevo una scatola con dei vestiti che i miei genitori non avrebbero accettato.

Sia chiaro, non erano vestiti da poco di buono, ma erano diversi dal nostro stile di vita, ecco.

Aprii la scatola, tirando fuori tutto quello che c'era al suo interno, e mi si illuminarono gli occhi. 

Una gonna a tubino bianca che riusciva a coprire a stento i glutei, un top bianco abbinato ad essa, scollato ma neanche troppo, con un coprispalle a rete, nero, sopra.

Se mia madre mi avesse vista mi avrebbe uccisa.

Secondo la sua opinione questi non erano i canoni che dovevo seguire, invece a mio padre non interessava molto, gli importava solo che tornassi a casa sana e salva.

Controllai ossessivamente l'orologio mentre mi preparavo per evitare di fare tardi e far aspettare la mia migliore amica, ma anche per distrarmi ed evitare di guardarmi allo specchio il più possibile. 

Different Worlds, Same Love - Contro ogni limiteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora