17. L'inizio dei giochi.

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Sloane

Prima o poi la sfortuna mi porterà da qualche parte, dato che neanche la conosco, la fortuna.

Sloane Flores

Era il giorno della partenza, la valigia era quasi pronta ed io fremevo di voglia al solo pensiero di visitare l'Italia.

A detta di Eva, saremmo andati a Roma e a Venezia. Forse anche Napoli.

Per anni avevo immaginato quale e come sarebbe stato il mio primo viaggio, e ora stavo per scoprirlo.

L'aereo sarebbe partito verso le dieci di mattina, noi volevamo arrivare in aeroporto intorno alle nove, ma dato che io e l'ansia eravamo una cosa sola, puntai la sveglia alle sei del mattino così da ricontrollare la valigia e tutto l'occorrente.

Insieme a me costrinsi anche Eva a svegliarsi così presto, almeno mi avrebbe aiutata e mi avrebbe tenuto compagnia, o conoscendola, mi avrebbe soltanto distratta.

«Mi spieghi perché così presto se la partenza è tra quattro ore?» Lamentandosi, si stese sul mio letto accanto al bagaglio aperto, intenta a restare ad occhi aperti.

«Te l'ho detto, non si sa mai. Ora controlliamo la valigia e se dimentico qualcosa mi aiuterai, e poi secondo e avremmo dovuto controllare anche la tua.» Controllai nel mio armadio se ci fosse qualche indumento di troppo o in meno, ma non trovai nulla che mi fece preoccupare, allora controllai sotto il letto, sulla scrivania, nel bagno e perfino sotto i miei cuscini, ma nulla.

Era un buon segno, no? Non stavo dimenticando nulla.

«Sei troppo paranoica, tesoro, devi rilassarti.» Sbuffando, Eva si alzò dal letto e chiuse la valigia, mandando in fumi quello che io stavo facendo, e la guardai in cagnesco.

«Che ne dici di una bella camomilla? Siamo a settembre ma inizia a fare freschetto,» mi poggiò le mani sulle spalle e mi fece girare completamente verso di lei «e ne hai bisogno.»

«D'accordo, ma puoi chiamare Aaron? Non voglio facciano tardi.»

«Sono le sette meno un quarto! Devi stare serena, arriveranno in tempo e saremo tutti felici e contenti.»

«Felici e contenti se cadesse dall'aereo.» Borbottai, ricavando un'occhiataccia da Eva.

Facendo il più silenzio possibile per non svegliare i miei genitori e mio fratello, andammo in cucina ed Eva mi preparò una camomilla.

La testa mi scoppiava, avevo troppa ansia per troppe cose.

Come sarebbe andata?

E se avessimo perso il volo?

E se quei due non si fossero presentati?

E se l'aereo fosse precipitato?

Era la mia prima volta su un aggeggio volante e passai in rassegna nel mio fottuto cervello rompipalle ogni piccolo scenario drastico che avrebbe mai potuto avverarsi in qualsiasi situazione.

«Ecco qui, vedi di calmarti. Perché non parliamo del tuo libro, hm? Hai novità?» Mi sedetti al tavolo della cucina, affiancata dalla mia migliore amica, e ricordai di dover mettere il portatile nell'unica borsa che avrei potuto tenere con me, almeno avrei potuto intrattenermi durante quelle dieci ore di viaggio.

«L'ho quasi completato, ma mancano dei passaggi fondamentali, e soprattutto mi mancano la concentrazione e la voglia di farlo.» E speravo con tutta me stessa di ritrovare le due cose in Italia.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 5 days ago ⏰

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