8. Conclusioni affrettate.

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Elias

Chi ha fretta non è amico della verità [...]

Fabrizio Caramagna

Forse cacciarla dalla stanza d'ospedale non fu proprio una buona idea, d'altronde era venuta fino a lì e pareva sinceramente preoccupata.

Mi sembrava strano però, come una ragazzina viziata come lei, si fosse fatta il problema di venire a controllare se stessi bene.

«Aaron, ti ucciderò per averla chiamata non appena metterò piede giù da questa letto, lo sai vero?» Ringhiai a denti stretti, cercando di muovermi il meno possibile, con una flebo al braccio che mi limitava parecchio.

«Calmati, io avevo chiamato solo Eva, lei ha voluto chiamare Sloane.» Si giustificò, portando le mani in avanti come in segno di resa.

«E perché mai avresti dovuto chiamare Eva?» La mia domanda lo ammutolì completamente.

Con le guance in fiamme, si sedette su una poltrona accanto al lettino, mentre io cercavo di mettere a posto i pezzetti che non mi quadravano.

Ieri ero andato a fare un giro in moto con Aaron, stavamo girando per le strade di Washington.

Girando in tondo, intorno al parco, una figura minuta aveva catturato la mia attenzione mentre era inginocchiata con qualcuno.

Aveva i capelli di un rosso ramato splendente, ma era troppo lontana per scorgere il suo viso.

Stava aiutando una bambina seduta lì, forse si era fatta male.

Preso da quella distrazione non vidi la curva e finii contro un palo della luce in pieno giorno.

Nel vero senso della parola, stavolta.

«Sloane voleva che ti dessi questa.» Mi disse Aaron, allungandomi una barretta di cioccolato fondente.

Avrei mentito se gli avessi detto che non mi piaceva, che la odiavo, perché sapeva che fosse il mio cioccolato preferito.

Quindi andai sul sicuro.

«Cosa me ne faccio della sua cioccolata?» Serrai gli occhi, stringendo i denti per una fitta di dolore.

«La mangi, coglione. Hai bisogno di forze.» Stavo davvero per alzarmi a picchiarlo, mancava poco.

Aaron, assai divertito dalla situazione, trattenne una risata mentre io scattavo la barretta di cioccolata e ne addentavo un pezzo.

Sarà stato anche un regalo da quella stronza, ma io la cioccolata non la spreco.

«Ti lascio alla tua cioccolata, tra poco il medico dovrebbe darti i risultati dei test.» Mi liquidò così Aaron, lasciandomi solo in quel lettino del cazzo.

Gustarmi quella cioccolata fu l'unica buona cosa che feci prima che arrivasse il dottore, considerando il fatto che non avrei potuto farle altro.

Stare costretto in questo lettino mi stava dando dalla testa, avevo bisogno di sgranchirmi le gambe.

«Allora, come va la testa?» La dottoressa entrò nella stanza con una cartella in mano e si avvicinò al mio letto. 

I capelli chiari erano raccolti in una crocchia con delle ciocche bionde che fuoriuscivano da essa e gli occhi chiari brillavano di lussuria mentre si sedeva sul bordo.

Different Worlds, Same Love - Contro ogni limiteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora