13. Cosa succede?

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Sloane

Era una mia impressione, o il mondo si stava davvero capovolgendo?

Sloane Flores

«Non vorrai mica prendere il caviale, Nicholas?»

«La strana sei tu che prendi del risotto in un ristorante di lusso come questo.»

«Vengo in questo ristorante da quando ero piccola e loro mi conoscono per il mio palato non complicato. Direi che è un vanto, dato che non vado in giro a saziarmi con due maccheroni pietosi considerati deliziosi solo perché costosi. Mi piace il risotto al salmone che fanno qui, è buono e semplice.»

La presunzione di Nicholas non mi piaceva per nulla, credeva che mangiare in un ristorante di lusso significasse mangiare delle micro-porzioni di cibo e saziarsi con quelle, così da mangiare a casa un quintale di gelato.

Il quintale di gelato lo avrei mangiato volentieri, ma non avrei finto di essere piena per fare colpo su gente piena di sé.

Perché i ricchi si dividevano in tre lati: i nati ricchi che non conoscevano i valori della vita, quelli che si erano fatti il culo per arrivare dov'erano e i nati ricchi sia economicamente, sia nell'anima.

Io e mio fratello facevamo parte della terza categoria, i nostri genitori della seconda, mentre Nicholas della prima.

Era un bel ragazzo, composto ed educato, ma troppo perfettino e decisamente egocentrico ed egoista fino all'ultimo capello.

Parlava solamente di ciò che rientrava nei suoi interessi, appena aprivo bocca su uno dei mei lui mi interrompeva trovando il modo di ritornare con il discorso su di lui.

E allora lo lasciai fare tutta la serata perché ero stanca di starlo a sentire parlarmi sopra.

Lo ascoltavo distrattamente mente mi parlava della sua laurea in medicina e della pressione che gli mettevano i suoi genitori addosso.

Aveva trentun anni e si era laureato almeno dieci anni fa, ma se ne vantava come un ragazzino ed era un vero cafone nei suoi modi di fare a tavola.

Di solito ad un appuntamento un ragazzo o un uomo fanno il piccolo sforzo di scostare la sedia alla ragazza, versarle del buon vino e farla parlare di ciò che le piaceva in modo da tastare il terreno anche per una questione di furbizia, oltre che di galanteria, ma lui zero proprio.

Magari stavo pretendendo troppo io, non avendo mai avuto un vero e proprio appuntamento, se non quelli scadenti avuti con dei ragazzi su MatchMe, consiglio dato da Eva che fallì dopo pochi mesi.

«Quel cameriere mi sembra familiare.» La voce di Nicholas, ridotta ad un sussurro, mi riportò al presente mentre il cameriere che intendeva si avvicinava a noi con i nostri piatti.

Il vero problema fu quado capii chi fosse il ragazzo, o meglio, uomo in questione.

Evitò il mio sguardo tutto il tempo, mentre io me ne stavo lì come una bambina a fissarlo, pregando con la mente che mi rivolgesse il suo odio di sempre.

Avrei preferito l'odio alla sua indifferenza.

Posò i piatti sul nostro tavolo e notai subito lo sguardo che rivolse a Nicholas: sfida e rancore stavano riempiendo la sala intorno a noi, rinchiudendoci in una bolla da cui sarei solamente voluta uscire.

Ma perché, però?

Non capivo perché una reazione del genere, soprattutto da lui, che lo vedevo sempre strafottente con il mondo tranne che con il suo migliore amico.

Different Worlds, Same Love - Contro ogni limiteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora