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"Colpa mia?! E cosa avrei fatto?!" Ora urlavo anche io. Le sue accuse erano totalmente sbagliate, non sapeva a chi dare la colpa e la addossa su di me. Come un bambino "Bhe per cominciare non avrei dovuto dirti che potevo darti un passaggio! Avrei dovuto lasciarti li a marcire nella metro, così a quest'ora avrei la mia macchina!" Sbraitava le braccia al cielo, urlando sempre di più su come io gli stavo rovinando la vita. Avrebbe voluto lasciarmi veramente in quella lurida metropolitana? Non volevo crederci, eppure le aveva pronunciate con talmente tanta rabbia quelle parole che sembrava dicesse il vero. Abbassai la testa sconfitta senza dire una parola. Mi sembrava fossimo diventati amici, ma mi sbagliavo.
"Hai ragione, sono un intralcio per tutti... lo ero anche per i miei genitori a quanto pare" sussurrai con la testa china per poi osservare il terreno. Riccardo continuava a fare avanti e indietro dal viale, più frustrato che mai. Nell'asfalto però, si distingueva una linea sottile. La stessa che vedevo prima dallo specchietto dell'auto. E così giunsi alla conclusione "Rick" pronunciai, ma non mi rispose "Riccardo ascoltami un attimo" dissi nuovamente, ma sembrava volermi ignorare "Riccardo Ridolfi ascoltami per l'amore del cielo! So come ritrovare la tua fottutissima auto" e a quel punto si girò di scatto e venne verso di me mentre io gli indicavo la striscia di acqua sul terreno. Alzò lo sguardo inarcando le sopracciglia non capendo cosa intendessi "La tua auto, perde l'acqua del condizionatore" spiegai, mentre i suoi occhi si illuminavano ad ogni parola pronunciata. Lo vidi passarsi più e più volte le mani nei capelli, pensando alla soluzione migliore da prendere.
"Non se ne parla, troppo pericoloso" alla fine giunse ad una conclusione, peccato fosse quella sbagliata. "Rick, pensaci bene, cos'altro possiamo fare!?" Chiesi agitando le braccia davanti a lui, ma continuava a scuotere la testa in segno di disapprovazione. Si sedette sul marciapiede con la testa tra le mani, ma non mi azzardai ad avvicinarmi un'altra volta per consolarlo. Tanto a lui non frega niente. Il mio sguardo passava dalla sua figura disperata alla piccola striscia sull'asfalto, che stava quasi scomparendo. Dovevo sbrigarmi, con o senza il suo consenso. "Bene. Andrò io, così avrai un motivo per darmi un passaggio dopo" presi il mio zainetto e iniziai ad incamminarmi seguendo la perdita dell'acqua.
"I'm walk this empty street on the Boulevard of Broken Dreams" canticchiavo i Green Day, la canzone che rispecchiava di più il momento. Camminavo da ormai dieci minuti, senza perdere di vista la striscia d'acqua, sentivo dietro di me un'ombra, che mi seguiva. Era lì da un po' di tempo, ma solo da poco me ne ero accorta. Anch'essa sembrava seguire la striscia, ma presa dal panico non ragionai. Iniziai ad affrettare il passo, è così fece anche l'ombra. La preoccupazione di poter morire prima di rivedere la mia famiglia o anche solo Riccardo, cresceva dentro di me. Mi fermai di colpo sotto la luce gialla e riscaldante di un lampione e mi voltai di scatto, quando l'ombra mi raggiunse potei distinguere il volto. Mi si parò davanti una faccia conosciuta, che avevo visto da vicino qualche tempo prima. Un ragazzo con i capelli neri e una bandana blu, che giocherellava con il suo anellino sul labbro.
"Non ti stupire" disse freddo continuando per la sua strada "Ti seguo solo perchè in caso ti uccidessero, io sarei l'ultimo ad averti visto. Mi potrebbero incriminare." sorrisi, pur sapendo che non mi aveva seguita per tenermi al sicuro. Pensando a quel pomeriggio, dio quanto avrei voluto baciarlo. Ha delle labbra così belle, quando canta ti ci fionderesti sopra. Affrettai il passo, per essere dietro di lui. I lampioni finivano, e il buio si faceva sempre più pesante, ma da lontano si distingueva un vecchio magazzino, da cui spuntava una fioca luce bianca. Mi voltai verso Riccardo che socchiuse gli occhi per osservare meglio "Pensi che sia lì dentro?" Chiesi, anche se non mi aspettavo una risposta dal ragazzo alla mia sinistra. E così fu: fece un piccolo cenno con la testa per poi cercare qualcosa dentro lo zainetto, dal quale tirò fuori una torcia. La accese per poi puntarla sul pavimento, e riprese a camminare seguendo la striscia di acqua.
Arrivammo esattamente di fronte al magazzino, sentendo delle voci all'interno. Quest'ultimo era abbandonato, lo si notava dalle pareti sulle quali crescevano erbe di tutti i tipi. Era abbastanza lungo, e dalla porta principale di potevano vedere cinque o sei porte sulla parete laterale, più una in quella infondo, da dove arrivava la luce bianca e le voci maschili. Vicino alla porta, l'unica cosa che c'era era un telo bianco, che Riccardo indicava freneticamente "È la mia macchina, guarda!" Con la torcia puntò a terra senza farsi notare, per fai distinguere una strisciata di acqua che si fermava fin al telo bianco. "Okay" sussurrò "Dato che la macchina da proprio le spalle a dove sono loro ora, il telo non lo togliamo tutto, ma lasciamolo solo sulla parte posteriore" annuii concentrata a capire qua l'era il suo piano. Cautamente ci avvicinammo alla macchina, e velocemente togliemmo il telo bianco solo sulla parte anteriore. Aprimmo le portiere per poi sederci sui sedili anteriori, stavo per chiudere la portiera quando Riccardo mi fermò "No, farebbe troppo rumore" disse, mentre io socchiudevo la portiera. Mi sedetti comoda sul sedile aspettando di mettere in moto la macchina, ma quel che sentii non fu ne un rumore di un motore che si accende, ne delle chiavi che si infilano nella serratura. Solo un Riccardo un po' spaesato "E ora?" Chiese voltandosi verso di me "Bhe accendi la macchina no?" Dissi sarcastica rispondendo alla sua domanda "Se avessi le chiavi" sussurrò lui mentre io mi voltavo inorridita "E dici di essere cresciuto a Roma? Spostati va" gli feci cenno di mettersi con la schiena attaccata al sedile, mentre io mi chinavo su di lui mettendo la testa sotto il volante. Con un pungo tirai giù la cassa, trovandoci diversi fili "Guarda Ab, non mi sembra il momento di farmi un pompino" rimasi spiazzata dalle sue parole, notando che avevo la testa proprio sul cavallo dei suoi jeans "Taci" risposi solamente continuando a maneggiare con i fili. Dopo qualche minuto trovai i due fili tanto ricercati: quello viola e quello verde. "Trovati!"senza accorgermene urlai quelle due parole, che rimbombarono nel magazzino vuoto.
"Ehi! Chi c'è?!" Un urlo profondo arrivò dalle nostre spalle "Devo solo collegarli, come fanno nei film" sussurrai in fretta cercando di collegarli, mentre sentivo Riccardo irrigidirsi dalla paura "Ab stanno arrivando!" Sussurrò in preda al panico, alzai la testa di scatto per togliermi da quella scomoda posizione, ma involontariamente andai a finire con il collo sul volante, prendendo una botta atroce. Gli occhi si socchiusero, e la mia testa cadde a peso morto sulle gambe di Riccardo, non vedevo nulla, mentre sentivo solo una voce roca di sottofondo che mi richiamava di svegliarmi. Ma non ci riuscivo.
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Vagabonda a Parigi || Riccardo Ridolfi
FanfictionAbigail Celli è una normale ragazza, che ama la musica più di se stessa. Si trova a Parigi, chiusa in una metropolitana per raccogliere dei soldi e tornare a casa. Farà la conoscenza di un ragazzo, che la aiuterà a tornare a Roma e chissà, magari le...