Capitolo 14

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Appena scesi dalla macchina, mi ritrovai in una via molto affollata. Forse era una delle vie principali di quel quartiere. Le persone che la affollavano, mi lasciavano solo lo spazio all'immaginazione, dato che coprivano la maggior parte visibile della via. Questa volta le case non erano delle piccole villette, come quelle che mi ritrovai a Torino, nella via di Lorenzo, ma erano solo su un lato della strada, esattamente quello dove si trovava la casa che ci avrebbe ospitati. Era un condominio, a dir la verità, e non era per niente brutto: le pareti erano semplici di mattone, le finestre, incastrate l'una sopra l'altra, erano di un vetro scuro, che non lasciava vedere all'interno del palazzo. Avrà avuto una decina di piani, con i balconi sporgenti. Salimmo i tre scalini che ci dividevano dalla porta di ingresso, mentre Riccardo suonava il campanello sul nome Brinnò, un'altra volta mai sentito in vita mia. Al citofono ci rispose la voce giovanile di una ragazza, forse troppo giovanile: avrà avuto tredici- quattordici anni all'incirca. Ma potevo dedurlo solo dalla voce. "Chi è?" chiese, come domanda di routine da fare al citofono "Ciao Giulia, sono Riccardo ti ricordi di me?" chiese Rick, con una voce più dolce del solito confermando la mia supposizione: si comporta così dolcemente solo con le ragazze più piccole. "Oh s-si, sali mio fratello ti a-aspettava" balbettò, evidentemente in imbarazzo. "Fai sempre quest'effetto sulle ragazzine?" chiesi sorridendo, coinvolgendo anche lui nella mia piccola risata "Oh si sempre, anche su di te ammettilo" disse avvicinandosi pericolosamente e inaspettatamente, tanto che mi staccai di colpo facendolo scoppiare in una fragorosa risata "E' incredibile, basta pochissimo per spaventarti. Ora guarda che faccia fa Giulia quando ti vedrà" disse prendendomi inaspettatamente per mano, e conducendomi su per le scale verso l'appartamento. Arrivammo davanti ad una porta semiaperta, che presentava una ragazzina di quattordici anni, con i capelli neri ben tirati in una coda. Lei era quasi più alta di me, e nella situazione sembravo io la bambina delle medie. Aveva gli occhi azzurri, quasi grigi, che lasciavano trasparire tutte le sue emozione, ed in questo momento leggevo quella principale: rabbia, la seconda era odio, nei miei confronti.

"C-ciao Rick" disse la bambina, ancora una volta balbettando freneticamente. Mi veniva da ridere, probabilmente quella ragazza non sapeva com'era il realtà. "Ehi ciao Giulia" disse il ragazzo alla mia sinistra, inarcando di poco le sopracciglia e lasciandole un piccolo bacio sulla guancia. Al quale lei arrossì nuovamente. Lo seguii attentamente dentro la casa, mentre la ragazzina ci faceva strada verso il salotto. "Idiota! Sono qui!" Urlò la ragazza dai capelli neri verso la porta. "Sono? Io mi aspettavo solo un emerito coglione" mentre parlava, la voce si sentiva più vicina, quando dalla porta apparì un ragazzo mai visto in vita mia: aveva i capelli neri, esattamente come la sorella, e ora che li guardavo meglio, erano proprio uguali. Gli occhi erano azzurri, quasi bianchi, era alto quasi come Riccardo, ma di sicuro era più muscoloso. Posò gli occhi di ghiaccio su Rick, e scosse la testa lentamente "Sei un coglione." Disse semplicemente, come se mi leggesse nel pensiero. "Come mai tutti sanno questa storia?" Chiese Riccardo più a se stesso che all'amico, che volle comunque illuminarlo con la sua risposta. "Appena hanno pensato ad un tradimento mi hanno telefonato. Lo sai che Franci non mi piace, sta troppo attaccata, non ti lascia libero. Ma comunque tradirla è il modo più brutto che potevi usare per lasciarla. È comunque una persona." Scosse di nuovo la testa mentre sul volto angelico e squadrato appariva una smorfia, quasi di disprezzo. Poi il suo sguardo ghiacciato passò da me, si posò lentamente sul mio corpo squadrandolo perfettamente, per esaminare l'ospite sconosciuto: io. La smorfia sparì, e si avvicinò velocemente a me, fermandosi di scatto e porgendo la mano. "Sono Edoardo" disse duramente, come se gli avessi fatto un torto. "Abigail" risposi stringendogliela, per poi continuare la mia presentazione "Per la cronaca non sono stata con lui e, la penso esattamente come te: è un coglione" finii forzando un sorriso, mentre uno sincero appariva sul suo volto. Si voltò nella direzione di Riccardo, che aveva una smorfia letteralmente schifata dipinta sulle labbra. "Mi piace la rossa. Oh si se mi piace! Quindi, non state insieme?" Chiese infine indicando me e lui, per poi rivolgersi definitivamente a me. "No, credo ci sia stato un errore, mi sta solo accompagnando a Roma".

Sorrise semplicemente e si incamminò verso il corridoio, facendoci un cenno di seguirlo. Le pareti erano di legno e decorate con degli adorabili quadretti ritraenti foto. Arrivò alla fine del corridoio aprendo una porta bianca, con la manopola di ottone, che mostrò una stanza azzurra. Due letti erano separati, e si trovavano uno all'opposto dell'altro. Immediatamente corsi verso il letto sotto la finestra e mi ci buttai sopra urlando. "Finalmente! Due letti separati eh Rick?" Dissi voltando la testa verso di lui, che sembrava meno contento di me. Lo notavo dalla mascella tirata, e dal fatto che non aveva il suo sorrisetto di sempre. Posò la valigia lentamente a terra e si voltò verso Edoardo con uno sguardo inespressivo. "Devo parlarti" gli disse senza sentimento, e si chiuse la porta alle spalle. Immediatamente scesi dal letto e attaccai l'orecchio alla porta di legno. "Non ti azzardare a toccarla, anzi, non guardarla nemmeno" era la voce di Rick, era profonda e dura, non l'avevo mai sentito così, ma di chi sta parlando? "Rick, capisco se sei geloso della rossa, beh insomma, anche io lo sarei" non riuscii a finire la frase che guardai attraverso il buco della serratura. Riccardo stava afferrando Edoardo per il colletto, con un pugno alzato a pochi centimetri dalla sua testa. "Non parlare così di lei"

"Vedi? Stuzzicarti conferma sempre quello che penso: ti stai innamorando." Edoardo pronunciò quelle parole e io non riuscii più a capire nulla: era impossibile ciò che affermava con certezza. "Vedi, ora taci. Cavolo Lorenzo mi aveva detto che eri preso ma non pensavo così tanto" sul suo voltò spuntò un sorrisetto, mentre su quello di Riccardo si dipinse un ghigno schifato. "Non dire cazzate" lo spinse via, e con tutta la velocità che avevo mi ributtai sul letto. Entrò in stanza con le sopracciglia aggrottate e un'espressione pensierosa. "Tutto okay?" Gli chiesi, ma lui si limitò ad annuire. "È tardi e sei stanca, vai a dormire" disse senza far mai scontrare il suo sguardo con il mio, che a differenza sua seguiva ogni suo movimento. Mi misi sotto le coperte e fissai un punto indefinito sul soffitto. "Ho un tatuaggio" dissi semplicemente, sentendo il suo corpo spostarsi nel letto. "Dove?" Nel silenzio rimbombava la sua risposta "Sul fianco, ma ora dormi dai" dissi pentendomi subito di aver appena rivelato ad una persona il mio piccolo segreto. Mentre passava il tempo, dove colmavo i miei pensieri nel silenzio, sentii un rumore. Le coperte muoversi, i passi sul pavimento, e infine le mie coperte alzarsi, portando tutto il freddo, spento subito dalla vicinanza di Riccardo. Mi voltai verso di lui, che in tutta risposta si appoggiò sulla mia spalla, prendendomi per i fianchi. "Non riuscivo a dormire" sussurrò contro il mio collo "E dormire qui con me ti fa dormire?" Chiesi, quasi retoricamente. "Da quando ho cinque anni soffro di insonnia." Rispose semplicemente, e dopo qualche minuto di silenzio, declinai di nuovo la sua "proposta" di dormire con me. "Un abbraccio non cura l'insonnia" risposi.

"I tuoi si"

Ciao a tutti, spero che il capitolo vi sia piaciuto, se è così fatemi vedere tutto il vostro affetto. Vi piace la storia? Scusate se ho pubblicato in ritardo, ma domenica ero a Lucca per il comics (ovviamente vestita da Harry Potter aha)
Spero di essermi fatta perdonare
LukyGirl xx

Vagabonda a Parigi || Riccardo RidolfiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora