Capitolo 9

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Ho deciso che se mi dimostrate tutto l'affetto pubblico un capitolo a settima: ogni domenica. Obbiettivo: UN SACCO DI AFFETTO AFFETTUOSO AFFETTATO

Mi alzai goffamente afferrandoli la mano. Lui la strinse, facendomi alzare di scatto da terra e finii per trovarmi con la faccia sul suo petto. "Non so ballare" dissi staccandomi leggermente da lui, in modo tale da poterlo guardare negli occhi. "Nessun problema" sussurrò prendendomi per i fianchi e posandomi sui suoi piedi "così non potrai far altro che seguire i miei passi". Allacciai le mani dietro il suo collo, mentre le sue si posavano sui miei fianchi. Era magico quel momento, c'eravamo solo io e lui e tutto il resto non contava. Anche se devo ammettere che c'era un po' di imbarazzo da parte mia. Mai eravamo stati così vicini, tranne quella volta in albergo. Era anche strano, dopo ciò che era successo oggi, che fossimo così vicini. Mancava un soffio tra me e lui, forse sarebbe stato un bacio perfetto quello. No ma che vado a pensare! Insomma, lui è Riccardo, non potrebbe mai. Lo guardai negli occhi per attirare la sua attenzione, fin quando lui non guardò dritto nei miei. E iniziai ad osservare tutto da vicino: i suoi occhi marroni e profondi, le sue labbra, la pelle liscia, il suo ciuffo raccolti sempre da una bandana. Sorrisi di poco, ripensando alla prima volta che lo vidi: in piedi davanti a me che mi batteva le mani con un sorriso sincero. Finii per perdermi nei suoi occhi, fin quando non mi accorsi che dai suoi invece, scendeva una lacrima. Aggrottai la fronte confusa, ma la sua unica risposta fu aggrapparsi a me in un abbraccio. Ero davvero così bassa che la mia testa gli arrivava al petto, ora schiacciata tra questo e le sue braccia.
"Mi dispiace, non so cosa mi è preso" capii subito che si riferiva alla scenata di oggi pomeriggio. "Non c'è bisogno di piangere" gli risposi quasi sconvolta da quella situazione, non avevo mai visto una lacrima cadergli dagli occhi. Si staccò da me, continuando a guardarmi negli occhi, e mi posò un bacio sulla guancia. "Andiamo a dormire" sussurrò poi al mio orecchio, prendendomi per mano e trascinandomi con delicatezza per le scale. Il nostro Lorenzo, ormai addormentatosi sulla poltrona, decidemmo di lasciarlo lì. Spalancò la porta della nostra stanza e subito andai a cercare nella mia valigia bordeaux il pigiama. Corsi in bagno guardandomi allo specchio: nasceva un sorriso spontaneo, quasi incontrollabile, e cresceva ogni minuto di più. Sapevo a cos'era dato, ma non riuscivo a spiegarmi il perchè. Mi passai un velo d'acqua gelata sulla faccia, per risvegliarmi dal momentaneo coma. Mi misi il pigiama e uscii dal bagno con i vestiti piegati in mano e una vista di Riccardo in boxer davanti agli occhi: era girato di schiena, questa era liscia sui cui si intravedevano i muscoli del suo corpo esile. Non era una persona muscolosa, anzi, ma era sempre bello. Si voltò notando la mia presenza mentre io feci finta di non aver visto nulla, sistemando i vestiti.

Nella stanza calava il silenzio mentre sentii due mani circondarmi i fianchi e attirarmi a se. "Davvero, sono dispiaciuto" sussurrò vicino al mio collo, e da lì partirono i brividi che presto arrivarono anche sulla punta delle dita. Respirai il suo profumo, godendomi di quel momento e rilassandomi. Finchè le sue braccia non si fecero più pensanti sul mio corpo e i piedi non si furono staccati da terra, in un attimo mi ritrovai sul letto. "E ora" proseguì posandomi un bacio dolce sulla tempia "Dormiamo".

Mi girai dall'altra parte staccandomi da lui, evitando i suoi continui sbuffi. Dopo dieci minuti mi aveva afferrata nel sonno, e mi stava stringendo delicatamente. In quel momento pensai di essere importante. Ma sapevo che era frutto di uno dei suoi tanti sbalzi d'umore e che presto sarebbe finito. Lo odiavo.

Mi svegliai di colpo, notando che un braccio avvolgeva cautamente la mia vita e una gamba si trovava in mezzo alle mie. Alzai di poco la testa ma un'altra bloccava la mia. Ero in trappola. Riuscii ad uscire dalle gambe e mentre posai la mia mano sulla sua, per togliere il braccio dalla mia vita, inaspettatamente mi prese la mano, facendo incrociare le nostre dita. Delle labbra si posarono sulla mia tempia lasciandomi un dolce bacio. "È la prima volta sai?" Disse con la voce più roca del solito. "Cosa?" Chiesi non riuscendo a trovare una risposta alla sua domanda "È la prima volta che mi sveglio e c'è una ragazza, quasi sconosciuta, tra le mie braccia. Anzi, è decisamente la prima volta che mi sveglio con una ragazza tra le braccia". Mi strinse di più a se, e stranamente mi sentivo bene "Così sembra che ci conosciamo da una vita" sussurrai lentamente mentre lui mi fece girare, finendo con la faccia contro il suo petto. Mi sentivo veramente bene, con il suo respiro che si scontrava sulla mia fronte. Alzai la testa e lo guardai negli occhi e inevitabilmente, come la sera prima, i miei occhi si posarono sulle sue labbra. Devi trattennerti, lo conosci appena continuavo a ripetermi, ma non ci riuscivo. Mi morsi il labbro inferiore, e fu la più grande cazzata della mia vita. Lentamente si avvicinava al mio viso, passando lo sguardo dai miei occhi alle mie labbra. Volevo così tanto sentire il ferro del anellino anche sulle mie. Sentivo il suo respiro irregolare ma stranamente calmo scontrarsi con le mie labbra. Posai una mano sul suo petto sentendo i battiti del suo cuore. E poi un bussare alla porta mi fece staccare bruscamente da lui, riportandomi di netto alla realtà.

"Posso entrare? State ancora dormendo?" La voce di Lorenzo fece capolino in stanza mentre sentivo Riccardo sbuffare da dietro. Mi sedetti sul letto facendo entrare Lori. "Buongiorno!" Esclamò entusiasta "interrompo qualcosa?" Chiese mentre io negavo con la testa. "No tranquillo ci siamo appena svegliati, grazie ancora per averci ospitato qui" sorrisi mentre vicino a noi passava Riccardo, puntualmente in boxer, che si dirigeva verso il bagno. "Incazzatura mattutina?" Chiese Lorenzo seguendolo con l'occhio "Lascialo perdere, lui e i suoi sbalzi d'umore" sbuffai mentre mi alzai anche io per prendere i vestiti dalla valigia. "Senti" continuò "so che non sono affari miei ma... come mai è in boxer?" Mi guardò con aria interrogativa e uno strano sorrisetto, mentre la mia faccia si dipingeva di rosso "Em... dorme sempre così" risposi balbettando.

Vagabonda a Parigi || Riccardo RidolfiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora