"Siete degli idioti!" Era diventato come un padre che parlava ai suoi figli, mentre ci mostrava il computer. "Lore calmati" continuava a ripetere Riccardo senza successo. "Dopo quello che è successo, specialmente con Francesca. Voi tranquilli andate in giro mano nella mano mentre nessuno sa che siete qui." Rimasi basita da quelle parole: cosa vuol dire che nessuno sa che siamo qui? "In che senso" sussurrai facendomi forza "Gli amici di Riccardo sanno che è qui... no?". Lorenzo sembrava essersi calmato, ora i suoi occhi non trasmettevano più rabbia, ma delusione. "Non glie l'hai detto?" Chiese lentamente mentre con la coda dell'occhio vidi Riccardo abbassare la testa. Ci fu un attimo di silenzio, mentre i miei occhi passavano da un ragazzo all'altro. Per poi ricadere sul computer: mostrava una nostra immagine, mentre eravamo per le vie di Torino, stavamo sorridendo, sembrava tutto tranquillo. Ma la domanda mi sorgeva spontanea: cosa non mi aveva detto? Mi voltai di nuovo verso Riccardo alzando un sopracciglio intensamente. Un'altra domanda, inoltre, mi sembrava obbligatoria: chi è Francesca? "Davvero?" Dopo minuti immersi nel silenzio più totale, la voce di Lorenzo fece di nuovo capolino nelle mie orecchie "Per te è sempre stato tutto un gioco! Dovevi essere sempre quello al centro dell'attenzione: far preoccupare sempre tutti, ma ora hai esagerato." Sembrava quasi disgustato dalla vista dell'amico. "Smettila!" Finalmente la sua bellissima voce riuscii ad uscire dalla sua bocca "Non è mai stato un gioco! E mai lo sarà"
"Ma non ti vergogni di te stesso?! Io so chi è Francesca! So cosa sta passando! Ma l'ho saputo solo questa mattina perchè il signorino non si è degnato di dirmelo vero!?" Non riuscivo a capire più nulla, guardavo quei due amici litigare mentre nelle mie orecchie sentivo solo delle urla indecifrabili. Come se stessero parlando in un'altra lingua. "Io pensavo fosse finita con lei quando vi ho visti arrivare, pensavo che finalmente vessi messo la test a posto!" Era ora di smetterla. "Basta!" E dopo il mio urlo, sulla stanza calò di nuovo il silenzio. "Qualcuno mi spieghi cosa sta succedendo" sussurrai balbettando, mentre Riccardo abbassava di nuovo la testa, e Lorenzo che continuava a guardarlo come un enorme delusione. Ci furono attimi di silenzio, ma poi qualcuno prese la parola, e purtroppo non era la persona che mi aspettavo. "Riccardo è scappato di casa due settimane fa. Ne sono venuto a conoscenza solo questa mattina. La sua ragazza (se così la possiamo definire per lui), Francesca, è distrutta. Ma poi vede le sue foto a Torino, con te tra le braccia, immagina la sua reazione." Per un attimo il mio cervello non riuscii ad assimilare tutto, ma quando scatto il ragionamento, arrivarono i sintomi: il respiro era corto, il cuore iniziava a pulsare, le lacrime minacciavano di scendere. Dovevi trattenermi, non dovevo mostrarmi debole davanti a lui, in fondo io e lui non siamo e non eravamo nulla. Aggrottai le sopracciglia voltandomi verso Riccardo, che ora aveva alzato la testa guardandomi con gli occhi di chi aveva sbagliato. Non sapevo cosa dire, mi sentivo usata, più che altro, mi sentivo illusa. Non avevo mai provato nulla per Riccardo, ma ora che si presentava dicendo di avere una ragazza, il mio cuore si era spezzato. Ma non so neanche io perchè, quindi appresi: probabilmente non ero arrabbiata, ero solo delusa. Mi sono sempre immaginata quel Riccardo che non riusciva ad amare, quel Riccardo che non riusciva a confrontarsi con il mondo. E invece mi trovavo davanti ad un Riccardo egocentrico, arrogante ed egoista.
"Uscite. Tutti e due" sussurrai miracolosamente riuscendo ad aprire bocca. Gli occhi di Rick erano puntati sul mio corpo, mentre usciva dalla stanza. Presi in fretta la mia roba, buttandola con rabbia nella valigia. Presi la prima maglietta che capitava, gettandola insieme a tutto il resto, ma questa conteneva tutto le stress che ero riuscita a tenermi dentro prima, tutto lo stress accumulato. E scoppiai in un pianto silenzioso e isterico, buttandomi per terra. Svogliatamente cercai il portafoglio, e mentre contavo il denaro, sentivo le urla dall'altra parte della casa: Lorenzo stava urlando contro Riccardo, probabilmente lui tiene molto a Francesca. "Sei un coglione! Francesca ti ama veramente, lo sai. A te però non te n'è mai fregato un cazzo dei suoi sentimenti! Tu non sai amare!" Aveva ragione, ma ci era andato troppo pesante, mi immaginavo già la sua mascella tirata, mentre stringeva i pungi dalla rabbia. Rick è un ragazzo calmo, sebbene non sembri, non farebbe male ad una mosca, figuriamoci ad un amico. "Tu la sai benissimo la storia di Francesca!" Ora era lui che urlava, anche se in quella conversazione non aveva quasi detto una parola. "E Abigail?! Eh che mi dici di lei?!" Silenzio. Ero curiosa di sapere cosa pensasse di me. Ma la sua unica risposta fu il silenzio, non riuscivo a sentire una parola. Eccetto per quel "Non ne voglio parlare" che concluse la loro conversazione, interrotta in seguito da me. Uscii dalla stanza, dirigendomi verso la loro, aprii la porta senza bussare e guardai i due ragazzi davanti a me. "Puoi ancora accompagnarmi a Roma?" Chiesi non facendo trapassare nessuna emozione dai miei occhi. "Certo" rispose deciso, con un pizzico di speranza nella voce. Mi sa che non aveva capito tutto "te lo chiedo solo perchè ho controllato: non ho abbastanza soldi per un biglietto del treno" sussurrai, rimanendo subito dopo in silenzio. "Vuoi... Vuoi che ce ne andiamo?" Chiese lentamente, probabilmente aveva paura dell'effetto di qualsiasi parola che uscisse dalla sua bocca. Glie lo leggevo negli occhi: aveva paura di sbagliare di nuovo, e nella sua mente cercava le parole con calma. Annuii decisa "Si" risposi infine, mentre lui abbassava la testa annuendo di seguito "okay" sussurrò passandomi di fianco e uscendo dalla stanza. I miei occhi si posarono su Lorenzo, che mi guardava dolcemente, con tutta la comprensione negli occhi. Aprì bocca per parlare, ma la richiuse subito dopo, e a passi veloci mi raggiunse abbracciandomi. "Mi dispiace" sussurrò mentre io tentavo un'altra volta di trattenere le lacrime, fingendomi indifferente. "Guarda che a me non importa" conclusi mentre uno sbuffo usciva dalle mie labbra. Ma a lui non sembrava importare. "Abigail, l'ho notato sai? Da come lo guardi, anche quando sbaglia o quando si arrabbia per nulla, tu lo guardi con gli occhi di chi sa com'é fatto. É raro, se penso che vi conoscete da così poco, ma è vero. Anche ora, lui sbaglia eppure tu continui a stargli accanto" lo interruppi subito, non aveva capito nulla "lo faccio perché non ho soldi per prendere un treno" dissi velocemente, ma lui si staccò dal abbraccio guardandomi dritto negli occhi. "Tieni" mi prese la mano aprendomela, e posando il rimanente dei soldi per prendere un treno "so che farà un'altro sbaglio e a quel punto tu vorrai andartene" sorrise posando le mani ai lati delle mie braccia "lo capirà. Sei proprio innamorata vero?" Chiese e io rimasi basita da quelle parole: non avevo mai considerato il fatto di innamorarmi, insomma ero una di quelle ragazze che crede all'amore ma non si era mai innamorata. Rimasi in silenzio mentre sentivo Lorenzo passarmi di fianco e sussurrare qualcosa.
Qualcosa che assomigliava a "Chi tace acconsente"
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Vagabonda a Parigi || Riccardo Ridolfi
Fiksi PenggemarAbigail Celli è una normale ragazza, che ama la musica più di se stessa. Si trova a Parigi, chiusa in una metropolitana per raccogliere dei soldi e tornare a casa. Farà la conoscenza di un ragazzo, che la aiuterà a tornare a Roma e chissà, magari le...