Capitolo 18

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"Non so, non fa per me" dissi pensierosa voltandomi verso la borsa poggiata sul davanzale della finestra. Scoccai uno sguardo fuori da essa, non si poteva descrivere una bella giornata: il cielo aveva un colore indefinito, non si riusciva a scorgere uno spazio azzurro, eppure non pioveva. Avrei tanto voluto piovesse, sembrava quasi che il cielo volesse esprimersi, volesse piangere, ma era come se non potesse farlo. "E poi non avrei nulla da mettermi" Riccardo cercava di convincermi ad andare ad una di quelle feste tipiche liceali, di alcuni amici di Edoardo, ma non ero mai stata ad una festa, non saprei come comportarmi. "Andiamo, senza di te non mi divertirei! Sei l'unica che conosco oltre a Edo, ma non posso stare appiccicato a lui tutta la serata" sbuffò sedendosi sul letto, quasi sprofondandoci sopra. Appoggiò la testa alle mani, lasciandosi completamente andare, mentre io lo fissavo pensierosa. "Ah quindi ti servirei come diversivo per non farti stare appiccicato a Edoardo?" chiesi sarcastica ridacchiando e cercando di sviare pian piano la conversazione. anche se dentro di me, speravo non fosse per quello il motivo. "Beh ma certo che no!" si alzò di scatto dal letto, vendendo velocemente verso di me, per poi afferrarmi dolcemente il polso facendomi voltare "E scommetto che lo sai anche tu" sussurrò ridacchiando.Mi staccai da lui, contagiata dalla sua risata, e sedendomi sul davanzale. Avrei tanto voluto piovesse ripensai , che il cielo si liberasse da quella tristezza, e che tornasse ad essere felice come al solito. E' proprio vero che il tempo contagia il tuo stato d'animo. Guardai velocemente nella borsa, scrutando la busta gialla semi chiusa, ma con una mossa veloce, chiusi subito la borsa. Non si sentiva nessun rumore nella stanza, sentivo lo sguardo di Riccardo attaccato alla mia schiena, quasi come se volesse capire a cosa stavo pensando, cosa provavo nel profondo. Cosa provavo? Cosa pensavo nel mio profondo, cosa mi tormentava così tanto? Mi morsi il labbro cercando di concentrarmi di più su ciò che volevo scoprire, eppure non riuscivo a capire cosa fosse. "Allora...?" la voce di Rick spezzò il silenzio, avvicinandosi e sedendosi sul bordo del morbido letto. Mi guardai intorno, cercando di uscire con la mente da quella conversazione. Non potevo certo dire a Riccardo <<Sai, non credo verrò: non ho mai avuto amici, e soprattutto non sono mai andata ad una festa, quindi non saprei come comportarmi>>, mi avrebbe preso per una sfigata, ed era l'ultima cosa che volevo in quel momento. Se solo mi fossi ricordata a memoria il numero, in quel momento avrei chiamato mia madre <<sto arrivando, mamma>> le avrei detto speranzosa.

"Se è per il vestito, verrò a fare shopping con te piuttosto. Potremmo usare i soldi che hai ricavato dalla vendita del biglietto" scrollò le spalle, e a quelle parole mi voltai di scatto verso di lui, ricadendo di netto nel mondo reale: non avrei mai potuto usare quei soldi per il vestito, mai. "Questi soldi sono per scappare da te, sarebbe un piano B, lo sai" ridacchiai, sistemando le gambe a penzoloni dal davanzale della finestra grigia. Si alzò lentamente dal bordo del letto, con un sorriso costante sulle labbra. Quel sorriso mi faceva morire, quando magicamente gli spuntavano i denti bianchi e socchiudeva leggermente gli occhi. Si avvicinò a me, mentre nella mia mente le immagini di quel bacio si facevano sempre più nitide. Poggiò le mani sulle mie cosce, strofinandole leggermente, per poi alzare lo sguardo. Persi un battito nel momento in cui i suoi occhi sorridenti, incontrarono i miei, letteralmente paralizzati. Deglutii rumorosamente, mentre le sue labbra si schiudevano e i suoi occhi passavano dai miei, alle mie labbra. Non volevo baciarlo, non volevo sapere come sarebbe stato nella realtà quel bacio, non volevo illudermi. Abbassai la testa, per poi guardare verso la finestra in un punto indefinito, nel cielo di un colore indefinito. In quella giornata non sembrava esserci nulla di definito, effettivamente. Abbassò lo sguardo pure lui, passandosi leggermente la lingua sulle labbra, per poi tornare a sorridere. "Intanto non ti lascerei mai andare via" disse allontanandosi, mentre io continuavo a guadare fuori dalla finestra, cercando di rallentare il battito. "Ti aspetto in salotto, preparati che andiamo a cercare un vestito" chiuse la porta alle sue spalle, mentre mi voltavo di scatto cercando di obbiettare "Ehi ma io non ho detto di si!" urlai, senza alcun risultato. Dopo alcuni minuti ero in salotto, con la borsa in spalle, e le scarpe ai piedi. "Edo torniamo subito, andiamo a cercare un vestito per la principessa." disse quasi svogliato, chiudendo la porta di casa.

Era da un po' che eravamo al centro commerciale, ci eravamo incamminati verso quello più vicino a casa, ma non avevamo ancora trovato un vestito che mi piacesse, ovvio: io non metto mai vestiti. Non è il mio genere, ammettiamolo, io sono abituata ai pantaloni strappati e alle canottiere, oppure alle felpe enormi o alle giacche da sci; alle scarpe large della globe o alle magliette di mio padre. Qualsiasi vestito mi passasse davanti, non riuscivo ad accettarlo. Entravamo di negozio in negozio (non sapendo neanche il nome di essi) e uscivamo sempre a mani vuote, con un Riccardo sbuffante. Era quasi un'ora ormai, e Rick era indeciso se portarmi alla festa o no. Fin quando non entrammo in un negozio: c'erano solo ed esclusivamente ragazze, alcune delle quali squadravano Riccardo con un certo interesse. Trascinai il ragazzo e il suo ciuffo biondo nella parte dove c'erano meno ragazze e meno occhi indiscreti, poi passammo davanti ad uno scaffale completamente nero, ed un pezzo di stoffa attirò la mia attenzione. Lo presi un po' titubante, per poi mostrarlo al ragazzo al mio fianco, mi nascosi dietro il vestito nero, per poi abbassarlo lentamente non sentendo una sua risposta: Rick deglutii rumorosamente, sbattendo più e più volete le palpebre "S-si, provalo" riuscì a dire alla fine. Ci incamminammo verso i camerini, ma mentre passavamo per i corridoi, notai un cappello grigio: i cappelli sono sempre stati la mia passione, indossavo cappelli in tutte le stagioni. Senza esitare lo presi ed entrai nel primo camerino, chiudendomi la tenda marroncina alle spalle. Dopo vari tentativi, riuscii a mettermi il vestito, era decisamente il mio stile: era un tessuto morbido e largo e nella parte alta era semi trasparente, le maniche erano a tre quarti, mentre il vestito arrivava a metà cosca. Mi girai, guardando il retro semi trasparente fin poco sopra il fondo schiena: forse era troppo eccessivo. Prima di uscire dal camerino mi misi il cappello in testa, sistemandomi i capelli sotto quest'ultimo. (Foto in copertina)

Uscii dal camerino, scostando la tenda morbida da un lato, Riccardo era girato di schiena e non sembrava proprio aver notato la mia presenza "Ehm... ecco" dissi piano facendolo girare "Forse e troppo eccessivo?" continuai titubante scrutando la sua espressione. Spalancò gli occhi per poco, per poi deglutire e ritornare a squadrarmi in lungo e in largo. Per un momento aspettai una sua risposta, ma non arrivò "Quindi...?" chiesi mordendomi il labbro e guardando in basso verso i miei piedi scalzi. Sussultò leggermente "N-no, cioè ecco, non è eccessivo" disse facendo un cenno con la testa, ma non convincendomi troppo. "Io... ecco non so, è tutto un po' troppo trasparente no? E poi è un sacco corto e-" non mi fece finire di parlare che mi schiacciò un dito sulle labbra, facendomi stare zitta. Rimasi paralizzata mentre il respiro si faceva sempre più irregolare e sbatteva contro il suo dito. "Ehi" disse semplicemente sussurrando, quasi come se avesse paura di ciò che stava per dire "Sei... ecco, s-sei" sospirò, chiuse gli occhi, e quando li riaprì, mi travolse con il suo sorriso.

"Sei bellissima"

Sono tornata, scusate per l'assenza, ma non riuscivo proprio a trovare l'ispirazione. Spero che il capitolo vi piaccia, questa volta sono soddisfatta.
Cacchio li shippo troppo e voi? Ma non è ancora il momento...
LukyGirl xx


Vagabonda a Parigi || Riccardo RidolfiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora